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venerdì 23 Maggio 2025
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Petrolio: l’Italia potrebbe diventare il maggiore fornitore europeo

ABRUZZO. Lo sfruttamento delle risorse energetiche giacenti in Italia (di cui quelle molisane sono parte integrante) potrebbe risolvere tre problemi: debito pubblico, depressione del Sud ed irrilevanza geopolitica nell’Ue. Senza un ‘plus’ di ricchezza la Penisola, con la sola crescita del Nord, non riuscirà né a ridurre il debito né a finanziare il Meridione.

Invece i giacimenti sono di volume tale da competere – dicono gli esperti – con quelli del Mare del Nord e della Norvegia; per di più quelli potenziali promettono dimensioni tali da rendere lo Stivale il maggiore fornitore europeo. Tale evidenza parrebbe avere modificato la politica di disinteresse dei Governi in materia di sfruttamento dei giacimenti nazionali e marini, facendo lievitare – di recente – le contestate esplorazioni nell’Adriatico con la conseguente delineazione delle zone marine di esclusivo sfruttamento economico italiano, corredate da possibilità di co-sfruttamento con le Nazioni confinanti, senza confliggere con gli ‘standard’-Onu al fine di certificare un diritto di concessione su di una zona molto estesa con una prospettiva di 30-50 anni di incassi. L’estensione (fino ai mari libici e tunisini della zona italiana nonché nell’Adriatico) ridarebbe centralità e sviluppo al Sud e la Penisola potrebbe offrire alla Germania forniture alternative che ne ridurrebbero la dipendenza dalla Russia.

Peraltro dietro certi obiettivi girano commesse che porterebbero alla creazione di posti di lavoro persino in Molise. Ma i ‘negazionisti’ hanno intimato l’alt a 400 giacimenti; e, perfino nella 20.a regione, sono stateritardate tante ricerche (“Colle Ginestre“, tra il Campobassano ed il Chietino; aree innominate tra Campochiaro e Vinchiaturo; “Santa Croce”, tra Molise e Campania; “MasseriaVerticchio”, con 8 pozzi di sviluppo e 20.819 tonnellate di produzione). Nel nostro mare, entro le 12 miglia, ci sono 35 concessioni di estrazione di idrocarburi. Una di queste è stata in sospeso fino alla fine del 2016. Si tratta di‘Ombrina Mare’, al largo delle coste abruzzesi e molisane. Altre 26 sono distribuite tra i mari Adriatico e Ionio ed il canale di Sicilia (79 piattaforme e 463 pozzi).

Queste piattaforme producono il 27% del totale del gas e il 9% del greggio estratti in Italia (il petrolio viene attinto nell’ambito di 4 concessioni dislocate tra Adriatico centrale – di fronte a Marche ed Abruzzo – e nel Canale di Sicilia). I consumi di petrolio in Italia nel 2014 sono stati di circa 57,3 milioni di tonnellate). Quindi l’incidenza della produzione delle piattaforme a mare entro le 12 miglia è stata di meno dell’1% rispetto al fabbisogno nazionale. Per il gas, i consumi nel 2014 sono stati di 50,7 milioni di 62 miliardi di Smc; l’incidenza della produzione dalle piattaforme entro le 12 miglia è stata del 3% del fabbisogno. Dato che l’attuale normativa fa salvi tutti i titoli abilitativi già rilasciati e ancora vigenti, rientrano in questa categoria anche i permessi di ricerca presenti nell’area entro le 12 miglia marine (9 per un’estensione di 2.488 kmq): 4 si trovano nell’alto Adriatico, altri ricadono di fronte alle coste abruzzesi. Altri permessi si trovano nella porzione meridionale della Sicilia mentre un altro ancora ricade di fronte alla costa di Sibari con data di scadenza fino al 2020. Infine un ultimo è ubicato nei pressi dell’isola di Pantelleria. Oltre al petrolio c’è il gas: nel complesso in Italia sono in vigore 201 concessioni, per un totale di 894 pozzi in produzione (695 estraggono metano e 199 petrolio). Ci sono poi 7.000 vecchi pozzi chiusi o mai sfruttati. Dei pozzi in esercizio, 532 sono sulla terraferma e 362 in mare. Si rischia di lasciare piombati sotto il fondo del mare almeno 6 miliardi di euro in idrocarburi, il valore di una finanziaria. Se invece prevalesse la linea del Governo, che aveva annunciato in autunno l’intenzione di valorizzare al massimo le risorse energetiche nazionali, le concessioni dureranno fino all’esaurimento del giacimento senza necessità di rinnovo, come accade su terra o fuori le 12 miglia (dove il regime resterà lo stesso).

Claudio de Luca