VASTO – Un diciottenne arrestato, ma la polizia cerca la persona che ha premuto il grilletto. Indagini ancora aperte nell’ambito dell’inchiesta sui colpi esplosi in pieno centro a Lucera verso un rumeno. Uno dei presunti responsabili è stato fermato, dopo 12 ore di ricerche, alla stazione ferroviaria Vasto-San Salvo dagli agenti del Commissariato di via Bachelet: si tratta di Vincenzo Capobianco, 18 anni, di Lucera. E’ sceso dal treno insieme ad M.Z., 40 anni, lucerino anche lui, già conosciuto dalle forze dell’ordine. Secondo gli investigatori, quest’ultimo avrebbe aiutato Capobianco a fuggire. Il ragazzo è accusato di concorso in tentato omicidio ed è rinchiuso nel carcere vastese di Torre Sinello. E’ tuttora ricercato S.F., il ventunenne nomade che avrebbe sparato contro il rumeno. Questa la ricostruzione dei fatti, secondo il dirigente del Commissariato di Vasto, vice questore Cesare Ciammaichella:
“Sette colpi di pistola in mezzo alla gente intorno alle 18.30 in piazza Di Vagno, nel centro di Lucera: l’uomo che doveva essere ucciso per uno sgarro fatto poco prima, un rumeno pregiudicato, non ha esitato a farsi scudo prima con il corpo di una ragazza e poi con quello di una bambina.
Entrambe sono rimaste solo lievemente contuse dagli strattoni senza essere miracolosamente attinte dai colpi di arma da fuoco. Il rumeno è stato abilissimo nel dileguarsi alla vista” dei presunti aggressori, “che – dopo avergli gridato da lontano: ‘Devi morire’ – hanno aperto il fuoco, mentre gli correvano incontro. Tutti i colpi sono stati sparati rincorrendo la vittima e quindi con scarsa precisione di tiro ma con il rischio di colpire gli ignari passanti. Solo mezz’ora prima, proprio nello stesso posto – afferma Ciammaichella – Vincenzo Capobianco di soli 18 anni, era stato picchiato dal rumeno, poi vittima dell’agguato, e da un suo complice, perché ritenuto autore di un furto a casa dello stesso rumeno. Subito scatta la vendetta: Capobianco va a chiamare un giovane amico nomade che possiede armi e insieme tornano a cercare il rumeno a bordo di una golf nera per ucciderlo. Quando arrivano in piazza Di Vagno la scena è agghiacciante: i colpi di arma da fuoco seminano il panico tra i passanti ed è un fuggi-fuggi generale. I proiettili utilizzati sono 9 per 17 in dotazione alle forze dell’ordine. Poi – scrive il dirigente di polizia – i due si separano, il nomade che aveva la pistola e che ha sparato fugge con la golf mentre Capobianco chiede aiuto ad un amico pregiudicato di 40 anni che ha assistito a tutta la scena e lo aiuta a fuggire. Più tardi prenderanno il treno diretti a Nord, senza sapere bene, almeno all’inizio, dove andare e con la paura di essere riconosciuti.
Nel frattempo il ‘rumeno miracolato’ viene sottoposto a interrogatorio nel Commissariato di Lucera e riferisce di ritenere che uno dei due giovani che gli ha sparato possa essere il Capobianco, che aveva ‘pestato’ mezz’ora prima ma, ancora terrorizzato dall’episodio, sbaglia completamente la descrizione del modo in cui era vestito e non è sicuro che si tratti proprio del Capobianco. Intanto, a tarda sera, i servizi di rintraccio danno i primi frutti: Capobianco Vincenzo e il pregiudicato di 40 anni, tale M. Z., che lo aiuta nella fuga vengono rintracciati presso la stazione di Vasto-San Salvo.
Portati in Commissariato e interrogati separatamente per ore, danno versioni dei fatti completamente diverse e inattendibili, i racconti non quadrano. In particolare il pregiudicato quarantenne M. Z. si contraddice sugli orari delle telefonate e sui destinatari, sugli orari dei treni, sui motivi del viaggio ed altro. Dopo 4 ore di interrogatorio serrato”, condotto dallo stesso Ciammaichella, “il quarantenne è costretto a decidere se dire la verità come testimone ovvero essere associato al carcere per favoreggiamento personale. Alla fine – conclude il vice questore – dice tutta la verità”. In corso le ricerche del nomade che avrebbe sparato.