VASTO. “Una vita felice significa aver combattuto”. Questo il messaggio denso di significato che l’attrice e scrittrice toscana Chiara Francini ha consegnato al pubblico del Vasto d’Autore Festival.
L’artista è stata ospite ieri sera ai Giardini d’Avalos per la presentazione del suo ultimo libro “Le querce non fanno limoni”.
Al centro della storia la partigiana Delia, “donna che ha resistito tutta la vita, al disincanto, alla guerra ma soprattutto alla vergogna che è sempre il primo mantello che ci mettono addosso per controllarci. La vergogna non è mai soltanto un’esperienza personale, ma un’arma di manipolazione di massa, istituzionalizzata ed usata per controllare gli individui e in particolare con le donne. Perché se il senso di colpa ha a che fare con ciò che si fa, la vergogna ha a che fare con ciò che si è. E la mia Delia non si è mai vergognata di esistere. Gli uomini vengono educati al successo e alla rivincita e sono abituati a sbatterla fuori soprattutto su noi donne che conosciamo bene il dolore perché siamo abituate a sanguinare una volta al mese”.
Ad intervistarla è stata la giornalista Alessandra Angelucci, dell’Huffington Post che con la scrittrice ha passato in rassegna i temi toccati nel libro: “Il romanzo esplora l’amicizia, l’amore, la crescita personale e le sfide della vita. La storia si concentra su personaggi che affrontano momenti di cambiamento e di scoperta di sé. È un libro che invita a riflettere sulla forza interiore e sulla capacità di adattarsi alle difficoltà, il tutto con uno stile leggero e coinvolgente”.
E sul titolo del libro, ecco cosa ha detto Francini: “È una frase che mi ha detto mia madre, una metafora che richiama l’idea di accettare e valorizzare le proprie caratteristiche e peculiarità. Le querce, che sono alberi forti e robuste, rappresentano le persone che hanno una personalità stabile e decisa, mentre i limoni sono frutti che spesso simboleggiano l’irritazione o qualcosa di acido. Può essere per questo interpretata sia in senso positivo, ovvero che ognuno ha il proprio percorso e la propria natura, sia in senso più amaro, riconoscendo che non tutti possono trovare il loro posto ideale o sbocciare dove vorrebbero”.




