X
domenica 29 Giugno 2025
Cerca

Morte Antonio Fabiano: salma trasferita a Chieti in attesa dell’autopsia

TORINO DI SANGRO. È stata trasferita all’obitorio di Chieti la salma di Antonio Fabiano, l’operaio 46enne di Roccaspinalveti morto ieri pomeriggio in un cantiere di un campeggio in località Lago Dragoni (Leggi). La Procura di Vasto ha disposto l’autopsia, ma al momento non è stato ancora affidato l’incarico al medico legale.

Intanto, il cantiere dove è avvenuto il tragico incidente è stato posto sotto sequestro, così come il mezzo coinvolto, la betoniera che avrebbe colpito l’uomo, uccidendolo sul colpo.

Secondo una prima ricostruzione, Antonio Fabiano stava lavorando nel cantiere quando è stato colpito da un tubo meccanico della betoniera mentre era in corso una gettata di cemento per realizzare un cordolo. L’impatto è stato fatale: i colleghi hanno subito allertato i soccorsi, ma quando i sanitari del 118 sono arrivati sul posto non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Sul luogo della tragedia sono intervenuti anche i Vigili del Fuoco e i Carabinieri della compagnia di Ortona, che hanno avviato le indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto.

Le verifiche sono ora in corso per accertare eventuali responsabilità e il rispetto delle norme di sicurezza nel cantiere.

Dolore e rabbia sono stati espressi dalla Fillea e dalla Cgil di Chieti: “Nel pomeriggio di ieri, 18 febbraio, si è consumata l’ennesima tragedia del lavoro.

Antonio Fabiano,  che stava lavorando per un’azienda del settore edile del proprio paese, è morto poco prima delle 16, dopo essere stato colpito dal braccio di un’autobetoniera. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo stava lavorando a terra, quando è stato travolto dal braccio dell’autobetoniera. La ditta stava effettuando lavori all’interno del complesso turistico Miramare Village di contrada Lago Dragoni.

Si tratta dell’ennesima morte sul lavoro: una catena infinita di vite spezzate.

Una mattanza che ha delle cause e delle responsabilità. Perché nel nostro paese non si investe sulla cultura della sicurezza, i controlli sono ridotti al lumicino, la catena infinita di appalti e sub-appalti de-resposabilizza il committente.

Dobbiamo smettere con la retorica della tragica fatalità, perché le responsabilità della politica – incapace di intervenire con serietà per arrestare questa scia di sangue – sono evidenti.

Solo prevenendo, creando cultura della sicurezza e aumentando i controlli e quindi le risorse economiche dedicate, si può combattere realmente questa piaga, che sino ad oggi invece è stata – nei fatti – non solo consentita ma anche incentivata da scelte politiche che guardano solo al profitto anziché alla tutela della vita dei lavoratori.

In questo momento il nostro pensiero va alla famiglia e a tutte le persone che erano più vicine al lavoratore. La Fillea e la Cgil di Chieti mette a disposizione della famiglia tutti i servizi di assistenza e tutela di cui dispone il sindacato”.

Federico Cosenza