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venerdì 14 Marzo 2025
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“Il vaccino AstraZeneca è sicuro: trombosi? Ecco tutta la verità”

VASTO. Centoventisei milioni di casi, due milioni e settecentosessantamila decessi. Questa ad oggi l’eredità lasciata al mondo dalla pandemia da Covid19. Uno scenario desolante, che non ha tuttavia impedito a mezza Europa di rallentare le vaccinazioni, sospese per alcuni giorni a seguito di morti sospette legate a trombosi e problemi di coagulazione.

Le somministrazioni sono ripartite il 19 Marzo, dopo l’indagine del PRAC, il Comitato di Valutazione dei rischi per la Farmacovigilanza dell’Agenzia Europea dei medicinali, che ha escluso: sia una possibile associazione tra vaccino ed eventi tromboembolici, sia eventuali problematiche legate alla qualità e alla produzione.

Parallelamente l’MHRA, l’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari del Regno Unito, il paese con il maggior numero di vaccinati AstraZeneca, ha riscontrato su un totale di 11 milioni di dosi inoculate solo 15 casi di trombosi e 22 di embolia polmonare, numeri inferiori a quelli mediamente attesi tra la popolazione non vaccinata.
Orientamento condiviso anche dalla Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi che ha sottolineato come, negli studi registrativi con stretta sorveglianza degli eventi avversi, non è stato segnalato alcun aumento del rischio di trombosi.

”I fenomeni trombotici non sono affatto rari, stiamo parlando di un qualcosa come 65.000 casi ogni anno, siamo in linea con i dati quotidianamente attesi . Adesso sembra invece che siano causati tutti dal vaccino” – spiega Evandro Tascione, specialista in cardiologia e direttore sanitario dell’Antoniano di Lanciano.

“Tra il 5 e il 7% della popolazione presenta varianti genetiche predisponenti, anche le donne che assumono la pillola contraccettiva vanno frequentemente incontro ad episodi di questo tipo”.

Eppure l’incertezza è tutt’ora diffusa, anche a causa di un’informazione poco chiara e trasparente. Alcune regioni hanno registrato un numero di rinunce tra il 10 ed il 20%, molti vogliono “scegliere” il proprio vaccino vedendo in AstraZeneca una sorta di veleno creato per attentare alla loro vita.
Ma AstraZeneca è realmente “pericoloso” rispetto agli altri vaccini?

Una risposta oggettiva si ottiene incrociando i dati forniti al 16 Marzo dalla banca dati EMA con quelli dell’ ECDC, il Centro Europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie.
Occorre precisare che per “eventi avversi” si intendono tanto le reazioni molto blande quanto quelle più serie, e che questi non sono necessariamente riconducibili al medicinale ma potrebbero essere causati anche da altri fattori, come il Covid stesso o un’interazione tra più farmaci. In tutti i casi in esame è stata infatti esclusa l’esistenza di un nesso di causalità tra fatto ed inoculazione, restando ferma dunque solo una connessione temporale tra gli eventi.
 

Vaccino

N° Dosi

Eventi Avversi

Cardiovascolari

Decessi

Percentuale

Pfizer-Biontech

42.407.948

102.100

17.056

365

0.00086%

AstraZeneca

14.874.397

54.571

3.798

85

0.00057%

Moderna

3.600.862

5.939

1.099

   137

0.0038%

Dal punto di vista statistico, non solo la quantità di problemi cardiovascolari minore è riscontrabile proprio tra i pazienti AstraZeneca, ma lo stesso vale anche per il numero dei decessi.
Ma c’è di più, perché come spiega l’esperto: “Le persone con problemi di coagulazione sono le prime a necessitare della vaccinazione, in quanto il Covid oltre ai polmoni attacca anche i vasi sanguigni. Il 90% dei decessi è per endotelite diffusa, conseguenza della risposta infiammatoria del paziente”.

Perché allora l’AIFA ha sospeso temporaneamente le vaccinazioni?
La decisione è stata presa dopo che il Paul Ehrlich Institute (PEI), l’istituto tedesco per i vaccini, ha riscontrato un notevole aumento di una forma speciale di trombosi, associata a mancanza di piastrine e sanguinamento: la Cerebral venous sinus thrombosis (CVST): “Si tratta di una rarissima ostruzione dei vasi che drenano il sangue dal cervello” –  spiega il professor Tascione.

In Germania sono stati rilevati in tutto 7 casi di trombosi del seno venoso cerebrale su 1.6 milioni di vaccinazioni, quando l’incidenza attesa era di 3-4 casi annui ogni milione di persone. Una ricerca del 2016 ha tuttavia stabilito che l’incidenza potrebbe essere in realtà più alta: si tratterebbe di oltre 15 manifestazioni ogni milione di persone, stima che ove confermata farebbe rientrare l’allarme.

L’EMA non ha escluso tale ipotesi, sostenendo che il vaccino potrebbe essere associato a casi molto rari di trombi in presenza di un basso livello di piastrine nel sangue, CVST inclusi, precisando però che il rapporto di causalità non è al momento dimostrato né dimostrabile, e sottolineando dunque la necessità di ulteriori approfondimenti in merito.
Si tratta ad ogni modo di casi a dir poco isolati: 7 gli episodi di trombi in più vasi sanguigni (CID) e 18 di CVST ,  di cui solo 9 fatali su ben 20 milioni di somministrazioni.
In termini probabilistici, considerando la peggiore delle ipotesi, ovvero ammettendo la diretta correlazione (ancora tutta da dimostrare) tra tali effetti letali e vaccino, la possibilità di morte per CID o CVST sarebbe di meno di 1 su 2 milioni.
“Una probabilità irrisoria, anche perché è necessario accettare che la medicina non è perfetta e che il rischio zero non esiste– chiarisce il professor Tascione.

Considerando ad esempio il bugiardino di un farmaco molto abusato come l’aspirina, si legge che:
Da raramente a molto raramente può manifestarsi: emorragia cerebrale, specialmente in pazienti con ipertensione non controllata e/o in terapia con anticoagulanti che, in casi isolati, può essere potenzialmente letale” e stando ai dettami dell’ISS per effetti indesiderati rari si intende che: “Possono essere interessate da 1 a 10 persone su 10.000”.
Dati alla mano, qualora fossero somministrate contemporaneamente dosi di aspirina a 20 milioni di individui, controllando le reazioni avverse con la medesima emotività con cui è seguita la campagna di vaccinazione antiCovid, probabilmente non si farebbe più ricorso ad alcun medicinale.

E la probabilità di cui trattasi è ancor più irrisoria se paragonata a quella di perdere la vita causa virus.
Stando infatti al Report pubblicato ad inizio anno dall’Istituto Superiore della Sanità, “Il case fatality rate del SARS-CoV-2 a livello regionale e attraverso le differenti fasi dell’epidemia in Italia” la letalità del Covid da Febbraio ad Ottobre 2020 è stata mediamente del 4.3%. Numeri che possono ovviamente variare in relazione all’età, al numero dei contagi e alla compresenza di altre patologie, ma in ogni caso estremamente lontani dai quelli inerenti i casi finiti nell’occhio del ciclone.

La teoria del Paul Ehrlich Institute è stata tra l’altro confutata da un recentissimo studio realizzato negli Stati Uniti su 32.449 partecipanti, in cui AstraZeneca ha fatto rilevare un’efficacia del 76% nella prevenzione del Covid sintomatico (100% per quanto concerne le malattie gravi e ospedalizzazione) e addirittura dell’80% nei partecipanti di età pari o superiore ai 65 anni.
Il comitato indipendente per il monitoraggio della sicurezza dei dati (Dsmb) pur conducendo una revisione specifica degli eventi trombotici, ed in particolare della CVST, non ha riscontrato un aumento del rischio di trombosi. Ma ancora, non sussistono al momento elementi sufficienti a sentenziare in via definitiva nell’uno o nell’altro senso ed oltre ogni ragionevole dubbio.

Certo è invece il numero delle vittime causate da un virus che ogni giorno solo in Italia spegne 500 vite, persone che avrebbero potuto vaccinarsi e a cui, invece, tale possibilità è stata negata. Di loro però, nessuno sembra essersi preoccupato.