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sabato 31 Maggio 2025
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Figli con due mamme: sentenza epocale grazie all’avvocato vastese Vincenzo Miri

di Lea Di Scipio

VASTO. Ha un’impronta vastese la sentenza rivoluzionaria, depositata il 22 maggio dai giudici della Consulta, secondo cui è incostituzionale impedire alla madre intenzionale di riconoscere il figlio nato in Italia in seguito alla procreazione medicalmente assistita praticata all’estero (pma).

In sostanza, grazie al pronunciamento della Corte costituzionale, questo bambino otterrà sin dalla nascita lo stato di figlio anche della donna che ha prestato il consenso dato alla pma insieme alla madre biologica.

Ad aver segnato il punto di svolta è stata la battaglia intrapresa da Glenda e Isabella, affiancate dall’avvocato di Vasto Vincenzo Miri, presidente dal 2020 di Rete Lenford – avvocatura per i diritti Lgbti+, il quale ha sollevato questioni ritenute legittime.

La Corte costituzionale ha sancito, infatti, che il divieto non garantisce il miglior interesse del minore. Una sentenza storica destinata a fare da apripista per il chiarimento definitivo di altre famiglie composte da bimbi con due mamme.

Abbiamo approfondito alcuni aspetti e step di questa importantissima sentenza insieme all’avvocato Miri che già nel 2019 si è distinto nella vicenda delle carte d’identità. L’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, infatti, stabilì che sui documenti bisognasse scrivere madre e padre e non più genitore. La battaglia sui diritti all’identità personale fu vinta dal legale vastese in Cassazione e anche il Garante della Privacy si allineò sulla medesima posizione.

Avvocato Miri, ci racconti la storia delle due avvocate di Lucca. Cosa è accaduto?

“Glenda e Isabella stanno insieme dal 2016 e si sono unite civilmente nel 2022. A giugno è nata, in provincia di Lucca, la prima figlia concepita tramite fecondazione eterologa praticata all’estero, poiché nel nostro Paese è vietata. In quel periodo, sulla base di un’interpretazione giuridica che parte dal 2018, ovvero da quando sul tema si è aperto un ampio dibattito a livello giurisprudenziale, si è fatta strada l’idea che i sindaci potessero indicare sull’atto di nascita entrambe le mamme.

E così è stato nel caso delle due donne: il primo cittadino le ha registrate nell’atto di nascita entrambe come mamme. Nel 2023 Glenda e Isabella decidono poi di avere un altro figlio che nasce nell’aprile di quell’anno e che viene registrato allo stesso modo del primo. Nel 2024, però, il Procuratore del tribunale di Lucca decide di impugnare quel secondo riconoscimento perché nel frattempo si era creata una giurisprudenza consolidata della Corte di cassazione che aveva stabilito di non poter indicare la madre intenzionale come seconda.

L’unica forma di tutela, a quel punto, era l’adozione che però non è strumento adeguato a garantire i diritti dei bambini. Le nostre argomentazioni sono state accolte dal tribunale di Lucca che nel giugno 2024 ha emanato un’ordinanza chiedendo alla Consulta di valutare il caso. Quest’ultima ha poi deliberato non solo che l’adozione è inadeguata, ma che così come le coppie eterosessuali sono obbligate a riconoscere il figlio nato dalla fecondazione assistita, la stessa regola deve valere anche per quelle formate da due donne.

Una battaglia più difficile per quanto riguarda i due padri?

Sì, perché i valori costituzionali in gioco sono del tutto diversi.

In questo caso si può diventare genitori tramite l’adozione di un minore in stato di abbandono oppure tramite surrogazione di maternità. Sul fronte delle adozioni sarà una conquista che cercheremo di raggiungere perché è discriminatorio consentire solo alle coppie eterosessuali sposate la possibilità di adottare un bambino: anche coppie unite civilmente, due uomini o due donne, devono poter avere questa possibilità. A maggior ragione dopo la sentenza storica del marzo del 2025 che ha consentito l’adozione internazionale alle persone singole.

Dal momento che quest’ultima può essere eterosessuale o omosessuale, a mio avviso si scatena un cortocircuito. Diverso è il caso della gestazione per altri che è stata giudicata negativamente dalla Corte di cassazione e dalla Corte costituzionale poiché lederebbe la dignità della donna. Oggi la situazione di questi bambini è quella di essere figli del genitore che ha usato il proprio seme per la fecondazione, mentre l’altro papà può soltanto adottare il figlio già legalmente riconosciuto dal proprio marito o compagno.

Una situazione difficile da scardinare ma non mancheranno occasioni giudiziarie di verifica della tenuta. Nel frattempo a dicembre 2024 il Parlamento ha introdotto il reato universale di gestione per altri, ovvero non soltanto è vietata e punita penalmente, ma le coppie che decidono di rivolgersi all’estero una volta tornate in Italia vengono incriminate per aver commesso reato.

Com’è stata letta sul piano politico questa sentenza?

È stata letta male e interpretata in maniera ideologica. I partiti di maggioranza, fatta esclusione per alcuni esponenti di Forza Italia, l’hanno giudicata come sbagliata perché i giudici costituzionali avrebbero sostituito una ideologia al diritto naturale.

Ma questo non è veritiero perché i giudici si sono mantenuti esclusivamente sul crinale della Costituzione dicendo che esistono bambini che meritano la tutela.