CHIETI. Una pioggia di sanzioni e provvedimenti è il risultato dell’operazione “Ice Dream 2025”, la vasta campagna di controlli avviata dal Gruppo Carabinieri Forestale di Chieti nel settore delle gelaterie artigianali. Su tutto il territorio provinciale, 40 esercizi sono stati ispezionati dai militari del Nucleo Carabinieri Forestali di Villa Santa Maria, con il supporto del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agro-Alimentare e Forestale), con l’obiettivo di garantire la sicurezza alimentare, una corretta informazione al consumatore e contrastare la concorrenza sleale.
Il bilancio dell’operazione parla chiaro: due attività sospese, oltre 150 kg di prodotti sequestrati, una denuncia per frode commerciale e sanzioni amministrative per un valore superiore a 26.500 euro. Le ispezioni hanno evidenziato criticità diffuse non solo sotto il profilo igienico-sanitario, ma soprattutto in relazione all’etichettatura e alla trasparenza dell’offerta.
Igiene assente e tracciabilità inesistente: chiuso un laboratorio e una gelateria
In collaborazione con il Servizio SIAN del Dipartimento di Prevenzione (U.O.C. Igiene degli Alimenti e della Nutrizione) e con il Servizio Veterinario Igiene Alimenti di Origine Animale della ASL 2 Lanciano-Vasto-Chieti, è stato disposto il provvedimento di sospensione immediata e temporanea di una gelateria a Fossacesia Marina.
Presso un laboratorio artigianale di produzione gelati situato tra Archi e Atessa, sono state accertate violazioni amministrative riguardanti i requisiti generali di igiene e la tracciabilità degli alimenti. Le sanzioni ammontano a 4.500 euro. In seguito a queste irregolarità, l’autorità sanitaria ha disposto la sospensione dell’attività. Sono stati inoltre sottoposti a vincolo sanitario circa 154 kg di prodotti privi di qualsiasi indicazione o documentazione sulla tracciabilità, con un valore stimato di circa 3.500 euro.
Frodi commerciali e pratiche sleali: etichette ingannevoli
In diversi casi, le gelaterie hanno utilizzato denominazioni fuorvianti per promuovere gusti di gelato realizzati con ingredienti comuni, presentandoli come eccellenze italiane. Ad esempio, il gusto “Nocciola Piemonte IGP” veniva venduto senza l’impiego di nocciole certificate; il “Pistacchio di Sicilia” era in realtà prodotto con pistacchi di origine estera; il “Pistacchio di Bronte DOP” non indicava che la granella decorativa proveniva da pistacchi extracomunitari.
Il gelato non sempre è “artigianale”
In alcune gelaterie, insegne e slogan come “fatto e mangiato” o “gelateria artigianale” sono risultati fuorvianti. I controlli hanno rivelato che i prodotti venivano acquistati già pronti da fornitori esterni e non preparati in loco. Le autorità hanno quindi imposto la rimozione immediata delle diciture ingannevoli e richiesto l’adozione di misure correttive, con il rischio di ulteriori sanzioni da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).
Il “crafty”: quando il falso artigianale confonde il consumatore
Il fenomeno del cosiddetto “crafty”, ossia la presentazione di prodotti industriali come se fossero artigianali, è sempre più diffuso. Il consumatore medio, attratto da termini che evocano qualità, tradizione e lavorazione manuale, finisce spesso per acquistare gelati ottenuti da basi industriali, additivi e semilavorati senza esserne pienamente consapevole.
La mancanza di una normativa nazionale chiara sulla definizione di “artigianale” nel settore della gelateria crea una pericolosa zona grigia. Anche insegne apparentemente rassicuranti possono celare realtà ben diverse. In questo contesto, operazioni come “Ice Dream” rappresentano un segnale importante per tutelare la fiducia dei consumatori e valorizzare i veri artigiani del settore.
Nonostante le irregolarità abbiano riguardato quasi la metà delle attività controllate, è giusto sottolineare che molti imprenditori operano nel pieno rispetto delle regole, offrendo al pubblico prodotti genuini e di qualità.