VASTO-TERAMO. È stata eseguita nella giornata di ieri l’autopsia sul corpo di Marco D’Ambrosio, il detenuto vastese 50enne deceduto all’interno del carcere di Teramo in circostanze ancora da chiarire (Leggi). A chiedere piena luce sull’accaduto sono i familiari, in particolare le due figlie, che hanno presentato un esposto presso i Carabinieri di Vasto e indirizzato alla Procura della Repubblica di Teramo.
A rappresentarli è l’avvocato Alessandro Cerella, che sottolinea con fermezza: “Basta morti in carcere. La pena ha una funzione esclusivamente rieducativa e il ristretto deve essere trattato con dignità mentre sconta la pena. Non devono mancare, soprattutto, il riconoscimento dei diritti fondamentali della persona, che spesso vengono negati. Abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura al fine di far emergere eventuali responsabilità penali.”
La morte di Marco D’Ambrosio si inserisce in un contesto allarmante: si tratta infatti dell’ennesimo decesso registrato nella casa circondariale di Teramo negli ultimi mesi. Una situazione che alimenta le preoccupazioni sulle condizioni detentive e sul rispetto dei diritti umani all’interno degli istituti penitenziari.
Il caso richiama alla memoria un altro episodio tragico: la morte di Simone Maccarone, 52 anni, anch’egli vastese, deceduto due anni fa nel carcere di Pescara (Leggi).
Le figlie di D’Ambrosio attendono ora risposte chiare e giustizia, mentre proseguono le indagini delle autorità competenti, a partire dai primi risultati dell’esame autoptico. Gli altri due figli di D’Ambrosio sono difesi dal legale Fiorenzo Cieri, mentre la moglie è difesa da Alessio Carusi.
Federico Cosenza