ABRUZZO. "ln data 17 agosto come ampiamente diffuso dagli organi di stampa è avvenuta l'ennesima evasione dalla CC di Pescara (Leggi). Parliamo della terza evasione da agosto 2020. Situazione più consona ad alcuni paesi del terzo mondo che ad una nazione e a una regione come l'Abruzzo.
Noi come sindacato sono anni che chiediamo un inversione di tendenza, rispetto a una serie di problematiche che investono tutto il mondo carcerario italiano e in particolare abruzzese.
Solo negli ultimi mesi la scrivete sigla ha inviato sia a livello locale che a livello nazionale centinaia di lettere al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, al Provveditorato Dell'Amministrazione Lazio, Abruzzo e Molise, alla politica.
Lettere che mettevano chiaramente in luce il disagio a lavorare in condizioni a dir poco pericolose, di un personale di Polizia Penitenziaria , oramai stanco, vecchio insufficiente e Abbandonato.
Si fa presente infatti che le problematiche sono complesse, oramai sono sedimentate e purtroppo si ripetono tranne qualche eccezione in tutti i plessi penitenziari abruzzesi.
In questa sede mi vedo costretto a chiedere a voi che fate informazione in Abruzzo affinché teniate alta l'attenzione mediatica sulle problematiche degli Istituti di Pena, che ricordo sono un importante presidio di legalità regionale.
Riporto in breve le problematiche ricorrenti in quasi tutti gli istituti d'Abruzzo, senza dare un ordine all'importanza, dell'uno o dell'altra, sede.
- Problema sicuramente presente su tutti gli Istituti d'Abruzzo è la carenza di personale, che tocca anche un terzo del personale necessario. Questa carenza misurata su tabelle che tra l'altro noi sindacati non riteniamo valide, in quanto non tengono presente ne la complessità del lavoro che negli anni è aumentata, ne soprattutto gli ulteriori carichi di lavoro scaturiti per esempio nei servizi quali Ufficio Colloqui, Aree Infermieristiche, causa emergenza COVID-19. Pertanto parliamo di istituti che hanno secondo tabelle ministeriali carenze dell'ordine di 50 unità, comunque intorno al trenta/quaranta % della forza necessaria. Che ribadisco per noi assolutamente sbagliate in difetto, prova ne è la situazione ferie, che vede personale in alcuni istituti, per fortuna pochi, con punte di 200 giorni di ferie residue, e con una media di 100 giorni.
- Problema età anagrafica del personale in servizio presso gli Istituti abruzzesi. Il lavoro sicuramente logora tutti i lavoratori, maggiormente un personale che svolge mansioni usuranti, a continuo contatto con una popolazione detenuta complessa ed eterogenea, e che quindi richiede un attenzione mentale veramente alta. Ebbene in Abruzzo l'età anagrafica media in alcuni istituti supera abbondantemente i 50/55 anni, cosa oramai non più sostenibile.
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- Problema delle strutture fatiscenti. Infatti in Abruzzo abbiamo strutture concettualmente superate, con problematiche evidenti sia per quanto riguarda la sicurezza da e verso l'esterno, vedi l'ultimo caso di Pescara, che per quanto riguarda la vivibilità degli spazi sia per la popolazione detenuta e sia per quanto mi riguarda la vivibilità delle mense , delle caserme, alcune persino con acqua razionata degli uffici della polizia Penitenziaria. Le strutture fatiscenti, e concettualmente superate hanno un altro risvolto purtroppo spesso riportato sulla cronaca, i suicidi. Infatti oltre alla carenza di personale, spesso una struttura vecchia e strutturalmente inadeguata non aiuta la Polizia Penitenziaria nel compito di sorvegliare, e a seguito di ciò l'unico che spesso si accusa è il poliziotto che quel giorno era di servizio!
- Problematica utilizzo sistematico straordinario di servizio. Infatti in molti istituti, pensando erroneamente che tutto si risolve con lo straordinario, si costringe tutti i giorni il personale a svolgere ore e ore di straordinario che spesso ha solo il fine di stressare ulteriormente il poco personale presente, fino a farlo ammalare!
S) Problematica della gestione degli Istituti. Purtroppo fra le problematiche che si deve segnalare, anche se a differenza dei precedenti punti non è per fortuna presente in tutte le strutture, è la carenza di Dirigenti in grado di creare , un rapporto empatico con il personale.
Quando mi sono arruolato io oramai tre decenni fa, si diceva spesso se ha da chiedere qualcosa fai istanza al Direttore, se devi risolvere qualcosa parla con il Comandante, oggi preferisco non ire ciò che si dice, ma traduco solo con un termine "assenza". Si era passati per la lontananza tra il Corpo di Polizia e il Dirigente e il Comandante, e adesso si è in alcuni casi all'assenza di rapporti. Anche questo sta vivendo il personale di Polizia Penitenziaria d'Abruzzo, spero che i pochi casi si risolvano con interventi diretti da parte dei superiori uffici, ma la vedo dura, anche perché:
6) da alcuni anni è stato chiuso il Provveditorato di Pescara, e il Prap adesso sta a Roma, anche se avevamo una struttura in parte nuova e innovativa, che attualmente è semideserta. La chiusura ha portato a un immediato peggioramento delle relazioni, che prima erano dirette e univoche. Adesso ci scontriamo con un amministrazione distante sia fisicamente, ma soprattutto nelle impostazioni, basti pensare che il Prap del Lazio gestisce tra gli altri Roma Rebibbia e Roma Regina Coeli, entrambi hanno il doppio dei detenuti presenti in Abruzzo, problematiche diverse e lontane da noi. A questo aggiungiamo che il Provveditore ha oltre al Lazio l'Abruzzo e il Molise come compito quello di seguire anche Toscana e Umbria e da poco anche la Campania, dedicando come appare logico che sia sempre meno tempo per il bistrattato Abruzzo.
Concludo facendo un appello a tutte le testate giornalistiche affiche della problematica degli Istituti di Pena Abruzzesi, non si parli solo quando qualcuno evade, o purtroppo per eventi ancora più tragici, ma in tutte quelle occasioni nelle quali sia presente un politico o altro personaggio che può in qualche modo dare una mano per una battaglia per migliorare la situazione del Corpo Di Polizia Penitenziaria."
Il Segretario Regionale OSAPP, Nicola Di Felice.