VASTO. Prestigioso riconoscimento per la dottoressa Maria Amato, primario di radiologia del San Pio di Vasto.
Questo il suo commento a margine della cerimonia di consegna:
“Lavoro a Vasto dall’88, dal secolo scorso, e per le tecnologie di diagnostica per immagini è un tempo enorme.
Sono primario radiologo a Vasto dal 2007. Quando mi è stato attribuito l’incarico ero una delle poche donne in Italia a ricoprire questo ruolo, l’ho fatto con fierezza, accompagnata da una frase di mio padre ‘non dimenticare mai che lo Stato ti fa l’onore di essere la sua faccia per i malati’
Io ho fatto questo nella mia esperienza lavorativa, ho messo a disposizione della salute pubblica nel Sistema Sanitario Pubblico la mia competenza e il mio tempo, salvo per cinque anni 2013-2018 per una meravigliosa esperienza parlamentare. Per poi tornare con gioia al mio lavoro.
Se dovessi dire cosa c’è di speciale nella mia vita lavorativa da meritare un riconoscimento direi senza esitazione i miei collaboratori, tecnici e medici, con cui ho costruito un modello organizzativo accogliente, in cui cerchiamo di trovare soluzioni a pazienti sempre più disorientati”.
Ad annunciarlo sui social è la stessa direttrice della Radiologia del nosocomio vastese, che è stata insignita del Premio “Medicina d’Abruzzo”, giunto alla sua 15esima edizione.
E continua: “Siamo stati riferimento per il territorio del vastese e anche dell’area di confine col Molise in epoca covid, garantendo la TC del torace con accesso diretto su percorso protetto per i long covid.
Ho riconosciuto ai tecnici di radiologia il ruolo, la competenza e la dignità della loro professione già prima che si parlasse di professioni sanitarie.
Abbiamo numeri alti di produttività, garantendo la qualità della diagnosi, ovviamente rapportati ad un ospedale periferico in cui la innovazione tecnologica in tempo di tagli non è stata facile.
Il mio reparto ha la certificazione Eusoma, in rete con il percorso senologico per cui Ortona è il riferimento aziendale.
Vasto è un ospedale di transito per i pazienti, verso Chieti e Pescara centri hub, ma anche per i medici in continuo tournover.
Ho cercato di potenziare settori interessanti per tenere legati medici radiologi, e ora presento come un successo quello che è in realtà il lavoro dei miei collaboratori, una sezione di TC coronarica e una di interventistica antalgica osteoarticolare.
Ho cercato di incidere nella sburocratizzazione delle procedure in particolare per la restituzione del referto quando questo contiene una brutta notizia, parlando con i pazienti, per evitare che siano soli a leggere diagnosi non sempre comprensibili, soli a cercare significati sul web, aggiungendo dolore a dolore.
La verità è necessaria ma deve lasciare aperto lo spazio alla speranza, rispondendo alla domanda “e adesso?”
E la risposta a questa domanda è nel principio che la medicina qualche volta guarisce ma sempre cura.
“Non so se la quotidianità del mio lavoro giustifichi un premio, io sono questo, un medico che ama profondamente il suo lavoro, vive la bellezza delle immagini e la fierezza di essere parte di un sistema sanitario pubblico.
Devono aver pensato che la quotidianità del mio lavoro fosse sufficiente per il Premio Medicina Abruzzo. È stato bello”.