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mercoledì 30 Aprile 2025
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Quanti cittadini rinunciano ad accedere alle cure per motivi economici?

ABRUZZO. Nel settore della Sanità pubblica, le disuguaglianze da una regione all’altra rimangono delineate dalla spesa ‘pro-capite’. L’‘Osservatorio civico sul federalismo’ transita dai 1.770 euro della Campania ai 2.430 della Provincia di Bolzano, sottolineando i 2.120 dell’Emilia-Romagna. Profonde anche le differenze sulla spesa annuale delle famiglie (dai 159 euro della Lombardia ai 64 della Campania). Differenze analoghe si rilevano per la quota-ticket ‘pro-capite’ (95 euro in Valle d’Aosta, 32,8 in Sardegna). In sostanza il Federalismo sanitario, inaugurato nel 2001 con la riforma del Titolo V Cost., pur sviluppandosi nella direzione di un’autonomia, si presenta differenziato, con un quadro tale da originare incertezze sulla possibilità di tutelare in maniera equa la salute. Gli effetti negativi sui diritti dei cittadini sono evidenti; ragion per cui occorrerebbe lavorare nella direzione di definire ‘standard’ che consentano ad un Molisano di accedere alle cure così come è per un cittadino di Bolzano.

Di contro, sul fronte degli investimenti (per ammodernare le strutture ed i macchinari dell’Ssn), a fronte di Regioni come Veneto, Emilia-Romagna, Toscana (che hanno sottoscritto il 100% delle risorse destinate), ve ne sono altre che hanno utilizzato di gran lunga meno danaro, come la Campania (31,1%), il Molise (21,5%), l’Abruzzo (36,5%) e la Calabria (57,5%). Le somme residue (per Accordi di programma non ancora spesi) sono pari a 4.102 miliardi di euro. Le disparità riguardano anche le liste d’attesa, la prevenzione vaccinale, gli ‘screening’ oncologici, l’assistenza sanitaria territoriale e l’accesso ai farmaci. Soltanto la Campania e la Calabria rimangono inadempienti nell’assicurare i Lea. Il Veneto, invece, si colloca al primo posto (con 85 punti di differenza rispetto alla Campania, ultima in coda). Se gli introiti derivanti dai ‘ticket’ sono in costante riduzione, il «merito» sembra essere imputabile ai ‘superticket’ (ovvero ai 10 euro aggiuntivi per ciascuna ricetta, di recente aboliti a talune Regioni).

Da oltre 1,548 miliardi di euro del 2012 siamo passati a poco più di 1,336 miliardi del 2017, cioè 212 milioni di euro in meno l’anno. Soltanto Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata si sono avvalse della possibilità di ricorrere a misure alternative ai 10 euro o, come nel caso di Emilia-Romagna, Lombardia ed Abruzzo, a ridurre il peso del ‘superticket’. Ma si tratta di iniziative che riaccendono i riflettori sulle profonde disuguaglianze dell’Ssn e che «rischiano» di far crescere la possibilità di una lievitazione di questa ulteriore tassa sulla salute.

Oltre 6 milioni di cittadini dichiarano di aver dovuto rinunciato ad una prestazione per motivi economici. Ma il problema dell’accesso alle cure e quello delle liste d’attesa non è solo del Sud perché attendono a lungo – per curarsi – 11 milioni di cittadini soprattutto nel Centro Italia o quando si tratti di anziani sopra i 65 anni. In ambito oncologico, dove l’urgenza e la tempestività sono fondamentali, per un intervento per tumore al polmone si attendono circa 13 gg. in Basilicata e Valle d’Aosta, oltre 43 in Veneto e addirittura 61 in Calabria. Per un intervento di tumore alla mammella, a Bolzano si attendono 16 gg., in Valle d’Aosta ben 52; per il tumore all’utero 11 gg. sempre a Bolzano che, nel Lazio, diventano 34. Per le protesi d’anca la variabilità è ancora più marcata: si passa dai 28 giorni della Calabria ai 107 del Veneto. Per l’accesso alle chemioterapie si registrano tempi piuttosto contenuti in tutte le regioni ma con punte significative di attese nel caso dell’Umbria dove si attendono anche 20 giorni (a Trento l’attesa è di 4,5 gg.).

Se ci riferissimo alle modalità-intramoenia, in Campania per una visita oculistica nel pubblico si attendono oltre i 100 gg., ma – nel canale intramurario – la stessa prestazione viene erogata entro 5 gg.; per una colonscopia nel Lazio si attendono 175 gg., in intramoenia soltanto 6; in Lombardia ne occorrono 98 per un ecodoppler venoso nel pubblico che scendono a 4 in intramoenia; in Veneto per un ecocardiografia l’attesa nel pubblico è di 95 gg., in intramoenia una settimana.

Claudio de Luca