giovedì 18 Dicembre 2025
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Nuova classificazione comuni montani: “L’Abruzzo rischia di perderne circa 50”

ABRUZZO. La nuova classificazione rischia di spaccare l’Italia in due e di penalizzare gravemente l’Appennino. I calcoli sono allarmanti: a livello nazionale verrebbero ‘depennati’ 1200 municipi, facendo scendere il totale da 4000 a 2800. In questo scenario, l’Abruzzo pagherebbe un prezzo altissimo: rischiamo di perdere circa 50 Comuni. È un taglio inaccettabile”.

Lo dichiara Lorenzo Berardinetti, presidente Uncem Abruzzo, commentando le ipotesi sui nuovi parametri per l’accesso al Fondo montagna.

“Applicare criteri rigidi, come la combinazione tra quota e pendenza, significa favorire le Alpi a discapito della dorsale appenninica”, spiega Berardinetti. “Si sta creando una distinzione pericolosa tra una montagna di serie A, quella delle vette più alte, e una di serie B. Ma l’Appennino ha una geografia complessa. Escludere le aree che non rispettano il vincolo dei 600 metri o delle pendenze significa tagliare fuori territori fragili che necessitano di tutele, non di esclusione”.

Berardinetti rilancia poi il pensiero del geografo Mauro Varotto. “Ha ragione il professore: se la legge vuole premiare chi cura la montagna, alzare i limiti è un errore. Bisognerebbe semmai abbassarli, rispettando lo spirito dell’articolo 44 della Costituzione. La toponomastica ci ricorda che esistono montagne vere anche a quote basse. Cancellare le ‘terre di mezzo’ vuol dire colpire le zone storicamente più abitate, oggi in crisi di spopolamento”.

“Uncem lo ripete da vent’anni: i criteri puramente altimetrici generano solo attriti e illogicità”, conclude il Presidente. “Non servono nuove classificazioni che dividono, ma politiche che uniscano. Dobbiamo costruire alleanze tra città e montagna, non alzare muri burocratici che lasciano indietro le nostre comunità”.

“E’ una deriva molto pericolosa, che va nella direzione esattamente opposta rispetto a quanto chiediamo e auspichiamo. Il governo riveda la decisione”: così Angelo Radica, presidente di ALI Abruzzo, commenta la dichiarazione del ministro Roberto Calderoli sui nuovi criteri di classificazione dei Comuni montani.

Radica prosegue: “E’ in primo luogo un metodo, quello tutto incentrato su criteri fisici come l’altimetria e la pendenza, che non può che penalizzare i territori degli Appennini rispetto a quelli alpini. Non serve chissà quale competenza per intuire che gran parte del taglio dei Comuni avverrà sugli Appennini: significa che ci saranno meno risorse per le aree interne e montane del Centro – Sud, Abruzzo compreso”.

Per il presidente regionale di ALI è tuttavia “l’approccio a essere radicalmente sbagliato: invece di allentare i vincoli per sostenere le zone più fragili, questi si inaspriscono. Bisognerebbe fare il contrario, ovvero fare in modo che le aree interne tutte siano sostenute in modo stabile e continuo. Vanno introdotti per esse standard ad hoc per dotarle di servizi fondamentali come la scuola, la sanità, i trasporti, anche se non rispettano parametri di popolazione richiesti in pianura e in città. Come abbiamo sottolineato in un importante momento di confronto recentemente tenuto dalla nostra associazione a Fabriano, la Strategia nazionale aree interne deve diventare una politica strutturale, vanno rafforzati piccoli Comuni e Comunità montane attraverso assunzioni e formazione e vanno favorite le politiche di fusione e gestione associata dei servizi, occorre la fiscalità di vantaggio. Vanno promosse le filiere locali, l’agricoltura multifunzionale e il patrimonio culturale, paesaggistico e identitario”.