FIRENZE. Del pollutrese Antonio Di Giovanni avevamo già parlato un anno fa, in merito alla sua geniale idea di produrre funghi dai fondi di caffè, con un processo totalmente naturale ed improntato al tema “Rifiuti Zero” (Leggi). Dopo tanti studi e forte di questa invenzione Antonio è riuscito a dare vita alla start up Funghi Espresso, una realtà in continua evoluzione che sta allargando sempre più i suoi orizzonti. L’ultima trovata vede diversi protagonisti: i lombrichi, i pesci (le carpe) e le piante. Si tratta dell’acquaponica, ovvero l’unione fra l’acquacoltura cioè l’allevamento dei pesci e l’idroponica cioè la coltivazione delle piante fuori dal suolo.
DI COSA PARLIAMO. Esiste la possibilità di collegare un acquario ad un orto, con le piante che hanno le proprie radici immerse nell’acqua. In questo modo si avvia un processo per cui le piante si nutrono della stessa acqua in cui vivono i pesci, i quali producono sostanze organiche importanti nutrendosi di lombrichi. Il processo termina con l’assorbimento di quest’acqua nutriente da parte delle piante, che dopo averla assimilata la depurano. L’acqua purificata poi torna nell’acquario iniziale permettendo alle carpe di vivere in un ambiente sempre pulito.
DA DOVE COMINCIARE. Prima di tutto – ci spiega Antonio – occorre ripartire dai fondi del caffè, che dopo esser diventati terreno fertile per la nascita di funghi Pleurotus Ostreatus non vanno affatto scartati. Il terriccio viene compostato o per meglio dire stabilizzato per tre mesi e poi dato in pasto ai lombrichi. Questi lo degradano trasformandolo in humus, preziosa sostanza dal valore di 130 euro al quintale, tanto che viene anche rinominata “oro nero”. Questo humus in parte viene venduto proprio per le sue qualità, in parte viene utilizzato da Antonio e dal suo staff per realizzare degli orti all’interno dei quali vengono coltivati verdure e ortaggi. I lombrichi di cui sopra, che si riproducono molto velocemente, vengono allevati ed usati anche per integrare l’ alimentazione dei pesci, gli stessi che poi produrranno quelle sostanze fondamentali rilasciate nell’acqua e assorbite dalle piante.
“Si tratta di un modello di agricoltura che permette il risparmio del 90% di acqua – dice Antonio – e soprattutto che riesce a fare a meno di pesticidi ed altri veleni normalmente utilizzati nelle coltivazioni. Andiamo infatti a produrre pomodori, basilico, insalata, cavoli e tanti altri ortaggi in un ambiente protetto che ci permette di raccogliere frutti durante tutto l’anno, a prescindere dalla stagione. Le piante sono al riparo da malattie, crescono bene e sane e i loro prodotti sono di ottima qualità. Questo sistema si rifà all’Urban Farming, ovvero alla coltivazione senza terra. Un sistema che risponde ai problemi del nuovo secolo, perché permette di produrre senza inquinare, combattendo l’innalzamento delle temperature, l’erosione del suolo, le piogge intensive. Soprattutto nell’ottica di un percorso agricolo circolare, sostenibile e a basso impatto ambientale.”
Attualmente presso l’azienda Funghi Espresso stanno facendo Alternanza scuola lavoro alcuni studenti dell’Istituto Tecnico Agrario di Firenze molti dei quali si sono appassionati fortemente alla filosofia ecologista adottata. Fra questi c’è Alberto, un giovane che sta affiancando Antonio negli ultimi tempi e che l’ha accompagnato alla fiera Maker Faire Roma dove la Funghi Espresso è stata premiata per la seconda volta con il merito all’innovazione.