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martedì 29 Aprile 2025
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Carceri: “In Abruzzo numeri non allarmanti ma carenze organiche e strutturali”

ABRUZZO. Le carceri del nostro Paese sono le più sovraffollare​ dell'Unione europea. La notizia è giunta ieri dal Consiglio d'Europa di Strasburgo, a mezzo rapporto "Space", che rivela – ancora una volta – dati altissimi di detenuti presenti negli Istituti Penitenziari (120 detenuti ogni 100 posti).

In Abruzzo, secondo la mappatura pubblicata dal Dipartimento​ Amministrazione Penitenziaria, alla data del 31 marzo 2021, sono presenti 1638 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 1658 (-20), mentre in Molise sono presenti 343 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 271 (+72).

La Funzione Pubblica CGIL, per conto di Giuseppe Merola Coordinatore Regionale FP CGIL Abruzzo Molise-Comparto Sicurezza e Segretario FP CGIL L'Aquila, torna ad evidenziare la necessità di salvaguardare la delicata questione del sovraffollamento che afferisce le carceri italiane, con inevitabile disagio generale e ripercussioni sugli assetti organizzativi e gestionali dei lavoratori, oltre a ledere la dignità di chi è detenuto e di chi ci lavora.​

In Abruzzo e Molise i numeri non sono così preoccupanti – continua Merola -​ senza tralasciare però i considerevoli rapporti statistici di qualche anno fa, l'attuale popolazione detenuta presente alla Casa Circondariale di Teramo (378 presenti a fronte di una capienza di 250) e la cospicua presenza di detenuti con problematiche psichiatriche.

Il sistema penitenziario​ merita una costante ed autorevole attenzione, servono risorse per adeguare le carenze strutturali e perequare le serie vacanze organiche di personale che interessano tutti gli Istituti dell'Abruzzo e del Molise – chiosa senza mezzi termini il sindacalista. 

Il Covid-19, in questi tempi bui e duri di pandemia, ha messo in ginocchio le carceri e, oggi più che mai, impone una giusta e sacrosanta riflessione da parte degli organismi istituzionali e politici, affinché vi siano utili investimenti a beneficio di tutte le comunità penitenziarie.

Non vogliamo più affidarci alla buona sorte ed al buon senso – conclude Merola – il grado di civiltà di un Paese si misura dalle condizioni delle sue carceri.