L’emendamento votato in Parlamento ha l’obiettivo di vietare totalmente il commercio online dei liquidi da svapo e dei prodotti correlati
Era nell’aria da un po’ ormai, dato che la crociata contro il mondo dello svapo è iniziata diversi anni fa, ma in questa torrida estate 2023 si è giunti al primo vero attacco frontale ai siti di sigarette elettroniche.
Notizia del 27 Luglio: in Parlamento si vota a favore di un emendamento presentato da un gruppo di parlamentari di Fratelli d’Italia per chiudere la vendita online di Prodotti Liquidi da Inalazione (PLI), vale a dire tutto ciò che è soggetto al Monopolio di Stato (liquidi pronti, nicotina, sigarette usa e getta e pod precaricate, per il momento, ma un domani non molto lontano anche tutte le altre componenti come aromi e basi neutre che finiranno ad essere accorpate).
Ma quali sono e da dove nascono i motivi che stanno dietro a tale decisione?
Quali sono gli eventi che hanno portato alla nascita dell’emendamento contro la vendita online
Per comprendere meglio gli ultimi accadimenti è necessario tornare indietro a inizio Giugno 2023, quando un emendamento alla Legge Delega Fiscale proposto dalla Commissione Finanze della Camera, appoggiato dal Governo e dalla maggioranza parlamentare, ha riformato la vendita online dei liquidi per sigaretta elettronica e dei prodotti che li contengono. La nuova norma sancisce che è possibile acquistare sul web soltanto prodotti europei o regolarmente importati da aziende della Comunità Europea e che il ritiro degli ordini effettuati online dovrà da ora in poi avvenire presso uno specifico punto di consegna, a scelta tra una tabaccheria, un negozio fisico di sigarette elettroniche o nelle farmacie/parafarmacie autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli (ADM).
Ciò ha naturalmente suscitato dei mal di pancia tra le parti interessate, a partire dagli e-commerce per arrivare fino ai tabaccai e ai gestori dei negozi di strada, che si ritroverebbero a gestire un grosso flusso di spedizioni senza, oltretutto, avere alcuna garanzia di profitto per il servizio svolto. Insomma, l’impressione generale è che questa mossa non abbia accontentato alcuna delle parti e, anzi, rischia di penalizzarle tutte.
Da qui il terreno fertile per la nascita dell’emendamento a firma dei parlamentari Orsomarso, Cosenza, Castelli, Maffoni, Melchiorre e Tubetti, tutti del partito Fratelli d’Italia, che ha portato alla futura cessazione del diritto all’acquisto e alla vendita online di Prodotti Liquidi da Inalazione contenenti nicotina. Unica eccezione rimane per i liquidi, le sigarette usa e getta, le basi e le ricariche che non contengono nicotina, le quali rimarranno acquistabili online ma con spedizione e conseguente ritiro presso uno dei punti vendita sopraelencati.
Perché alcuni politici vogliono bloccare la vendita dei liquidi online?
Come si può leggere nel testo dell’emendamento, la volontà di chiudere il canale online di vendita dei liquidi per sigaretta elettronica è giustificata ufficialmente da 4 motivi principali:
- Contrasto della vendita illecita di prodotti
- Tutela dei consumatori
- Tutela dei minori
- Tutela delle casse statali
In sostanza viene detto che il settore web italiano ha bisogno di essere riformato, ma la realtà dei fatti è che esistono già delle norme che regolano il mercato online e tutelano i consumatori e i minori. Difatti tutti gli shop online di svapo già da oltre un anno si sono dovuti dotare di un Deposito Fiscale (DF), ovvero un magazzino separato in cui stoccare tutti i liquidi pronti, i booster di nicotina, le sigarette usa e getta e le pod precaricate, che dal Gennaio 2022 possono essere venduti esclusivamente se dotati di tassello fiscale, il sigillo che attesta la loro appartenenza al Monopolio di Stato, gestito da ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli).
Senza ricevere alcuna sovvenzione, tutte le aziende si sono dovute organizzare in pochi mesi per mettere su tali depositi e da quel momento in poi sono obbligate a comunicare ogni 15 giorni le transazioni di entrata e uscita dei prodotti dal DF, oltre che a pagare le accise e le varie tasse in modo puntuale e rigoroso. Se un liquido da svapo non risulta iscritto nel registro ADM e non è dotato di apposito codice, non può essere commercializzato: perciò tutte le imprese hanno necessariamente seguito questo iter, sia a livello di produttori che distributori.
Dal punto di vista della tutela dei minori, esiste già l’obbligo di fornire copia del proprio documento di identità per poter essere abilitati all’acquisto online dei liquidi per sigaretta elettronica. Tant’è che senza tale requisito, risulta impossibile comprare degli e-liquid in qualsiasi sito italiano autorizzato da ADM.
Insomma, la rivoluzione è già stata fatta tempo fa, per cui i 4 motivi sopraelencati non soddisfano appieno coloro che vorrebbero ricevere risposte convincenti.
Le possibili conseguenze del divieto di vendita online dei liquidi da svapo
Se la chiusura del canale online potrebbe non risolvere i problemi visti prima, è molto probabile che possa portare ad un peggiormento.
Immaginando un panorama futuro in cui gli utenti non possono acquistare su internet i proprio e-liquid da siti autorizzati, è facile pensare che una parte di essi continui a farlo utilizzando canali non autorizzati come siti pirata o transfrontalieri (esteri). Lo shopping online nasce sì da un evoluzione della nostra società, ma anche dalle esigenze personali più disparate degli acquirenti: ristrettezze economiche, poco tempo libero, riservatezza, disabilità fisiche e altri impedimenti che rendono particolarmente comodo ricevere presso il proprio domicilio un ordine fatto su internet. E se il canale legale cessa di esistere, ecco che quello illegale potrebbe prender piede sempre più.
Inoltre i prodotti venduti da siti transfrontalieri e da quelli non autorizzati, provengono senza dubbio da produzioni non certificate, per lo meno all’interno del nostro Paese. Per tale motivo il numero di sigarette usa e getta con liquidi non certificati e livelli di nicotina ben superiori a quello consentito in Italia (20mg/ml) potrebbe crescere a dismisura, con conseguente aumento del rischio di malori tra i consumatori. Per non parlare della tutela dei minori, che salterebbe totalmente, mancando un controllo sui documenti di chi acquista.
Oltretutto i grossi volumi di prodotto che vengono oggi legalmente venduti tramite i portali online autorizzati generano un introito non indifferente nelle casse statali e la loro ridistribuzione tra negozi fisici e acquisti online su siti non autorizzati potrebbe causare un loro drastico calo.
In ultimo, ma non per importanza, la cessazione del canale di vendita online metterebbe a rischio centinaia di posti di lavoro delle persone che rendono oggi possibile la sua esistenza.