VASTO – “Resistenza, resistenza, resistenza”. Salvatore Borsellino aveva chiuso così, il 19 settembre scorso, il suo intervento a Palazzo D’Avalos, alla convention nazionale dell’Italia dei valori. Un incitamento rivolto soprattutto ai giovani ad indignarsi per combattere la mafia che si insinua nelle istituzioni. Aveva raccolto una standing ovation il fratello di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso barbaramente da Cosa Nostra nel ’92, nell’attentato di via d’Amelio. Le indagini su quella strage non sono ancora arrivate alla conclusione. Tutto ruota intorno all’agenda rossa su cui Paolo Borsellino aveva annotato tutto ciò che aveva scoperto indagando su un’altro attentato, quello di Capaci in cui morirono il suo amico e collega Giovanni Falcone insieme alla moglie, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Dopo l’intervento a Vasto, della vicenda si è occupata Rai News 24, che ha invitato in studio Salvatore Borsellino e anche un altro degli ospiti dell’appuntamento di Palazzo D’Avalos: Gioacchino Genchi, il vice questore di Palermo ed esperto in materia informatica e di intercettazioni che ha compiuto importanti indagini sulla strage di via D’Amelio. Il 6 ottobre Salvatore Borsellino è stato vittima di un misterioso furto: proprio fuori dagli studi Rai di Milano ignoti gli hanno rubato automobile e molte chiavette usb in cui custodiva i documenti del suo lavoro. La macchina è stata ritrovata poco distante. A Vasto aveva detto che “l’agenda rossa è il simbolo della giustizia negata. Ritengo che la strage che ha spezzato le vite di Paolo e della sua scorta sia stata preordinata per sottrarre l’agenda rossa. Lì dentro c’era scritto tuo quello che Paolo stava facendo. Stava indagando sull’attentato di Capaci. Io non vengo qui per farvi commuovere, ma per farvi arrabbiare. Paolo e quei ragazzi sono morti per noi”.