VASTO. “Chiediamo un intervento serio. I bonus ben vengano, anche se ci sarebbe da aprire un vero capitolo su questo, dato che ci sono persone ancora in attesa d famoso fondo perduto, altre delle casse integrazioni che da aprile non sono state ancora erogate. Aldilà di questi interventi a spot, abbiamo bisogno di un segnale forte. L’imprenditore progetta, ma per farlo ha bisogno dei flussi di cassa. Bisogna abbassare la pressione dell’Iva dal 22% al 4%. Questo sì che sarebbe un segnale forte, e non fatto per due mesi o tre, ma per i prossimi due anni. Ciò ci consentirebbe davvero di avere della liquidità, non solo per sanare l’emergenza e pagare, quindi, dipendenti, fornitori, affitti e utenze, ma di riconquistare la fiducia verso il futuro. L’Italia si basa sulla piccola e media impresa e vogliamo un sostegno duraturo perché ci vorranno anni per uscire da questa terribile crisi. Teniamo duro ragazzi!”.
Così la portavoce del Consorzio Vivere Vasto Marina, Maria Rosaria Franceschini, ha dichiarato nel corso della manifestazione dai toni pacifici, ma dai contenuti profondamente urgenti e drammatici, che si è svolta stamani.
Nella cornice di Piazza Rossetti, decine di esercenti vastesi si sono inginocchiati sul pavimento brandendo energicamente cartelloni con le scritte “Siamo a terra”
“Lo siamo economicamente e moralmente”, ha detto Marisa Tiberio, presidente di Confcommercio Chieti.
E continua: “Ringrazio il questore Annino Gargano che, insieme al Prefetto, ha rilevato come i pubblici esercizi della Provincia di Chieti siano stati per la stragrande maggioranza in regola con l’osservanza delle disposizioni sanitarie. Nonostante tutto oggi siamo qui siamo a terra insieme ad altre città italiane tra le più importanti e le più grandi a manifestare il nostro dissenso perché chiudere alle 18 significa spegnere la città, fare un danno economico alle attività, diminuendo dal 40 al 100% le entrate. C’è qualcosa poi che non torna. Si chiude il piccolo ristorante e non i grandi centri commerciali. L’ennesima contraddizione. Conte ci ha promesso un ristoro superiore al precedente lockdown. Ma non è da considerare un fondo perduto perché non ci può essere una misura compensativa di un lavoro negato”.
Presente al sit-in anche il sindaco Francesco Menna: “Le Piazze vanno ascoltate, le partite Iva e tutti gli imprenditori che sono in una fase di grande sofferenza. Mi auguro in una risposta da parte del Governo e delle Istituzioni e queste persone che vivono del loro lavoro e dei tanti sacrifici. Vanno aiutate e premiate per quello che fanno e per la grande tragedia che stanno vivendo”.
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