VASTO. “La parola d’ordine nella lotta contro i tumori è prevenzione”. A ricordarlo all’indomani della giornata internazionale è Mariella Alessandrini, presidente de La Conchiglia Onlus di Vasto che quest’anno spegne 9 candeline. Alla luce del lungo cammino del sodalizio, che ad oggi conta ben 200 soci, abbiamo affrontato con lei il tema di una malattia che colpisce molti e che “non guarda all’età o all’estrazione sociale, mettendo in luce la necessità di fare rete attorno ai pazienti e alle loro famiglie”, sottolinea la presidente.
Una realtà associativa attorno a cui orbitano tanti volontari e che porta avanti una miriade di servizi rivolti alle persone colpite dal tumore, ma anche alle loro famiglie, nonché alla comunità attraverso iniziative di sensibilizzazione con le scuole della città. Dall’estetica per l’oncologia Apeo agli sportelli psicologico – legali, dalle terapie di benessere alla donazione delle parrucche (compresa l’igienizzazione delle stesse durante i percorsi di cura e la scelta in base al look scelto), tanti sono i percorsi offerti e finalizzati ad alleggerire il carico del malato. Inoltre La Conchiglia collabora con i due reparti di Vasto e Lanciano con attività di musicoterapia ed estetica per l’oncologia.
Un dramma che colpisce anche il nucleo familiare: “A richiede l’aiuto o comunque un sostegno psicologico è spesso proprio il familiare che probabilmente si rivela come la persona meno tutelata rispetto al paziente che comunque riesce a rivestirsi di coraggio e tanta forza. Le terapie di benessere che organizziamo, come il corso di Tai Chi, coinvolgono anche i propri cari. Il nostro obiettivo è quello di creare comunità al di fuori dei reparti oncologici, affinché passa servire come accoglienza e condivisione del carico perché crediamo che insieme si può. Molti ex pazienti riescono a dare tanto alla nostra associazione mettendosi in gioco e aiutando chi i trova a vivere all’improvviso questa dimensione. A fare più paura è il senso di solitudine che vive il malato perché la società a volte è impreparata ad accoglierlo. Le difficoltà vissute non sono solo quelle legate alla malattia, ma al senso di non accettazione che si avverte. La persona non deve essere identificata con la malattia”.
Lea Di Scipio