VASTO-TORINO DI SANGRO. Un imprenditore agricolo di 54 anni è stato condannato a un anno di reclusione, pena patteggiata, per caporalato. L’uomo impiegava quattro lavoratori di origine nigeriana, costretti a lavorare per pochi euro l’ora e a vivere in una casa fatiscente, priva perfino di servizi igienici. Uno degli operai aveva riportato una ferita a un occhio durante le attività nei campi. La sentenza è stata emessa dal giudice Fabrizio Pasquale al termine dell’udienza tenutasi ieri mattina presso il Tribunale di Vasto.
Questo il commento dell’ avvocato Antonino Cerella, unitamente al collega Vincenzo del Re: “Abbiamo ottenuto, con il consenso del Pm Silvia Di Nunzio, il parere favorevole per un patteggiamento contenendo la pena nel minimo”.
L’imprenditore è purtroppo recidivo, infatti in precedenza era stato già condannato per un caso analogo a 1 anno e 8 mesi con pena patteggiata.
Il caso si inserisce in un contesto più ampio di sfruttamento lavorativo che continua a interessare molte aree agricole italiane. Si stima che circa 200 mila braccianti lavorino in condizioni irregolari, spesso privi di tutele, costretti a orari massacranti e a vivere in alloggi precari.
Il fenomeno del caporalato, cioè l’intermediazione illecita e lo sfruttamento della manodopera, riguarda non solo il Sud ma anche diverse regioni del Nord, dove il ricorso a lavoratori stranieri è in costante aumento. Nonostante le misure introdotte dalla legge 199 del 2016 e i controlli delle autorità, lo sfruttamento nei campi resta una delle piaghe sociali più difficili da estirpare.
Federico Cosenza