ABRUZZO. Secondo il noto Magistrato Carlo Nordio, la lunghezza dei processi è una della cause di sfiducia nella Giustizia. A pensare così sono anche i cittadini ed i mercati perché essa si traduce in una perdita pari quasi al 2% del pil. E, se un imprenditore straniero avesse ancora qualche proposito di investire in Italia, ne sarebbe definitivamente scoraggiato. Vediamo perché. I processi durano tanto; e voi vi chiedete perché i fascicoli di un’udienza penale arrivano sulla scrivania di un Pm 1 o 2 giorni prima. Gli avvocati, che ben lo sanno, fanno i Maramaldo e ne approfittano. In conclusione, se facciamo mente locale, non tutto il male che si dice della Giustizia sarebbe attribuibile alle leggi della politica. Il nuovo C.p.p. (1990) cambiò le regole.
Prima di quell’anno, c’era un Pm ed un Giudice istruttore (Gi) che attendevano alle indagini, interrogando i testimoni, ordinando le perizie e commissionando i vari accertamenti necessari. Ogni attività veniva verbalizzata e trasmessa in Tribunale. Il Gi studiava il fascicolo, ne approfondiva i temi nel dibattimento e poi emetteva una sentenza. Una volta sparita questa figura, le indagini rimasero di competenza del solo Pm che, alla fine, trasmette il proprio lavoro al Giudice per le indagini preliminari (Gip) affinché stabilisca se l’indagato debba, o meno, essere rinviato a giudizio; e, solo in questa ultima ipotesi: 1) quest’ultimo potrà essere definito ‘imputato’ da un giornalista; 2) il Giudice del Tribunale riceverà una nota con le sue generalità ed il capo di imputazione, Se invece non fosse reso destinatario di alcuna comunicazione, si aprirebbe un dibattimento, si interrogherebbero i testimoni, si ordinerebbero le perizie, ripetendo tutto ciò che già era stato fatto e che il Giudice non può (e non deve) conoscere prima. Insomma, prima, il giudicante conosceva i fatti su cui doveva pronunciarsi; oggi, non li conosce e deve compiere una indagine ‘ex-novo’. Pm e avvocati stanno lì, in aula; intervengono, fanno domande, si interrompono, contestano, precisano. Quello che ne esce è il risultato di un’attività congiunta che viene integralmente registrata e verbalizzata. Diciamo che capire lo svolgimento dei fatti è piuttosto complicato. In questa situazione è ovvio che il Pm che sta in aula deve (proprio ‘deve’) essere lo stesso che ha fatto le indagini.
Almeno lui sa quello che è successo e può interloquire con la difesa che, ovviamente, conosce benissimo gli atti (di cui ha fatto diligentemente copia). Insomma, il Giudice (che non li conosce) deve capire, attraverso la «collaborazione/confronto» di accusa e difesa, che l’accusa li conosca. Invece non è così. In udienza ci va un Pm, quale che sia. Spesso addirittura un vice-Procuratore onorario; comunque il Pm togato, che magari non è quello che trattò «quel» processo, è uno qualsiasi, quello che un «calendario» destina in udienza per quel giorno. I risultati sono quelli che ognuno può immaginare. Sono ancora più gravi, in realtà, perché quasi nessun processo si definisce in una sola udienza. I rinvii sono norma; e, se sperate davvero che nelle udienze successive possa andarci il Pm presente alla prima, potreste sbagliarvi di grosso.
Può andarci qualcuno che non solo non conosca il processo ma nemmeno quello che è avvenuto nelle udienze precedenti. Di contro il difensore è sempre lo stesso. Per risolvere il problema basterebbe che ogni Pm seguisse i suoi processi. Ma il Tribunale ha il diritto di «fissare» le sue udienze quando vuole, compatibilmente con le sue possibilità e comodità. Cosicché fissa la prima udienza, e questo giorno viene comunicato al Pm almeno 12 mesi prima, spesso anche dopo. Il Pm, che non ha certo impegni presi da lì a 12 mesi, segna la data in agenda.
Quando arriva il giorno, il Tribunale ha un solo obbligo: l’udienza deve essere riservata solo ai processi di quel Pm. Se ne arrivano altri, vanno fissati nella stesso giorno. E se sono più di 5 o 6 fisserà un’udienza in altro giorno (sempre a distanza di almeno 12 mesi), dove si seguiranno le stesse regole. I processi rinviati devono essere fissati anche loro nelle udienze «targate» per il Pm che li ha fatti. Ma, se io quel giorno (fra un anno!) ho qualcosa da fare? Beh, te la sposti il giorno prima o il giorno dopo, hai un anno di tempo. Sì, ma se il Tribunale me la mette in una settimana di febbraio quando io voglio fare la settimana bianca? Oppure (dal lato del Tribunale) se l’udienza di quel pm, dove devo allocare obbligatoriamente un suo processo, capita in un giorno in cui voglio fare io la settimana bianca? Avete capito ora perché i processi durano tanto?
Claudio de Luca