Ieri la tavola rotonda “Fauna selvatica e Riserva di Punta Aderci: una questione territoriale” organizzata dalla Casa del Popolo “La Conviviale”.
VASTO. Lunga e incandescente la tavola rotonda che si è svolta ieri nella sala Aldo Mordo degli ex palazzi scolastici nel cuore di Vasto. Al centro del dibattito la presenza della fauna selvatica sul territorio, in particolare della popolazione dei cinghiali, tema che scuote i pareri diversi e gli interessi di amministrazione, associazioni e proprietari terrieri. I rappresentanti delle categorie hanno condiviso i rispettivi punti di vista in occasione dell’incontro dal titolo “Fauna selvatica e Riserva di Punta Aderci: una questione territoriale”, organizzato dalla Casa del Popolo “La Conviviale”.
“Un primo incontro che vedrà in futuro l’organizzazione di convegni ad hoc. È una questione territoriale perché non riguarda solo l’area protetta, ma tocca tutti alla luce di un bene comune che contribuisce al benessere della comunità e all’economia. Un luogo dove sta accadendo qualcosa che nel passato non avevamo mai pensato potesse accadere”, ha detto il moderatore Lino Salvatorelli riferendosi alla decisione dell’amministrazione di procedere con la caccia selettiva nella Riserva regionale naturale di Punta Aderci che ha preso il via lunedì 9 dicembre (Leggi). “Ad oggi – ha annunciato l’assessore all’Ambiente Gabriele Barisano – sono stati abbattuti 21 femmine e 6 maschi in 5 uscite dei circa 4 selecontrollori. L’ordinanza scade a marzo. Un problema che ci siamo fatti carico di affrontare avendo tutte le carte in regola. Il passo di cacciare è quello più delicato e probabilmente il più difficile da digerire soprattutto perché avviene all’interno della riserva. Ma i numeri rilevati nel primo censimento del 2023 dicono che ci sono 231 esemplari a Punta Aderci e 41 a Marina di Vasto e l’amministrazione ha dovuto prendere una decisione. Questa tavola rotonda è nata dopo la decisione dell’abbattimento dando mandato alla polizia provinciale ma c’è un allarme ingiustificato alla luce dei numeri contenuti e degli incidenti che continuano comunque ad essere causati dagli ungulati. Anche in altre riserve si va in questa direzione e chi amministra ha il dovere di agire. Comprendo le diverse sensibilità, ma bisogna capire che i cinghiali devastano anche terreni e colture. La Regione su questa questione non tira fuori un euro e come Comune ci siamo fatti carico di uno studio da 27mila euro. Con la cattura con gabbie Coral, abbiamo speso quasi 40mila euro (compresi i 3mila e 700 euro più Iva per due spostamenti, un mese a Vasto Marina e una a Punta Aderci) mentre ora con gli abbattimenti il costo è pari a zero. (Leggi)”. Ad esprimere contrarietà sulle tempistiche è Angelo Pessolano, presidente Atc Vastese: “Non contesto le attività di abbattimento ma non è il momento idoneo per farlo ora nella riserva e non darà risultati. Va fatto da maggio a ottobre. Al massimo l’animale andava catturato e spostato. I cacciatori, è vero, li abbattono, ma hanno un altro tipo di cultura. Il controllore fa il suo lavoro ma non è la soluzione. Bisogna avviare un piano di gestione su tutto il territorio, soprattutto dove gli ungulati causano i maggiori danni agli agricoltori. E questi ultimi vanno anche controllati altrimenti non sappiamo davvero cosa succede. La Regione deve mandare periti per verificare l’entità dichiarata”.
E sui danni in agricoltura a portare la voce dei proprietari terrieri di Punta Aderci (Leggi) è stato Nicola Giarrocco, alla luce anche della notizia di finanziamento regionale per l’acquisto di recinti elettrificati e dissuasori per proteggere le campagne dagli animali selvatici: “Non ce l’abbiamo con animali che non sono nemmeno autoctoni, come cinghiali e lupi, ma si sta creando uno squilibrio. Mettere recinzioni sui campi non è la soluzione perché non fermano cinghiale di grosse dimensioni. È un problema serio che sta minando la volontà dell’agricoltore di andare avanti. La nostra è la zona più vessata della provincia di Chieti per via del corridoio Sinello che porta gli animali nella riserva e quindi a devastare i terreni. I cacciatori si lamentano perché la verità è che con gli abbattimenti togli loro la carne. La regione non risarcisce e noi agricoltori stiamo devolvendo il lavoro alla comunità. Venite di persona a vedere i danni causati e a fare la stima. Io non sono contro i cinghiali ma una soluzione va trovata”.
Presenti al tavolo Alessia Felizzi per la cooperativa Cogecstree Andrea Natale, coordinatore dell’Istituo abruzzese per le aree protette.
“Una quadra – ha concluso a margine Salvatorelli – non si è trovata però è emersa la volontà di far collimare i diversi interessi per trovare una soluzione ad un problema complesso, anzi una moderazione, al fine di salvaguardare la biodiversità della riserva e nel contempo il reddito degli agricoltori”.
Lea Di Scipio




