MONTEODORISIO. La Femca CISL torna a farsi sentire sul caso Varcotex-Cadica, e lo fa con un comunicato dai toni durissimi. Dopo l’incontro del 29 maggio, che ha visto una “riduzione” dei licenziamenti collettivi da 24 a 17 unità, il sindacato denuncia: “Non siamo stati nemmeno convocati al tavolo. La proposta avanzata dall’azienda è una presa in giro. I lavoratori non sono pedine sacrificabili”.
Secondo la sigla sindacale, la crisi alla Varcotex di Monteodorisio – parte del gruppo Cadica, controllato dal fondo H.I.G. Capital – non sarebbe frutto di cali produttivi o problemi di bilancio, ma di precise strategie aziendali: “Cadica sta sacrificando lo stabilimento abruzzese. Il disegno è chiaro: compra, rattoppa, licenzia, rivendi. E a pagarne il prezzo sono donne e uomini in carne ed ossa”.
Nel mirino anche il nuovo CEO di Cadica, Massimo Piombini, manager di lungo corso nella moda di lusso, accusato di prendere decisioni drastiche “senza mai essersi presentato a Monteodorisio” e su consiglio – scrive la Femca CISL – “di esperti che di tessile sanno quanto un influencer di idraulica”.
Il sindacato accusa l’azienda di promuovere valori aziendali “di facciata” mentre sul campo si procede a smantellare reparti vitali come il taglio etichette: “Un pilastro della produzione – si legge – che Cadica vuole abbattere”. E avvisa: “Anche i grandi marchi clienti verranno informati. Starà a loro decidere se voltarsi dall’altra parte o difendere i diritti di chi produce per loro”.
Il messaggio finale è chiaro: “Non resteremo in silenzio. Tutti gli strumenti normativi e gli ammortizzatori sociali vanno attivati per evitare i licenziamenti. L’obiettivo deve essere uno solo: non mandare a casa nessuno”.