ABRUZZO. “Il 25 marzo, il Presidente Marsilio accompagnato da una piccola rappresentanza del suo partito e dal fido Assessore Verì, ha spiegato agli abruzzesi la necessità e la bontà dell’ennesimo intervento a soccorso delle disastrate finanze della sanità regionale, affidando ad un profluvio di parole l’esigenza di nascondere gli insuccessi di una direzione politica e di un management capaci solo di scaricare i propri costi sui cittadini.
L’aumento dell’addizionale IRPEF è solo l’ultima trovata di una gestione completamente fallimentare da parte del Presidente e della riconfermata Assessore alla Sanità Nicoletta Verì. Una gestione che dura da oltre 6 anni, totalmente autoreferenziale e fino ad oggi impermeabile persino alle critiche delle isolate voci della maggioranza, concentrata da sempre a tacitare ogni segnale di allarme lanciato da cittadini, operatori e opposizione, nel negare le evidenze della realtà.
E’ già accaduto con il disavanzo 2023, svelato dalla maggioranza solo dopo la riconferma alle elezioni – quelle in cui Marsilio dichiarava quello abruzzese un modello sanitario da esportare -, è avvenuto di nuovo in autunno quando davanti ad un disavanzo di quasi 200 milioni il duo Marsilio-Verì sminuiva la situazione con la promessa di semplici economie di gestione, avviene oggi quando, di fronte alla spada di Damocle di un commissariamento per deficit, si interviene mettendo le mani nelle tasche dei contribuenti abruzzesi.
L’ennesimo intervento ai danni dei cittadini a “salvataggio” di una sanità che pare scaricare su di essi ogni sua deficienza e incapacità.
Ma fino a quando gli abruzzesi saranno obbligati a pagare il prezzo degli errori di questa classe dirigente? L’aumento delle tasse, che apparentemente dovrebbe servire a ripianare i conti, non è che un palliativo momentaneo, un cerotto su una ferita infetta. L’esborso che la Giunta ha varato serve ad escludere solo l’ipotesi immediata di un commissariamento, non risolve in alcun modo il dramma di un disavanzo strutturale in crescita continua a cui il Presidente, l’Assessore alla Sanità e i dirigenti delle 4 ASL hanno dimostrato di non saper mettere riparo.
L’ennesima beffa per i cittadini abruzzesi, costretti ancora una volta a vedere le proprie tasse – aumentate – utilizzate per coprire gli errori pluriennali della gestione politica della sanità, senza che il proprio denaro serva almeno per scongiurare le deficienze, le inadempienze e l’inadeguatezza dei servizi. Perché oltre all’aumento della tassazione, continuano ad incombere sui cittadini i famosi piani di razionalizzazione annunciati dai manager della Sanità abruzzese nell’autunno 2024, dove razionalizzazione vuol dire necessariamente taglio di servizi. Una prospettiva tutt’altro che rosea per una realtà che vede nel dramma delle liste d’attesa infinite, nella mobilità passiva verso le regioni più virtuose, nella carenza di personale e nella scarsa attrattiva per le eccellenze sanitarie la sua cartina di tornasole.
Davanti a questa situazione i cittadini abruzzesi avrebbero meritato un’operazione di trasparenza e azioni efficaci, devono invece subire la propaganda di un governo regionale che prova a mascherare i maggiori esborsi a danno della classe media con una riduzione millesimale degli importi dovuti da altri. La foglia di fico della riduzione di qualche millesimo dell’aliquota per i redditi inferiori ai 28000 euro rischia invece di divenire la scusa per i prossimi tagli ai servizi. Non un’operazione di equità, ma una semplice operazione di facciata, utile forse sul piano comunicativo della fantomatica “destra sociale”, di utilità temporanea, che non esclude future correzioni peggiorative. Dietro la foglia di fico della rimodulazione degli importi si nasconde la richiesta di sacrifici che non porteranno nessun cambiamento sotto il profilo gestionale e qualitativo dei servizi erogati, della qualità degli stessi e dell’inefficienza della gestione delle risorse.
Le fasce più deboli continueranno a subire le infinite liste d’attesa, la classe media vedrà solo salire la pressione fiscale senza nemmeno il mantenimento del livello dei servizi, alimentando la mobilità passiva verso le regioni del nord, i più facoltosi continueranno a scegliere la sanità privata.
Ad oggi questi sono i risultati evidenti degli ultimi anni di governo del centrodestra, un disastro per il quale il Presidente Marsilio ha deciso che a pagare non siano i veri colpevoli, ma tutti i cittadini, nascondendo le colpe della politica e dell’Assessorato alla Sanità, che ancora una volta tace le responsabilità dei quattro manager, nominati dalla politica regionale e saldamente al comando di 4 Asl disastrate, contro ogni logica e razionalità. Una ristretta élite che, con buona pace dell’inefficienza e dell’incapacità, rifuggendo dalle proprie responsabilità e ad ogni valutazione, continua a raccontare una realtà distante anni luce dalle esperienze quotidiane dei normali cittadini, probabilmente le uniche persone a non potersi lamentare della sanità abruzzese, anche davanti all’aumento della tassazione e al taglio dei servizi”.
Così Giovanni Cavallari e Vincenzo Menna “Abruzzo Insieme”
“La Giunta regionale guidata dal Presidente Marsilio, nella giornata di ieri, 25 marzo 2025, ha approvato l’ennesima stangata nei confronti delle famiglie abruzzesi. Con delibera n. 178-C ha varato una riforma fiscale che colpisce i lavoratori e le piccole imprese, mascherandola come un intervento per salvare la sanità del nostro territorio. Ma la realtà è ben diversa. Ci troviamo di fronte a una manovra iniqua e socialmente insostenibile che farà cassa sulle spalle del ceto medio per coprire i disastri sanitari delle quattro ASL ma, all’atto pratico, non si risolverà nulla”, dichiara la Consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Erika Alessandrini.
“Per coloro che hanno redditi tra 28mila e 50mila euro l’aliquota IRPEF quasi raddoppierà, passando dall’1,73% al 3,23%, un aumento spropositato di +1,5%, che penalizzerà lavoratori dipendenti, autonomi e piccoli imprenditori. Per chi supera i 50mila euro, l’aliquota salirà al 3,33%, portandosi al limite massimo consentito dalla legge nazionale. La Giunta Marsilio ha scelto di non lasciare margine per future manovre di emergenza, preferendo spremere tutto e subito, senza alcuna visione a lungo termine. Infine la stima di 44,7 milioni di euro di entrate aggiuntive annue si basa su proiezioni datate al 2022, ignorando l’attuale crisi economica e la possibile contrazione dei redditi nel 2025. Numeri gonfiati e irreali, buoni solo a rimpolpare la costante propaganda che la destra porta avanti da più di sei anni”, prosegue Alessandrini.
“Hanno addirittura l’ardire e la sfrontatezza di presentare questa manovra come ‘un abbassamento delle tasse’ grazie alla riduzione dello 0,1% per i redditi sotto i 28.000 euro, forse pensando che i cittadini abruzzesi siano incapaci di fare 2 semplici calcoli. Una riduzione di pochi euro l’anno per le famiglie con redditi più bassi, che dovranno comunque continuare a pagare il privato per potersi curare. Una riduzione ridicola rispetto all’aumento mostruoso che, invece, impatta sul secondo scaglione. Chi guadagna appena più di 28mila euro viene colpito in pieno, con un balzo del +1,5%. In pratica, il ceto medio paga per tutti, mentre Marsilio racconta favole a cui non crede più nessuno, specie se a narrarle è quel centrodestra che, finora, ha sempre dichiarato di voler abbassare le tasse. Addirittura, oltre al danno la beffa: da una parte Verrecchia, Quaglieri e Sospiri definiscono ‘equilibrata” una manovra che quasi raddoppia le tasse al ceto medio, come se non riguardasse le stesse famiglie che già fanno i conti con nuovi sacrifici dovuti alle scelte nefaste del governo Meloni.
Il Presidente Marsilio sostiene che le nuove tasse verranno destinate alla copertura dei disavanzi delle ASL, ma perché gli abruzzesi devono pagare per le inefficienze di chi governa? Non c’è una sola riga nella legge che preveda riforme per migliorare la gestione sanitaria regionale, nessun piano per ridurre gli sprechi, nessuna strategia per garantire servizi migliori. A rendere questa manovra ancora più inaccettabile è il fatto che la Regione Abruzzo abbia lasciato fermi milioni di euro del PNRR destinati proprio alla sanità territoriale, come peraltro denunciato dalla CGIL. Soldi già disponibili per costruire Case di Comunità, migliorare i servizi di prossimità e rafforzare la rete territoriale che avrebbero potuto alleggerire la pressione sugli ospedali e migliorare l’assistenza sanitaria per tutti i cittadini. Marsilio e la sua destra non solo aumentano le tasse, ma lasciano anche inutilizzati i fondi europei che avrebbero potuto dare un sollievo ad una condizione non più sostenibile”.
Erika Alessandrini, Consigliera regionale M5S, conclude con fermezza: “Marsilio e la sua Giunta parlano di taglio delle tasse, ma la verità è che stanno spolpando il ceto medio per coprire i buchi della loro malagestione sanitaria. La riduzione dello 0,1% è una miseria che serve solo a nascondere l’aumento spropositato per chi guadagna appena di più. Se avessero davvero voluto aiutare gli abruzzesi, avrebbero riformato le ASL, combattuto gli sprechi e usato i fondi PNRR già disponibili per potenziare la sanità territoriale. Invece, hanno scelto la strada più facile: tassare chi non può scappare. È ora di dire basta a questa presa in giro. Devono andare a casa”
Ci risiamo. La destra delle tasse continua a colpire i giovani e i ceti medi, già tartassati. A causa
dell’elevato debito accumulato nella sanità regionale, la giunta guidata da Marsilio si accinge ad aumentare l’addizionale regionale sull’IRPEF. Una manovra che non porterà alcun miglioramento
nei servizi, ma servirà unicamente a coprire il buco finanziario prodotto da anni di cattiva gestione.
Dire che l’aumento si scaricherà solo sui redditi più alti è un’affermazione scorretta. L’incremento
dell’aliquota colpirà in particolare la fascia di reddito tra i 28.000 e i 50.000 euro lordi, ovvero
lavoratori che guadagnano anche circa 1.500 euro netti al mese. In questa categoria rientrano tanti
giovani che, già costretti a lottare con stipendi bassi e un costo della vita sempre più alto, si
vedranno ulteriormente penalizzati senza ricevere nulla in cambio.
“Questa situazione è insostenibile – dichiara Saverio Gileno, segretario regionale dei Giovani
Democratici Abruzzo, insieme alla task force giovanile della sanità di cui fanno parte la studentessa di medicina Alessandra Orlando, il giovane odontoiatra Luca Guerrini e l’esperto di AI per la sanità Valentino Grossi – i giovani abruzzesi non sono solo costretti ad andarsene per cercare un lavoro, ma anche per potersi curare. Nel 2022 la Regione ha speso oltre 104 milioni di euro per la mobilità passiva, ovvero per rimborsare le cure ricevute dai cittadini abruzzesi in altre regioni. Questo significa che ogni abitante dell’Abruzzo paga indirettamente circa 82 euro l’anno per curarsi fuori, soldi che potrebbero essere investiti per potenziare le strutture sanitarie locali”.
Eppure, i numeri parlano chiaro: il nostro sistema sanitario è sempre più fragile. I Livelli Essenziali
di Assistenza (LEA), che misurano la qualità delle prestazioni sanitarie, danno all’Abruzzo un
punteggio di 184,52 su 300, ben lontano da regioni come Toscana ed Emilia-Romagna, spesso citate
come modelli dal presidente Marsilio.
E non va meglio con i fondi del PNRR: la realizzazione delle Case della Comunità, strutture pensate per garantire un’assistenza sanitaria più vicina ai cittadini, è in ritardo drammatico. Su 40 strutture finanziate, che avrebbero dovuto essere operative entro il 2024, nemmeno una è stata completata.
Un fallimento che rischia di far perdere alla nostra regione milioni di euro destinati alla sanità
territoriale.
“Le conseguenze di questa gestione scellerata – proseguono i Giovani Dem – ricadranno su di noi
giovani, che già oggi siamo costretti a prendere treni all’alba (quando funzionano, chiedere al
Ministro Salvini) non solo per lavorare e studiare, ma anche per curarci. Marsilio è molto attento a
ciò che accade a Roma, ma gli basterebbe fare una passeggiata nelle stazioni d’Abruzzo per vedere
con i propri occhi quanti giovani partono ogni giorno per andare in altre regioni a trovare quelle
opportunità e quei servizi che qui non esistono più”.
La sanità pubblica dovrebbe garantire cure di qualità a tutti, senza costringere le persone a spostarsi oa rivolgersi al privato. Invece, la giunta Marsilio continua a scaricare il peso delle proprie scelte su chi ha meno possibilità, mentre lascia che il nostro sistema sanitario sprofondi in una crisi senza fine. “Siamo pronti a sostenere ogni mobilitazione” concludono.