ABRUZZO. “Dopo aver appreso la notizia delle violenze nel reparto di oncologia all’ospedale di Pescara ho chiamato il direttore generale della Asl, Vero Michitelli, per esprimere la solidarietà a tutto il personale colpito da questo vergognoso assalto e successivamente ho parlato con il prefetto della provincia di Pescara, Flavio Ferdani, al quale ho chiesto un intervento forte e deciso perché vengano puniti i responsabili di quanto accaduto. Gli autori di questo gesto totalmente ingiustificabile appartengono a un clan familiare ben noto alle autorità di pubblica sicurezza, i cui componenti non sono nuovi a questi atti di prepotenza e di violenza, in particolare nelle occasioni in cui qualcuno dei loro sodali accede al pronto soccorso. Questi gesti non possono e non devono restare impuniti”.
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.
“Massima solidarietà agli operatori sanitari, vittime venerdì mattina di un grave atto di violenza mentre stavano svolgendo il loro servizio all’interno del reparto di Oncologia dell’ospedale di Pescara. Ad aggredirli, alla presenza dei pazienti, un gruppo di 40 persone. Fatti del genere, diventati purtroppo sempre più frequenti in Abruzzo come nel resto d’Italia, non devono più accadere. Le strutture sanitarie non possono diventare luoghi di scorribande. Non è accettabile che medici, infermieri e oss siano costretti a lavorare in un clima di terrore continuo. E’ pertanto, necessario, l’impegno di tutti e aumentare controlli e vigilanza”.
Così i consiglieri regionali della Lega Vincenzo D’Incecco e Carla Mannetti.
“Un grande ringraziamento – sottolineano – va alle forze dell’ordine che sono immediatamente intervenute, riportando la situazione alla normalità. Dobbiamo fare in modo, ripeto, che episodi come quelli di ieri non si ripetano mai più. Piena solidarietà a tutto il personale sanitario”.
“L’aggressione avvenuta nel Reparto di Oncologia dell’ospedale di Pescara lascia esterrefatti. Quanto accaduto è indicativo di un salto indietro a livello di civiltà e umanità, una retrocessione alla barbarie che risulta inaccettabile, una esplosione di violenza che non è ammissibile, tanto più all’interno di un ospedale, in un reparto dove si respira sofferenza e dove il rispetto per i degenti dovrebbe essere massimo così come quello per il personale. Non è la prima volta che si verificano episodi del genere in ospedale, a Pescara, e proprio questo deve indurre alla riflessione e all’azione per tutelare tutti coloro che “vivono” i vari reparti delle strutture sanitarie della Asl ma, anziché sentirsi protetti, devono assistere e subire aggressioni fisiche e verbali. Sono certo che saranno individuate soluzioni rapide ed efficaci per evitare che accada di nuovo. E voglio evidenziare con forza che sicuramente i pescaresi non si riconoscono in azioni di questo tipo. A tutti coloro che c’erano, che hanno vissuto questa esperienza traumatica, va la mia solidarietà sincera e totale. E al personale della Asl va il mio incoraggiamento a continuare a lavorare per la salute dei cittadini”.
Così, il Sindaco di Pescara, Carlo Masci.
“La recente aggressione avvenuta all’ospedale di Foggia è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che attestano la vulnerabilità dei presidi sanitari e la mancanza di sicurezza per medici e infermieri.
Gli eccessivi tempi di attesa nell’erogazione delle prestazioni e le presunte o reali inefficienze del servizio non possono in alcun modo giustificare violenze e spedizioni punitive di questo tipo.
A colpire ormai non è soltanto la frequenza di simili episodi, divenuti ormai quotidiani, ma soprattutto la facilità con cui Pronto soccorso e presidi vengono violati da malintenzionati. Per cui occorre intervenire tempestivamente affinché il personale sanitario possa tornare a sentirsi sicuro nel proprio ambiente di lavoro.
Come dimostra quanto occorso ieri a Pescara, con il reparto di Oncologia trasformato in un campo di battaglia a seguito di un decesso di un paziente, anche l’Abruzzo non è immune da questa scia di prepotenze. Secondo il rapporto relativo all’anno 2023 dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni sanitarie e socio-sanitarie, sono ben 123 gli operatori vittime di aggressione, di cui 77 di sesso femminile e 46 di sesso maschile. Tra le figure professionali più colpite prevalgono medici e infermieri, mentre, per quanto concerne i luoghi interessati, 37 di tali aggressioni sono avvenute nel servizio psichiatrico, 18 nei pronto soccorso, 26 nelle aree di degenza, 15 negli ambulatori, 5 nei servizi per dipendenze, 3 sul territorio, 6 infine negli istituti penitenziari.
Le istituzioni, la politica e in primis le aziende ospedaliere hanno il compito di mettere in sicurezza quanti sono quotidianamente impegnati a garantire il diritto alla salute, anche per il bene dei pazienti, dato che, danneggiando le strutture e pregiudicando il normale operato del personale, le aggressioni rischiano di compromettere la continuità del servizio.
Per questo è giunto il momento che amministratori, Asl e forze dell’ordine si siedano attorno ad un tavolo a livello locale per individuare tutte le misure necessarie ad interrompere l’escalation di violenza e prevenire ulteriori episodi di questa natura. E occorre farlo subito, affinché l’accesso agli ospedali venga limitato solo a chi ne ha effettivamente bisogno e il personale sanitario non sia più chiamato, in aggiunta ai carichi di lavoro già estenuanti, ad assolvere a doveri di portierato.
La repressione, la procedibilità d’ufficio, pene certe, sistemi di videosorveglianza accurati, e presenza e vigilanza costante costituiscono senz’altro dei deterrenti importanti, ma accanto a ciò occorre anche tornare ad investire sulla sanità, affinché il servizio torni ad essere efficiente, con tempistiche di accesso e presa in carico dei pazienti accettabili.
Così, il Vicepresidente del Consiglio Regionale, Antonio Blasioli.