FURCI. «Un doveroso riconoscimento al Beato Angelo che l’8 maggio 1933 arrivò in sogno a nonna Rosa guarendola subitaneamente dalla sua grave malattia che le aveva paralizzato le gambe»: queste le parole di Rosanna Colamarino durante l’inaugurazione dell’opera monumentale.
La pietra, uno scoglio della costa garganica, è stata svelata alla cittadinanza – accorsa numerosa e commossa – alla presenza del parroco, Don Angelo Di Prinzio, del Sindaco, prof. Angelo Marchione, del vice sindaco, ing. Fabio Di Vito, del dott. Alberto Guerra, assessore alla cultura e all’istruzione del Comune di Buja (Ud) e del Monsignor Don Michele Carlucci, già Parroco di Furci dal 1986 al 2002.
L’idea, spiega la donante, è nata nella Città del Vaticano:«lì sono stata ricevuta dal Postulatore Agostiniano per la causa dei Santi: mi ha raccontato il processo svolto dinanzi alla Commissione Pontificia nel 1955 raccolto in due volumi. La Congregazione dopo aver esaminato nonna Rosa e vagliato ogni documento istruttorio medico-scientifico ha riconosciuto il miracolo».
Prima di mostrare il monumento Rosanna ha ringraziato l’assessore del Comune di Buja (Ud), intervenuto come rappresentante del paese natìo dell’allora parroco, Don Lorenzo Pauluzzi, che seppe raccogliere le prove della miracolosa guarigione e depositarle presso la Santa Sede.
Don Lorenzo, parroco di Furci dal 1933 al 1951, è stato ricordato anche dal sig. Giuseppe Gentile, memoria storica del paese: «siamo grati a Don Lorenzo grazie al quale il miracolo del Beato Angelo ha varcato la soglia del Vaticano».
Soddisfazione è stata espressa da Don Angelo Di Prinzio e dal Sindaco: il progetto arricchisce il Santuario con un’opera scultorea di pregio, creata dall’artista Cesidio Di Nunzio, e ci unisce al paese di Buja nel nome del Beato Angelo.
Emozionante l’intervento del Monsignor Don Michele Carlucci, sempre caro a nonna Rosa, che ha ricordato un episodio esemplare: durante la seconda guerra mondiale Don Lorenzo ha ospitato e fatto studiare per due anni, a sue spese, otto seminaristi della diocesi di Chieti impossibilitati a tornare in seminario a causa del fronte sul Sangro.