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venerdì 13 Giugno 2025
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L’omaggio ai Caduti della guerra per la commemorazione del 4 Novembre

VASTO. Deposte stamani due corone d'alloro, una al Monumento ai caduti in piazza Caprioli, l'altra al Monumento dedicato ai morti in mare, omaggiato peraltro dalla lettura della preghiera del marinaio.

L’occasione è stata la celebrazione della giornata dell'Unità nazionale e delle Forze Armate del 4 novembre in ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale sancita nel 1918.

Presenti alla cerimonia i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, il vicesindaco di Vasto Felicia Fioravante e alcuni componenti della Giunta comunale.

Inoltre diversi studenti provenienti dalla Nuova Direzione Didattica, dalle Medie Rossetti e dalla Spataro hanno assistito al momento dedicato alla Patria.

Il corteo si è poi radunato presso la Concattedrale di San Giuseppe dove ha avuto luogo la Santa Messa officina da don Gianfranco Travaglini. 

Ecco il discorso di Fioravante:

"Autorità militari e civili, 
Militari in congedo,
Cari Concittadini,
Cari ragazzi,
porto il saluto e il messaggio del Sindaco Francesco Menna, impegnato in questa stessa ora a Chieti, nella cerimonia ufficiale alla presenza del Prefetto, Dottor Armando Forgione.

Il 4 novembre costituisce – tra le giornate consacrate alla celebrazione della nostra patria – la più densa di significato storico ed, al contempo, la più carica di tensione ideale.

Anche oggi, infatti, siamo chiamati a celebrare un triplice anniversario: la Vittoria della Grande Guerra, il primo, grande, drammatico sconvolgimento in armi di dimensioni mondiali che, tuttavia, fece conseguire al nostro Paese, il completamento della sua unificazione territoriale; il giorno, dunque, dell’Unità Nazionale così faticosamente e pienamente realizzata; ed, infine, ma non da ultimo, la celebrazione delle Forze Armate, che di quell’integrità – e di come essa si proietta nel mondo – sono garanzia e custodia.
Capiamo, allora, che l’essenza della festa odierna affonda le sue radici nella prima parte del secolo scorso, quando trovò compimento – in un quadro europeo di radicale mutamento – il processo risorgimentale per mezzo del quale l’Italia divenne finalmente una nazione.
L'indimenticato Presidente Pertini così sottolineava la portata storica di quella vicenda: “Per la prima volta, dopo molti secoli, fu il nostro popolo unito a difendere vittoriosamente la sua terra, grazie al sacrificio di un’intera generazione, accorsa con slancio generoso sotto le bandiere da ogni città e da ogni contrada d'Italia.”

So che parlare di unità nazionale, di patria può apparire, soprattutto a voi ragazzi, un discorso vuoto, fuori dal tempo, quasi un tentativo di evocare un mondo passato, lontanissimo da un presente scandito dai vorticosi ritmi dell’attuale processo tecnologico.
In questo mondo virtuale difficilmente ci fermiamo a riflettere sul bene comune e, in particolar modo, su come custodire il dono più prezioso che ci proviene dall’esperienza di chi ci ha preceduto: la libertà.
E la nostra storia è lì a ricordarcelo.
A ricordarci che non bisogna mai commettere l’errore di dare la libertà per scontato; che essa esige sempre un suo prezzo; che, per viverla pienamente, impegna ciascuno di noi, nel proprio intimo, a interessarci del bene di tutti e non solo di alcuni. 
Che la vera libertà nasce sempre da un incontro e vive, e dura, per la forza di suscitare continuamente, anche di fronte agli innumerevoli errori della storia, nuove opportunità di progresso, morale e sociale. 
Così come, ad esempio, suscitò la Resistenza all’esperienza nazi-fascista.
Così come suscitò la nascita della Repubblica.
Così come suscitò la Costituzione più bella del mondo.
Una Carta dal valore immenso, nata dall’incontro di storie, di pensieri, di universi confliggenti e apparentemente irraggiungibili ma che, in nome di un bene superiore – la nostra democrazia – hanno saputo unirsi e generare futuro e speranza. Per noi e per tanti, dopo di noi. 

Le forze armate – con la loro missione a tutela della sicurezza e della legalità, in patria e all’estero – rappresentano efficacemente quel patrimonio di valori che fondano la nostra identità nazionale. Sono una risorsa fondamentale, un presidio di vicinanza, di condivisione, di presenza dello Stato irrinunciabile per quanti si trovano ad amministrare la cosa pubblica. 
Di questo ringrazio tutti i rappresentanti qui presenti e, attraverso di loro, tutte le donne e gli uomini in servizio nelle nostre comunità.

Un ultimo pensiero intendo rivolgere ai giovani.
Dobbiamo, ciascuno per la propria parte, farci carico del nostro bene comune. I primi a farlo devono essere loro stessi, che nello studio, mettono in atto il proprio ingegno, le proprie  potenzialità e si preparano a sperimentare la vocazione di cittadini, quella che spesso viene definita “la vita dei grandi, degli adulti”.
La scuola è la vera palestra di ciò che vivranno domani: essa istruisce nella conoscenza, ma soprattutto fa vivere la comunità, l’incontro con l’altro che arricchisce e rende migliori…in poche parole, fa assaporare cosa sia democrazia e quale importanza ha per il nostro futuro.
E a cosa serva la democrazia, e perché occorra sempre averne cura, ce lo disse un grande italiano, Pietro Calamandrei, appassionato di giovani e di libertà: “A questo deve servire la democrazia” – disse: “permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità”.
Questo è l’augurio per tutti voi. 
Questo è l’augurio per il nostro Paese.

Viva le Forze Armate
Viva la Repubblica
Viva l’Italia".

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