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sabato 3 Maggio 2025
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“Governo punta alle materie scientifiche ma c’è carenza docenti di matematica”

VASTO. Arriva dal Prof. Rocco Di Scipio, ex docente di Matematica ed ex dirigente scolastico, una riflessione sul futuro della scuola, caldeggiato anche dall’ultimo orientamento politico.

Di seguito pubblichiamo quanto da lui affermato. Buona lettura!

Finalmente la Scuola sembra avere un posto centrale nella strategia del nuovo Governo e figura fra “le priorità per ripartire” insieme al “piano di vaccinazione”. Il nuovo presidente Mario Draghi ha anche tratteggiato i contorni di un disegno riformatore articolato su tre capisaldi: la “Transizione Culturale”, gli “Istituti Tecnici”, la “Ricerca”.
Sul primo punto ha affermato: “Siamo chiamati a disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo”.
Il secondo, per molti versi quello più dirompente, è la particolare attenzione riservata agli “ITS” (Istituti Tecnici Superiori). Una sigla fino a poco tempo fa sconosciuta ai più che non è riferibile agli Istituti Tecnici Industriali ma a percorsi biennali di Alta Formazione – post diploma di maturità – paralleli alla laurea e ad essa alternativi. Questi percorsi consentono di acquisire conoscenze, abilità e competenze, indispensabili per operare in contesti di lavoro tecnologicamente avanzati e rispondono alla domanda di specifiche figure professionali proveniente dal mondo produttivo.
Infine, come terzo caposaldo, vi è la necessità di investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere quella di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale. E’ un investimento necessario in capitale umano alla luce della globalizzazione, della trasformazione digitale e della transizione ecologica che da anni stanno cambiando il mercato del lavoro e richiedono continui adeguamenti nella formazione universitaria.
Nell’attesa che tutto ciò si concretizzi dobbiamo prendere coscienza che la nuova dottrina da diffondere nel terzo millennio ha un acronimo – “STEM” dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics – (in italiano è talvolta usato l’acronimo “STIM”, nel quale la “I” di ingegneria sostituisce il corrispettivo inglese), ed è un termine utilizzato per indicare le discipline scientifico-tecnologiche e i relativi corsi di studio.
In media, le competenze “STEM” in Italia sono sempre state basse da quando esistono dati standardizzati e comparabili tra Paesi. Ora è necessario recuperare il ritardo e preparare il Paese alle sfide del futuro del lavoro, per affrontare le sfide di domani, essenzialmente nel perimetro delle competenze emergenti, tutte essenzialmente nei territori STEM, competenze digitali incluse.
Più della metà delle professioni del 2030 le richiederanno, insieme a elevati livelli di competenze matematiche, a volte tanto temute.
Al contrario tutti noi abbiamo un «senso dei numeri» e la possibilità di raggiungere risultati eccellenti o pessimi. Tutto ciò dipenderà dall’amore o dalla diffidenza per questa materia, indotta prestissimo nei bambini.
I giovani studenti e studentesse che si convincono di “non essere portati” sono espressione di un fallimento pedagogico e di stereotipi familiari e sociali. Questo non possiamo più permettercelo. E’ assolutamente necessario costruire nuove competenze. La matematica è il futuro e tutti i ragazzi devono avvicinarsi ad essa e affrontarla senza averne paura. Non si può parlare di matematici solo quando esce fuori il genio di turno, l’eccellenza, il giovane che magari ha preso più lauree. Così passa un messaggio parziale: sembra che la matematica sia affare di pochi. Invece, tutti possono appassionarsene.
In particolare, c’è sicuramente una difficoltà che si riscontra nell’insegnamento della matematica nella Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado. È in quell’epoca che può essere piantato il seme dell’interesse oppure può essere eretto l’insormontabile muro dell’«Io la matematica la odio, non la capisco e non la capirò mai». È quello il bivio dove anche i genitori devono essere chiamati a fare la loro parte.
La matematica d’altronde non è lontana da noi, anzi, è ovunque: nelle reti social, nella finanza, nelle carte di credito, nel Tom Tom, nell’analizzare i big data, nell’applicare modelli matematici alla realtà per fare previsioni, nella medicina, nelle scienze sociali etc…
È continuamente sotto i nostri occhi e ci aiuta a vivere meglio, nonché rappresenta un «abilitatore di futuro».
Un motivo di speranza è nell’ultimo rapporto “TIMSS” dove si rileva che gli studenti italiani stanno migliorando in matematica.
Ma nell’ultimo rapporto statistico i laureati in questa materia sono solo 0,76 % rispetto al totale.
Certo, non è un percorso facile: i giovani sono abituati al tutto e subito, vogliono intraprendere una strada che li porti verso un lavoro nel più breve tempo possibile e non penso impazziscano all’idea di restare ore a pensare e a riflettere su un problema. Però è questa la matematica: è come un’ascesa faticosa di un monte, ma la vista, una volta arrivati in cima, è meravigliosa”.