ABRUZZO. Un milione di serbatoi sono interrati lungo la penisola; ed un centinaio di essi occupa anche il sottosuolo molisano Si tratta di contenitori destinati allo stoccaggio di sostanze o di preparati liquidi per usi commerciali o per produzioni industriali nonché per uso riscaldamento, ‘et simìlia, di cui non è direttamente (e visivamente) ispezionabile la totalità della superficie esterna. In caso di perdite, lo stoccaggio di sostanze pericolose comporta un reale rischio per le matrici ambientali (contaminazione del terreno e delle acque superficiali e sotterranee). In genere sono usati da aziende di varie dimensioni che li tengono in vita anche per oltre un decennio. Naturalmente, per problemi di sicurezza (contengono Gpl ed altre sostanze pericolose), dovrebbero essere controllati periodicamente. Ma ciò non accade quasi mai.
Alle verifiche provvede l’Associazione italiana ‘pressure equipment’ (Aipe), che associa oltre 80 imprese del settore degli apparecchi in pressione, con un fatturato di 3,5 miliardi di euro. Ora questo sodalizio tecnico sollecita il Governo pentastellato a recepire la Direttiva europea che prevede come intervenire nella manutenzione. La normativa in materia, di competenza dei Vigili del fuoco (per quanto riguarda la Prevenzione degli incendi) e le Aziende Usl (ai fini della sicurezza e della prevenzione), è piuttosto articolata; e la sovrapposizione di norme (statali e regionali) la rende di non facile interpretazione.
Il mancato adeguamento ha già indotto la Commissione europea ad aprire un contenzioso con l’Italia. In particolare sarebbe risultato insufficiente il controllo con emissioni acustiche (fin qui effettuato) mentre, soprattutto per i serbatoi vetusti, occorrerebbero ispezioni più complesse. Dall’Aipe ammoniscono:«Se non ispezionati a dovere, i serbatoi che hanno già una vita di 20 o 30 anni (e che hanno contenuto sostanze infiammabili ed esplosive) rischiano di mettere a repentaglio la pubblica incolumità. Perciò occorre intervenire prima che sia troppo tardi». La Legge n.179/2002 ha demandato al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio l’emanazione di un decreto a disciplina della costruzione, dell’installazione e dell’esercizio dei serbatoi interrati. Il citato Ministero lo ha emanato nel 2015 per regolare i criteri semplificati per la caratterizzazione, la messa in sicurezza e la bonifica dei suoli e delle acque sotterranee per le aree di sedime o di pertinenza dei punti vendita carburanti. Ciò ai sensi dell’art. 252, c. 4, del dlgs n. 152/2006 che regolamenta anche quanto previsto dall’Appendice V ai “Criteri metodologici per l’analisi assoluta di rischio ai siti contaminati” di Ispra.
Il tema dello stoccaggio interrato di sostanze pericolose inoltre viene affrontato anche dalle Regioni competenti per quanto riguarda le potenziali contaminazioni del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali. Ma gli Enti sovraordinati che hanno normato in proposito sono veramente pochi; e tra questi non risulta che ci sia il Molise. L’autorizzazione in materia di installazione di nuovi serbatoi e la verifica di conformità dei nuovi impianti ai relativi progetti approvati sono di competenza comunale: sia per quelli fuori terra destinati a prodotti non infiammabili, sia per quelli interrati per prodotti infiammabili, sia, specificatamente, per i serbatoi di combustibile ad uso riscaldamento per civili abitazioni. Per il resto competono alle ARPA: 1) le funzioni di supporto tecnico scientifico e di controllo alle amministrazioni procedenti; 2) la frequenza e le modalità con cui devono essere fatte le verifiche periodiche a cura dei proprietari dei serbatoi. Questi ultimi, poi hanno l’obbligo di eseguire i controlli e di documentarne gli esiti; di custodire ‘in loco’ l’apposito registro; di fornire la descrizione delle caratteristiche costruttive e d’uso degli impianti esistenti. Insomma – direbbe l’uomo della strada – “Stàteve accuorte!”.
Claudio de Luca