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mercoledì 26 Marzo 2025
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Si è spento Nicola Zappacosta, aveva 66 anni

VASTO. Si è spento ieri sera presso l’ospedale Sant’Omero di Teramo il 66enne Nicola Zappacosta.

Il funerale si terrà giovedì 13 febbraio, alle ore 15, presso la chiesa di San Lorenzo a Vasto.

Questo il toccante saluto del figlio Andrea: “Lunedì una civetta ci aspettava all’incrocio di via Difenza. Ci fissava, ha aspettato che arrivassimo con la macchina vicino a lei e si è messa a volare davanti a noi accompagnandoci fino a casa. La natura trova sempre un modo poetico e spettacolare per dare dei segni a chi è capace di coglierli e di meravigliarsi ancora in questo mondo. Ed è questo che mi hai sempre insegnato a fare: meravigliarmi anche e soprattutto delle piccole cose.

Di solito arrivo sempre tardi quindi questa volta ho deciso di giocare un po’ di anticipo e di dirti cose che comunque non riuscirei a dirti a voce. So che mi avete sempre considerato quello più forte, ma questa volta la prova è più dura e crudele di qualsiasi altra abbia mai provato e per quanto mi sforzi non riesco ancora a trattenermi come dovrei, non riesco a sdrammatizzare quanto potrei.

Perché io sono quello più simile a te, quello che si isola, quello che mette sempre i problemi degli altri prima dei propri, quello che soffre in silenzio, mette dentro, lascia che le cose passino fino a scivolare via e a non fare più male, quello ottimista che non crede nei problemi ma solo nelle soluzioni.

Non abbiamo mai parlato tanto, vista dal di fuori la nostra relazione poteva sembrare fredda, ma non abbiamo mai avuto bisogno di farlo troppo perché ci siamo sempre capiti anche solo con uno sguardo e fidati l’uno dell’altro che comunque avremmo fatto la cosa giusta. Hai segnato tutti e tre con qualcosa del tuo carattere, a tutti e tre hai avuto qualcosa di diverso da insegnare e tutti e tre abbiamo il tuo maschio impresso sulla pelle che ci ha fatto diventare gli uomini e gli umani che siamo. Ma è con orgoglio e un po’ di vanità che voglio credere di essere io quello che ha preso e appreso più di tutti.

Da bambino eri il mio eroe, il mio salvatore, il mio genio della lampada che poteva esaudire i desideri. Da adolescente il mio mentore. Da adulto la mia guida. Da lavoratore il mio maestro. Da padre il mio esempio.

Ho le tue spalle larghe per superare ogni difficoltà; ho la tua resistenza e la tua forza, tanto da essere a volte considerati superumani, solo che io la uso con più parsimonia (si, ok, potrei ma non voglio a volte, vado a risparmio energetico); ho il tuo ottimismo, quella fiducia sconsiderata nella vita e nelle persone che ci fa sembrare folli ma lascia il segno in tutti quelli che incontrano; ho la tua bontà, che ci fa passare per stupidi a volte, incomprensibilmente fessi in una società votata all’egoismo e all’interesse personale, sicuramente siamo fuori tema negli ultimi anni: ma il tuo fai del bene e scordati da tanta pace e tranquillità interiore; ho la tua capacità di risolvere i problemi, quella mente puntigliosa e analitica che ci aiuta a trovare sempre una soluzione e a cercare sempre di fare meglio; ho la tua empatia, che ci fa scrutare dentro le persone spogliandole delle loro maschere di sicurezza; ho la tua determinazione, o testardaggine che dir si voglia, che a volte si trasforma in orgoglio personale e ci fa sbattere contro i muri, quasi a riconoscere che comunque era quello l’epilogo giusto e quindi il muro è la nostra giusta autopunizione; ho la tua calma interiore, una sorta di dottrina zen precaricata alla nascita che non ci fa perdere mai troppo la pazienza (almeno a me, perché dopo ti si fatt vicchije e sei diventato un po’ più irruento); ho la tua mania di fare sempre la cosa giusta, anche se è la più scomoda, la più sconveniente, la più impegnativa; ho la tua panza, la riserva energetica per tempi più duri; ho la tua passione per la natura, gli animali, gli sport minori.

Ho tutto questo ma non sarò mai nemmeno la metà dell’uomo che sei tu. Ho sempre invidiato e compreso poco il tuo carisma, quella capacità di convincere chiunque a seguirti e dirti di si anche nelle tue imprese più folli: questa non l’ho imparata, al contrario, le persone tendono a non darmi seguito nemmeno quando ho evidentemente ragione, una sorta di sacerdotessa Cassandra de noantri. Negli ultimi anni ci siamo allontanati un po’, ho sentito la tua mancanza, ma non te ne faccio una colpa. Sono contento che tu sia stato felice, io ho cominciato ad imparare a cavarmela da solo, ma mi mancheranno i tuoi consigli e i tuoi rimproveri. Non sono ancora pronto, ma ce la metterò tutta per mandare avanti questa famiglia secondo i tuoi principi, li insegnerò ad Aris, a Michelangelo e a Raffaello perché possano avere anche loro parte di questa eredità che mi lasci, come onore e onere, di essere tuo figlio.

Ti ho perdonato e non sono arrabbiato, almeno non con te: sono arrabbiato con Dio che ha scritto per te questo romanzo affrettandosi di giungere al finale; sono arrabbiato col tempo che scorre inesorabile, una clessidra rovesciata che aspetta solo di svuotarsi della sua sabbia: tempus fugit, amor manet.

Ti ricordi quando guardavamo i cavalieri dello zodiaco tutti i giorni quando tornavi a pranzo? Con quelle cacchio di fiammelle che si spegnavano una alla volta? Vorrei tanto averla io un’armatura adesso per “elevare il mio cosmo fino alle stelle” e arrivare prima che si spenga l’ultima. Ma non ce l’ho. Mi limito a guardarle le stelle, a pregarle, e continuerò a cercarti lì, tra di loro. Ti voglio bene papà, te ne ho sempre voluto e sempre te ne vorrò, vieni a trovarmi ogni tanto, controlla che sia tutto apposto, il cazziatone lo aspetto. Ciao Pà.

A tutti i familiari vanno le più sentite condoglianze da parte della nostra redazione.