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domenica 13 Luglio 2025
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La politica italiana dà i numeri al Senato, Draghi all’addio e si voterà in autunno

TERMOLI. Lo ammettiamo, ci siamo sbagliati. La legislatura non giungerà alla sua morte naturale, è stata assassinata dal calcolo politico, quello di un centrodestra che voleva convincere Draghi a un governo senza il Movimento 5 Stelle, di fatto rifiutando il patto di fiducia da rinnovare chiesto dal premier dimissionario, e coi pentastellati che si sono sentiti emarginati e quindi additati, tanto da non voler partecipare al voto.

È finita nel peggiore dei modi. Non lo diciamo perché nutriamo supinamente simpatia per l’ex vertice della Bce, ma perché in questa fase più che cruciale l’Italia aveva bisogno di un garante di stabilità verso l’Europa e il mondo, per il Pnrr, per tutti i problemi energetici, economici e sanitari.

Andremo al voto, dopo che il presidente del Consiglio dei Ministri andrà a dimettersi irrevocabilmente dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, che non potrà che sciogliere il Parlamento con 8 mesi di anticipo rispetto al termine costituzionalmente previsto.

Non ci sono margini per fare altro. In pezzi l’unità nazionale, in pezzi il campo largo e se si voterà il 2 ottobre, andremo a scegliere la futura guida politica in una polveriera autunnale, a tutto gas, o forse no.