VASTO. Giuseppe Ferraro, docente di etica alla Federico II di Napoli, è stato ospite a Vasto per presentare la sua “Filosofia sotto le stelle”, che ha riscosso un grande successo di pubblico.
Lo stesso autore, rimasto entusiasta dalla serata, ha dedicato un lungo post all’evento sulla sua pagina social:
“Le foto sono di Giacomo Varriale. Era là insieme a tanti ragazzi. Ringrazio Germana Benedetti, che dirige l’orchestra dei libri della sua libreria. Piazza Barbacani è fatta di luci. Vasto è la città dei Davalos, i doganieri del Regno. Parrebbe di respirare ancora quell’aria ora festosa delle strade aperte alla gioia di chi le frequenta, le abita e vive. Ringrazio quanti hanno partecipato all’incontro.
Ringrazio i passanti, quelli che si sono fermati e sono rimasti ad ascoltare quel che in loro suggerivano le cose che non dicevo. Chi ascolta veramente si parla di quel un altro dice. Ascoltare è parlarsi e chi parla senza ascoltare non dice niente che possa arrivare dall’altra parte di un mondo interiore.
A Vasto allora abbiamo ascoltato “La memoria dell’amore”. Un libro infondo è un testo per la voce della sua lettura. La sua presentazione è un’interpretazione. Un concerto. È chi se ne fa interprete apprende sempre cose nuove, che erano appena accennate e che prendono improvvise visibilità di nuove pagine non scritte. È così per ogni autore quali che siano i brani che presenta della sua raccolta di capitoli.
La memoria dell’amore è quella dell’attimo. È la memoria della vita. È la memoria del presente vivente, senza che sia schiacciato fra il passato e il futuro. Diceva bene Agostino che bisogna dire piuttosto presente passato, presente presente, presente futuro. È questo essere qui, tanto deprecato, perché non amato, e perché, quando è sentito, diventa com’è, senza il tempo che lo data, facendosi significante, nel tempo, dell’eternità. L’attimo.
È inafferrabile come la bellezza che è là, davanti a te, e che non riesci a trattenere ed è dove sei, adesso. Non si afferra, non si trattiene come una proprietà. Si può possedere come passione e sentirlo.
L’attimo non è il tempo. È quel bello che il filosofo diceva “in sé”. Il bello in sé è lo stesso essere nell’attimo della sua eternità. La bellezza è un attimo.
Alla fine è questo che si apprende, che l’attimo è fuori e dentro il tempo. Non è del tempo, lo avverti in quel che incontri e nel desiderio di viverlo.
Chi si ama è un attimo. Ogni attimo è il volto che si desidera trattenere, sfiorare con le mani, raccogliere, abbracciare. Un figlio è un attimo. Come sei tu un attimo che amo ed è la vita un attimo di cui chi si ama si fa significante. Sono appena attimo tutte le persone che ho amato e amo, tutti i luoghi che ho vissuto e quelli che ho visitato e visto. È un attimo ogni volta che diciamo è bellissimo, sei bellissima. Anche il dolore, e l’amore sempre.
A scuola imparavamo le poesie a memoria, ma non era per imparare le poesie. Era per imparare con la poesia la memoria, perché avesse un suono. Ricordare e scordare non è rammentare e dimenticare. Bisogna avere una memoria buona per dimenticare senza smettere di ricordare, senza scordarsi mai.
La memoria ha questo doppio fondo, si dice nel libro, è il ricordo di quel che è accaduto e insieme il ricordo di quel che non avvenuto in quello che accaduto.
Al fondo di ogni storia è il racconto di chi l’ha vissuta. Ha volto, ha nome, ha voce, ha gesti, ha parole, ti viene incontro, viene dal tempo che è passato ed è davanti a te, viene da un naufragio della storia, da ogni momento in cui l’attimo si è rotto ed è finito incastrato negli scogli del tempo, nelle sue date.
Lui mi diceva sempre così, che non si può capire dai libri, che la storia non è quella scritta, ma quella che racconta chi l’ha vissuta e chi viene adesso la racconta per averla ascoltando vissuta. Così impariamo la memoria dell’amore”.