SAN SALVO. Abbiamo incontrato Nicola Rossi nella sua camiceria, le macchine sono ferme, non c’è più il rumore quasi assordante che producevano. Le chiacchiere, le risa, delle 28 lavoratrici che vi lavoravano sono solo un eco nei ricordi di Nicola.
La camiceria Rossi ha chiuso. Fu una delle prime ad aprire negli anni ’80. Giovanni il papà di Nicola, dopo esser rimasto gravemente ferito su un cantiere, giovanissimo, con una moglie e tre figli piccoli, ebbe una intuizione, quella di aprire una camiceria.
Iniziarono con i giubitti della Pop ’84, “Mia madre non aveva mai usato una macchina da cucire, ricordo ancora che il giorno della scadenza della prima consegna non avevamo fatto neanche la prima giacca!
Erano anni in cui il nostro laboratorio era in grado di fare anche 900 camicie al giorno. Mio padre riuscì a costruire la nostra casa, a crescere tre figli, e pagare 30 stipendi.
Oggi riusciamo a malapena a coprire le spese. Prima di non riuscire a pagare gli stipendi ho deciso di chiudete”, racconta amareggiato Nicola.
La globalizzazione, il costo del lavoro troppo alto in Italia, l’eccessiva burocrazia, sono questi i problemi con i quali Nicola ha dovuto lottare. I clienti della camicieria Rossi erano Dolce & Gabbana, Broocksfield e tanti altri, camicie che venivano pagate 16 mila lire negli anni ’90, 8 euro nel 2019 vendute sul mercato a 200 euro. Prezzi che non sono cambiati negli anni, ma un costo del lavoro che è raddoppiato, ed una concorrenza asiatica ma anche dell’Europa dell’est con la quale non si riesce a competere.
“In questa azienda c’erano donne che lavorano da quando mio padre ha iniziato, le abbiamo prese giovanissime e le abbiamo viste crescere, diventare mogli, madri, nonne. Per tutti noi é davvero difficile constatare che non è possibile andare avanti”, continua Nicola.
Mentre parlo con lui entra un uomo, saluta Nicola con una stretta di mano, è un addio, è un ragazzo romeno, arrivato in Italia 10 anno fa, da allora ha lavorato con Nicola, mettendo su famiglia. Oggi parte, torna in Romania, dove l’economia sta crescendo in modo vertiginoso.
Un’altra attività chiude nella zona artigianale sansalveae, 28 donne che non hanno più un reddito fisso.