VASTO. Paura, ansia e attesa. Poche parole per definire quella matrioska di emozioni che una donna vive all’approssimarsi del parto.
Una delle esperienze più belle, che raggiunge il suo culmine quando si riceve tra le braccia il proprio piccolo neonato, portato in grembo per mesi. Attimi che restano indelebili nella memoria di una neomamma, ma non solo.
Non sempre le cose vanno come ci si aspetta. A volte è necessario un cesareo d’urgenza oppure ci sono delle complicazioni, ma la magia le accompagna lo stesso per tutta la vita.
A condividere l’escalation di sensazioni sono i familiari, soprattutto i papà, in qualche occasione tra i più agitati di tutti, almeno secondo l’immagine che ci restituisce in merito la letteratura classica.
Ma cosa accade quando ci si appresta a diventare genitori in un periodo storico segnato dalla Pandemia?
Dopo il nostro articolo dedicato alle Ostetriche, Francesca Di Stefano, che è diventata mamma di Leonardo il 3 maggio, ci ha regalato la sua storia.
“Non è stato bellissimo partorire in questo periodo di emergenza Coronavirus. È stata un’esperienza completamente diversa rispetto al primo parto, avuto nel 2017. L’accoglienza nel Reparto di Ginecologia di Vasto, però, è stata fantastica, si diventa come una famiglia, grazie alle ostetriche che non ti lasciano mai da sola, neanche per un minuto.
Durante il travaglio e il parto mi è mancata molto la presenza del mio compagno Enrico, ma loro mi hanno aiutata il più possibile a superare questo momento tanto delicato, senza farmi mancare nulla. La nascita di mio figlio è stata un’emozione unica. Ho visto le ostetriche intorno a me con le lacrime agli occhi e con il telefonino in mano per immortalare ogni attimo, così da farmi avere un ricordo della nascita. È stato emozionante tagliare il cordone ombelicale di mio figlio. Subito dopo mi hanno fatto fare la videochiamata con il mio compagno per fargli vedere il bambino. È stato molto toccante. Voglio ringraziare tutte le ostetriche che mi hanno aiutato e sopportato in quel momento e, in particolare, la mia amica Maria Michela Papantuono, per avermi fatto partorire in pochissimo tempo grazie anche allo sgabello che aiuta tantissimo nel parto, rendendolo quasi indolore.
Dal punto di vista della lontananza degli affetti non è stata una bellissima esperienza. La mia famiglia mi è mancata molto, ma facevamo molte videochiamate.
La cosa più brutta è che al momento delle dimissioni non può entrare nessuno a darti una mano e devi fare tutto da sola, con l’aiuto di un’infermiera. Anche i papà hanno degli orari molto ristretti per entrare e salutarci. Questo virus ha segnato molto, ma è da capire che bisogna tutelare tutti e per primi i nostri neonati”.