VASTO. “Ho incontrato Massimo anni fa, quando ero cappellano del carcere di Rebibbia a Roma. Era il 1998 ed eravamo in attesa del nuovo direttore. Un poliziotto venne da me e mi disse che stava arrivando un ‘non credente anche un po’ comunista’. Il 9 gennaio, quando io e Massimo ci siamo incontrati per la prima volta e gli ho raccontato questo aneddoto, ci siamo sorrisi e da lì è iniziata un’amicizia mai finita, un dialogo importante per la mia e la sua vita. E dopo 4 anni l’ho sposato con Raffaella, con la quale ha creato poi un bellissima famiglia con tre figli. Massimo anche sul telefono non mi ha mai mandato un messaggio superficiale o banale, ogni pensiero era una prospettiva per un mondo migliore e faceva riflettere. Forse aveva più fede di quella che avessi io. Ognuno di noi ha paura della morte, ha paura che gli affetti non saranno più presenti. Ma in questa chiesa Dio dice che la morte non rovina niente, perché è un passaggio e non è la vita in una tomba”.
A parlare è don Sandro Spriano nell’occasione dell’ultimo saluto a Massimo Di Rienzo, già direttore del carcere di Vasto e funzionario comunale, venuto a mancare dopo una lunga malattia (Leggi).
Don Andrea ha fatto lettura della poesia che la moglie Raffaella ha scritto ricordando il suo Massimo, “non parole ma sentimenti di una persona che ha cominciato ad amare dal 2002“, ha detto il sacerdote.
E ancora: “Massimo sapeva accostarsi ai detenuti, trattarli con umanità e rigore insieme. Aveva tanti doni. Aveva trovato la strada migliore per percorrere questa vita”.
A rivolgere un commovente pensiero a Massimo Di Rienzo anche Stefano Taglioli, tra i suoi più cari amici, e i figli Rossana, Viola e Alessandro: “Caro papà sei sempre stato imprevedibile e lo sei anche stavolta. Hai lasciato tutti a bocca aperta. Sembra tutto surreale e sarà difficile attraversare questo dolore. Hai sempre voluto che raggiungessimo i nostri obiettivi. Sei stato un papà grande e anche un gran rompiscatole e ora le tue parole mi mancheranno. Proprio ora sono scoppiata a piangere, ma mi rialzeró come mi hai insegnato tu. Hai fatto tanto per tutti e ora sono qui a darti l’ultimo saluto. Ciao papone, mi sento travolta dalle emozioni e la prima cosa che ti chiederei è di dare tanta forza alla mamma. Ho bisogno di vedere un suo sorriso alle tue battute sarcastiche e caustiche. Ciao papone, sei il mio eroe. Porteremo nel cuore la tua curiosità, la determinatezza, la caparbietà. Ti prometto che riuscirò ad andare avanti e lo faremo soprattutto per te che hai avuto situazioni ancora più difficili, ma c’è l’hai sempre fatta ad andare avanti”.
Commoventi le parole della moglie Raffaella Zaccagna: “Il mondo visto con i tuoi occhi si apre all’improvviso. Incanti la vita con il tuo romantico affiato, fai mare e montagne nell’anima e non lamenti il dolore perché fai largo all’amore. Sai rendere semplice lo straordinario. Leale senza risparmio. Mi hai insegnato a superare pregiudizi e paure e non provi a cambiare la mia ingenuità perché proteggi la libertà”.
Presente all’ultimo saluto anche la Polizia penitenziaria e Comandante della Polizia Penitenziaria della Casa di Lavoro di Vasto, Dirigente Aggiunto, Nicola Pellicciaro ha detto: “Caro amico Massimo, non realizzo ancora la tua partenza improvvisa in un giorno a te molto caro e denso di significato qual è il 25 aprile. Mi manca la forza che mi davi quando lavoravo al tuo fianco, riuscendo a rendere agevole qualsiasi percorso. Il tuo alto senso del dovere, di umanità e professionalità sono stati un faro per tutti. Per il mondo penitenziario e per quello esterno. Lavorare al tuo fianco è stato un privilegio e hai insegnato che ogni problema ha una soluzione, che gli altri non riuscivano ad intravedere”.