TERMOLI. La notizia che tutti stavano attendendo è stata lanciata su Repubblica dal giornalista Diego Longhin, che annuncia l’intesa raggiunta sulla Gigafactory di Termoli.
Lomghin ha raccolto indiscrezioni dal Mise, che evidenziano un impegno di 370 milioni di euro da parte del Governo sull’investimento quantificato in oltre 2,5 miliardi da parte dell’azienda.
Sostanzialmente, è poco più di un terzo di quel miliardo inserito nelle schede del Pnrr, di cui avevamo già parlato ampiamente.
Di questo si discuterà anche domani, con la riunione delle associazioni datoriali, parti sociali e ei Ministri dell’auto, chiesta ieri.
Vertenza automotive. Dopo la richiesta di incontro promossa dalle sei sigle metalmeccaniche al Ministro Giorgetti sulla Stellantis, ora interviene Fedemeccanica a più largo spettro, che chiede assieme alle parti sociali, dopo il seminario-tavola rotonda di mercoledì scorso, di incontrare con urgenza il premier Draghi, assieme ai Ministri Giorgetti, Franco, Orlandi e Cingolani.
«Federmeccanica e sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom e Uilm, chiedono un incontro urgente al premier Mario Draghi e ai ministri Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti, Andrea Orlando e Roberto Cingolani per valutare insieme le condizioni e le possibili iniziative da attivare in merito ad alcune questioni cruciali, emerse dall’Osservatorio Automotive». Nella lettera, un nuovo step del pressing per la salvaguardia del settore, industriali e sindacati ricordano che sono a rischio circa 73.000 posti di lavoro, di cui 63.000 nel periodo 2025-2030. La lettera è firmata dal presidente di Federmeccanica, Federico Visentin e dai segretari generali della Fiom, Francesca Re David, della Fim, Roberto Benaglia e della Uilm, Rocco Palombella. Industriali e sindacati chiedono al presidente del Consiglio e ai ministri «di discutere insieme iniziative urgenti rispetto agli interventi di regolamentazione del Settore Automotive nel quadro delle transizioni e della relazione con gli attori istituzionali; agli impatti specifici per il territorio italiano; alle risorse e alla governance per le politiche industriali; agli ammortizzatori sociali per accompagnare le transizioni in atto, di breve e di lungo periodo; ai fabbisogni e le disponibilità di competenze tra educational e formazione di accompagnamento alla trasformazione».
«L’Industria Automotive, definita sin dal 1946 ‘l’industria delle industrie’, vale in Italia – ricordano Federmeccanica e sindacati metalmeccanici – un fatturato di 93 miliardi di euro, pari al 5,6% del Pil e nel solo comparto della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi operano oltre 2mila imprese e 180mila lavoratori e si realizza il 7% delle esportazioni metalmeccaniche nazionali per un valore di 31 miliardi di euro. L’intervento degli Stati sul settore negli anni è stato amplissimo e in ultimo l’Unione Europea ha previsto entro il 2035 lo stop alla vendita di nuove auto che producono emissioni di carbonio, confermata anche dal Governo italiano con la posizione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica dello scorso dicembre. Già oggi i dati sull’andamento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali forniti dall’Inps indicano la tendenza: nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione, nel 2021 quasi 60. Il rischio di deindustrializzazione di un settore chiave dell’economia italiana è concreto. Occorre mettere in campo tutte le azioni difensive necessarie e guardare soprattutto all’opportunità di rilancio e sviluppo del settore Automotive, poiché non solo ha una sua storia, ma possiede un’identità distintiva, una base di competenze e una rete da mettere a sistema».