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martedì 29 Aprile 2025
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“In Sevel meno 50mila vetture nel 2021 per mancanza di componenti”

ABRUZZO. I sindacati fanno il punto della situazione sullo stabilimento Sevel:

“Lavoratrici e lavoratori, il 2021 ha visto il nostro stabilimento perdere circa 50000 vetture sulla programmazione a causa dei continui fermi produttivi dovuti alla mancanza di semiconduttori e componenti e alla non riconferma di seicento giovani locali in forza presso il nostro stabilimento. All’inizio di quest’anno alcuni ragazzi sono stati richiamati a lavoro e quindi sembrava che gli approvvigionamenti dei materiali fosse superato, ma al contrario, i nuovi fermi del 2022 stanno causando maggiore incertezza e soprattutto una perdita di salario. 

In Europa lo stop della vendita dei motori tradizionali fissato per il 2035 espone il settore auto a forti rischi occupazionali e di prospettiva industriale. Al governo le nostre 00.SS. hanno chiesto di effettuare interventi strutturali per salvaguardare il settore dell’auto, favorire la transizione ecologica per la reindustrializzazione e riconversione degli stabilimenti italiani. 

Il 1 marzo ci sarà un tavolo con Stellantis presso il Ministero dello Sviluppo Economico e sarà indispensabile definire un piano industriale per assicurare agli stabilimenti Italiani un futuro occupazionale e produttivo. 

Per quanto riguarda Sevel e indotto, bisogna continuare a far fronte comune anche con la Regione Abruzzo e gli enti locali per aumentare l’attrattività della val di Sangro con nuove infrastrutture, porti, strade, innovazione tecnologica e lavorando con le università su sviluppo e ricerca. 

La priorità deve essere quella di fare squadra per tutelare il futuro della Sevel e non solo allarmare i lavoratori come ha fatto la Fiom, annunciando con interviste davanti ai cancelli, la delocalizzazione dello stabilimento. 

In questo momento storico c’è bisogno di serietà e di rispetto delle persone. Ci teniamo a ricordare che la scelta di PSA e FCA di realizzare lo stabilimento in Polonia per produrre il ducato è stato annunciato nel lontano 2019 e in tutti i tavoli ufficiali era presente anche la Fiom, che ben conosce la capacità produttiva della Sevel, quella dello stabilimento polacco e le richieste del mercato Europeo. 

L’ atteggiamento della Fiom è evidentemente strumentale e incoerente, poiché prima chiede investimenti perché preoccupata della perdita di posti di lavoro in Val di Sangro e poi sciopera contro il lavoro dei recuperi produttivi. 

la Sevel fino ad oggi si è fermata esclusivamente per la mancata fornitura dei componenti e dei semiconduttori. Riteniamo che l’Europa e il nostro paese siano in ritardo per affrontare il problema dei microchip e, nonostante gli investimenti annunciati, ci vorranno alcuni anni prima di essere autonomi dai mercati asiatici. In futuro sarà il mercato e la professionalità dei nostri colleghi a fare la differenza fra noi e Io stabilimento polacco. 

Continueremo nella nostra attività sindacale all’insegna della verità, senza demagogia. Pensiamo che le notizie trapelate nelle scorse settimane sul possibile passaggio ai 18 turni sia impraticabile, a causa del problema materiali, anzi ipotizziamo che andremo in una fase acuta di fermi produttivi. 

Siamo sempre più convinti che l’unità sindacale e non di facciata, sia la strada giusta per raggiungere obiettivi comuni. Dopo le riunioni programmate con l’azienda e il ministero, organizzeremo un’assemblea per informare tutti i lavoratori”.