ROMA. Francesco Rizzoli (5^ generazione alla guida dell’azienda), anziché diventare uno dei tanti cervelli in fuga all’estero, ha deciso di impegnarsi nell’impresa di famiglia, fondata – nel 1898 – da Luigi Rizzoli. Francesco ha 30 anni; e, adesso che le ‘sardine’ vanno di moda nelle piazze, lui le pesca, le confeziona e le propone a tavola per il tràmite di 4 linee produttive. Ne vende ben 12 milioni l’anno per un fatturato di 32 milioni di euro. Lo stabilimento principale è a Parma, altri sono attivi in Croazia, Albania e Spagna. Le sardine sono dei piccoli pesci che affidano la loro sopravvivenza al fatto di stare in branco. Nuotano vicinissimi, nella stessa direzione, senza toccarsi mai. A differenza dei loro colleghi più solitari esse non sanno dove vanno o per fare cosa. A loro basta stare in compagnia. Ma, anche così, rischiano di finire in bocca gli squali. Un esempio? Sardine (Movimento), ore 9,27:«Piazza aperta a Casa Pound». Sardine (Movimento), ore 9,58:«Nessuna apertura a Casa Pound». E’ evidente che sono pronte per affrontare la politica.
Sabato hanno tenuto una mobilitazione importante nella Capitale per decidere come strutturarsi, come procedere ed in che modo arginare i tentativi di chi (come il Pd o la Pontificia accademia delle Scienze sociali) vorrebbe mettere il cappello su di loro per utilizzarle a fini elettorali. Tra costoro c’è perfino una religiosa, suor Giuliana Galli, ex vice-Presidente della Compagnia San Paolo (che si ritrova a fianco del Pcdl). Poi c’è Roberto Saviano che li elogia su giornali e tv. Si sono schierati con loro pure Romano Prodi, Giuseppe Conte e Mario Monti. Invece, contrari al movimento, sono Matteo Renzi e Vittorio Sgarbi e rimane agnostico Francesco Guccini. Tra i coordinatori della manifestazione romana c’era un giornalista keniota, il 45enne Stephen Ogongo, che frequenta l’Italia da 25 anni:«Erano presenti Sardine venute da ogni parte d’Italia per dire ai politici che vogliono vivere in pace». Si attendevano 100mila partecipanti, ma si è trattata di una manifestazione come le altre. Nella Capitale si è verificata una sorta di ‘redde rationem’ tra le diverse anime del movimento: quella spontaneista e quella che vorrebbe darsi una struttura organizzativa. «Non nascerà alcun partito», ha assicurato Santori, il Gran Sardone. La musica suonata è stata “Bella ciao”, autorizzata direttamente dall’Anpi (pur senza il bollino Siae). La collocazione è quella dell’antisalvinismo ma hanno detto di essere l’antidoto all’odio, al Fascismo, al populismo». Mattia Santori ha preso posizione a favore del candidato del Centrosinistra, Stefano Bonaccini (Pd) alle prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna. Una scelta di campo che non tutti, all’interno del movimento. hanno digerito. Invece Jasmine Cristallo, capintesta in Calabria, ha smentito ogni appoggio al candidato governatore ‘dem’ Pippo Càllipo.
In qualche piazza ci sono stati episodi spiacevoli (dagli striscioni volgari anti-Lega agli slogan sguaiati:”Se viene la Meloni/ mi cadono i co…”) che mal si conciliano coi proclami alla moderazione di chi tira le fila. Davanti ad un corteo di 200 migranti, c’era uno striscione:«Siamo le sardine nere». Polemicamente, è stato spiegato:«Siamo quelle che non sono potute scendere nelle piazze italiane in queste settimane perché considerate diverse». In proposito chiosa Santori: «Affronteremo i problemi, dobbiamo crescere. Non siamo contro i partiti, ma se qualcuno ha intenzione di candidarsi in qualche schieramento dovrà prendere le distanze da noi». La prima sensazione è che le nuove venute sconfiggano le piazze virtuali, mettendo in campo migliaia di persone ed affermandosi come movimento politico di giovani e di giovanissimi che portano la propria voce agli adulti ed al potere. Poi c’è il richiamo ai valori della democrazia definiti dalla Costituzione. Per la manifestazione romana (dove una vulgata ha parlato di 1 milione di lavoratori quando, fisicamente, secondo i tecnici, in quello spazio non ce ne sta manco 1/4, pure ipotizzando 4 persone a mq, che è un dato da soffocamento) s’era messa in moto una macchina organizzativa piuttosto ampia (‘Repubblica’, ‘Stampa’, ‘Espresso’ …), ma il cimento, pur essendo stato forte, è rimasto contenuto.
Claudio de Luca