mercoledì 5 Febbraio 2025
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Antenna della discordia a Sant’Antonio Abate: ecco come stanno le cose

VASTO. Sui social da più voci è salita la protesta contro un’antenna spuntata in via Lota, zona Sant’Antonio Abate. 

Molti nostri lettori ci hanno contattato in questi giorni per sapere qualcosa in più sulle responsabilità dell’amministratore su questo fronte. 

Per le installazione di ripetitori telefonici vicino alle abitazioni, la normativa di riferimento è il decreto Gasparri del 2003.

In seguito è entrato in vigore il nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche che non prevede più nessuna distanza minima per le antenne.

Il Comune non ha alcun potere di interferire nella scelta del luogo di installazione di ripetitori telefonici, perché violerebbe, altrimenti, il decreto sopra detto, né ha il potere di stabilire limiti di distanza, sicurezza, altezza, ciò in quanto tali limitazioni, poste a salvaguardia della salute dei cittadini dai rischi dell’elettromagnetismo, sono di esclusiva competenza dello Stato. 

Il decreto Gasparri, dunque, ha concesso maggiori libertà nel posizionamento di ripetitori per la telefonia mobile affermando che i ripetitori devono considerarsi vere e proprie opere di urbanizzazione primaria ed essere trattati “allo stesso modo di strade, fogne, illuminazione pubblica”. 

Il decreto legge numero 76 del 16 luglio 2020 relativo a “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” stabilisce, inoltre, che le amministrazioni comunali non possono vietare l’installazione di reti 5G sul proprio Comune. 

E a protestare su tutto il territorio nazionale sono numerosi i sindaci che hanno anche tentato di emanare ordinanze per fermare le reti mobili di quinta generazione.  

Noi abbiamo chiesto lumi al Primo Cittadino Francesco Menna:

“Il Consiglio di Stato a più riprese ha stabilito che nessun atto regolamentare del Comune può essere superiore ad una norma di legge, come quella relativa al Decreto sviluppo. Quest’ultimo con il ministro Gasparri ha stabilito che queste antenne si possono mettere ovunque, salvo che ci sia un vincolo artistico, archeologico, paesaggistico, culturale o di dissesto idrogeologico. Sono strumenti concepiti nel segno dell’innovazione e dello sviluppo. 

È più facile, insomma, mettere un’antenna che aprire un ristorante. Alcuni Comuni hanno provato a limitare il problema delle allocazioni con delibere di Giunta o regolamenti, ma, come già detto, il Consiglio di Stato ha più volte ribadito che questi atti non possono essere superiori ad una norma di legge dello Stato. Resta quindi nella piena libertà di queste persone metterle, a eccezione dei suddetti vincoli. Ad oggi esprimo la massima comprensione per quei cittadini che sono preoccupati, ma è un problema che abbiamo su tutto il territorio nazionale, perché fino a quando non cambia la norma, restano concepite come attività inerenti lo sviluppo. Purtroppo come comunità siamo totalmente impotenti”.