VASTO. Giunta alla sua cinquantesima edizione, oggi 22 aprile in tutto il mondo si celebra la Giornata della Terra. Il focus principale del 2020 è il cambiamento climatico e quest’anno arriva in un momento molto difficile per il pianeta alle prese con la pandemia di Coronavirus
Ma qual è la sua storia?
Venne istituita dalle Nazioni Unite il 22 aprile del 1970 per sensibilizzare alla salvaguardia dell’ambiente. In quell’anno, infatti, circa 20 milioni di americani scesero in strada, nei campus universitari e nelle piazze, per incitare le istituzioni ad inserirla tra le priorità dell’agenda politica. Fu proprio grazie a questi movimenti che venne sancita e resa istituzionale la necessità di una sorta di monito collettivo.
Se non cominciamo a cambiare le nostre, molto spesso, cattive abitudini, rischiamo di perdere l’unica risorsa di cui disponiamo e le meravigliose ricchezze che regala. E proprio oggi, la maggior parte delle persone avverte più che mai l’importanza di un tale messaggio.
Abbiamo chiesto in merito una riflessione a Stefano Taglioli, molto conosciuto in città in quanto storico ambientalista, nonché portavoce del Gruppo Fratino Vasto.
“E’ curioso che in occasione della Giornata della Terra e in prossimità di essa, ai tempi della pandemia, le persone scoprano gli animali. Come se non ci fossero mai stati. Ovviamente ci sono sempre stati, ma tanti, troppi, non li avevano mai notati. Per distrazione o, purtroppo, anche per scelta. Certo, oggi, ai tempi del virus gli animali riconquistano spazio, ma loro, compagni inseparabili di vita di noi umani, non sono mai stati assenti nel nostro cammino.
Anzi, se “la strada la si fa camminando” (Machado), loro sono sempre stati parte irrinunciabile del cammino. La stessa zoonosi del Covid 19 è la dimostrazione impietosa che noi siamo gli “altri” animali. Se mai c’erano dubbi da parte di molti incalliti antropocentristi, ripeto, questo è l’altra sentenza del virus, anche se avremmo preferito – certo! – tutti averne contezza in altro modo. La scoperta degli animali è, per esempio, la balenottera minore nel porto di Anzio (avvistamento eccezionale per specie e luogo) che, forse, mai ci sarebbe stata in quel luogo in tempi normali.
Ma, prima del virus, sarebbe bastato guardarci intorno, con curiosità e con più obbiettiva considerazione del nostro ruolo nel mondo. Attingo a qualche mio ricordo, sparsi nei luoghi e nel tempo: i cervi al bancomat di Castiadas in Sardegna, il lupo incontrato con le ciaspole vicino a Canazei, poco fuori dal paese, l’aquila di mare, imponente, sul lago di Occhito nel Molise, il luì di pallas in un laghetto alla periferia de L’Aquila, piccolo e colorato uccello che invece di migrare verso la Cina era arrivato in Italia, i tursiopi che nuotavano intorno al mio kajak davanti al porto di Vasto, i fratini che zampettavano fra gli ombrelloni di Vasto Marina. Bastava e basta un po’ di sana curiosità!
La Giornata della Terra ai tempi del Covid 19 ci costringe ad una nuova consapevolezza del ruolo degli umani nel mondo. E in questa ottica dire “partenza” e non “ripartenza” per le attività di tutti noi, quando il virus allenterà la morsa, non è solo una questione semantica. E da noi, a Vasto e nel vastese, questa nuova consapevolezza è immediatamente applicabile sul campo. Le due Riserve di Vasto, la splendida Punta Aderci l’altrettanto bella Marina di Vasto, chiedono di tornare al loro (dimenticato)ruolo originale, quello per il quale sono diventate aree protette, Per riconquistare quel ruolo gli animali e le piante devono tornare protagonisti nei territori da loro sempre abitati; proprio per questo loro vissuto, di loro e non di altri, animali e piante hanno permesso a Vasto e al vastese di entrare in un virtuoso circuito naturalistico e, solo dopo, turistico. Se così sarà questa Giornata della Terra non sarà passata invano e, forse, lo stesso tempo del virus, fra i drammi indicibili per la quasi scomparsa di un’intera generazione di (nobili) vecchi, non sarà stata solo un’esperienza sociale ed economica straziante. Resistiamo!“.