VASTO – Si è giocato 100mila euro. Ha perso la famiglia, perché la moglie e i due figli, di 9 e 10 anni, se ne sono andati. Separazione consensuale sancita dal Tribunale di Vasto il 27 gennaio 2010. E ora gli tocca vivere con 150 euro al mese perché una sentenza di maggio lo condanna a sborsarne 500 come assegno di mantenimento.
“Erano gli ultimi 650 euro che mi rimanevano per tirare a campare. Il resto dello stipendio mi serve per pagare i creditori”.
Lui si chiama Pierluigi Minicucci, ha 46 anni. E’ originario di Trivento, ma vive a Cupello da anni. Lavora come autista del Civeta, il consorzio intercomunale che gestisce lo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti nel Vastese.
E’ stato attorno ai tavoli da gioco e davanti alle macchinette. Una passione pericolosa divenuta dipendenza e malattia. Poker e videopoker. “Ora però sono uscito da questa spirale. Sono stato in cura da un analista. Proprio ora che mi stavo risollevando, è arrivata un’altra mazzata che per me è impossibile sopportare. Faccio gli straordinari pur di pagare i miei debiti pregressi. Nel mondo del gioco d’azzardo spesso i creditori non sono persone molto raccomandabili. Per evitarli, ho firmato molte finanziarie, chiedendo prestiti in banca, la cessione del quinto dello stipendio”. E così i debiti si sono semplicemente spostati dagli usurai agli istituti di credito.
Alla fine del mese lo stipendio è solo un numero scritto sulla busta paga: “Dai 1300 euro vengono immediatamente detratti circa 650 euro per il pagamento delle rate.
Ora la sentenza del 21 maggio mi obbliga a versare altri 500 euro mensili quale assegno di mantenimento dei figli. Mi rimangono 150 euro, una miseria. Come faccio a campare?”, chiede disperato Pierluigi, che ha presentato ricorso in appello contro la sentenza di primo grado e ora rivolge un appello ai giudici: “Passatevi una mano sulla coscienza e immedesimatevi anche per un solo minuto nelle mie attuali, pesantissime condizioni di vita. Con poco più di 100 euro al mese non posso andare avanti. Fino ad ora ho potuto contare nell’aiuto di un mio amico di Cupello, che mi ospita nella sua casa in un’area di campagna al confine con Furci. Ma mi sento un intruso. Non posso certo pensare di fare l’ospite a vita. Sono riuscito a emergere dalle sabbie mobili del gioco d’azzardo. E’ stata dura, ma pian piano sto sanando le mie pendenze a costo di tanti sacrifici.
Ho sofferto di crisi depressive, ma adesso mio periodo di terapia psicologica è terminato. Sul lavoro mi sto impegnando al massimo. Anzi, se riuscissi a trovare anche una second a occupazione, accetterei volentieri. Per me sarebbe una boccata d’ossigeno. Perché in queste condizioni non posso vivere un’esistenza dignitosa.
Quando io e la mia ex moglie ci siamo conosciuti, lei era perfettamente consapevole delle mie condizioni. E sa anche che io non posso farcela, se mi tolgono anche quelle poche centinaia di euro che mi rimanevano”.
“Le istituzioni siano eque e non chiudano le porte a chi ha bisogno. Di fronte a me ho trovato un muro di gomma fatto di promesse mai mantenute” è il primo appello che rivolge.
“Un sostegno morale l’ho avuto dal maresciallo Zinni, dei carabinieri di Cupello. Ringrazio quegli amici di Trivento che mi hanno dato un aiuto economico. Ma ora sono di nuovo disperato”. Il secondo appello è ai giocatori compulsivi, a quelli che ormai hanno sviluppato una dipendenza dalle scommesse: “State attenti, non esagerate. Il gioco rovina”.
Michele D’Annunzio – micheledannunzio@vastoweb.com