domenica 28 Dicembre 2025
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Bimbo intossicato, la mamma vuole sia affidato ai nonni: “Ci dobbiamo ammazzare”

VASTO. «Ci siamo bevuti il detersivo, ci dobbiamo ammazzare». Sarebbero queste le parole che la donna del Vastese, oggi indagata per lesioni aggravate, avrebbe pronunciato davanti al marito subito dopo aver ingerito e fatto ingerire al figlio neonato del detersivo per i piatti (Leggi).

Il bambino, di tre mesi e mezzo, era stato portato d’urgenza dieci giorni fa all’ospedale San Pio da Pietrelcina di Vasto per un sospetto avvelenamento. A recepire l’allarme era stato proprio il padre, che aveva notato la tutina del piccolo sporca di schiuma e aver sentito quella drammatica frase della moglie è andato di corsa al pronto soccorso.

Qui gli operatori sanitari, come previsto dal protocollo, avevano allertato le forze dell’ordine e sottoposto mamma e figlio alla lavanda gastrica. Agli investigatori la donna avrebbe dichiarato di non riuscire più a sopportare il pianto del bambino.

Gli inquirenti hanno rilevato una forma di anaffettività, evidenziata dal fatto che, almeno inizialmente, la madre non avrebbe chiesto notizie sulle condizioni del figlio. Il suo legale, l’avvocato Antonino Cerella, ha però sottolineato come la donna si sia ravveduta, spiegando che la quantità di detersivo somministrata al piccolo era minima e che la stessa sostanza era stata ingerita anche da lei.

Per questo la Procura ha contestato il reato di lesioni aggravate e non quello di tentato omicidio. Un gesto che, secondo la difesa, sarebbe stato il frutto di una situazione degenerata e che la donna ora sta cercando di affrontare con determinazione, intraprendendo un percorso di cura per poter tornare ad abbracciare il figlio.

«Sta seguendo un iter psicologico e farmacologico – ha spiegato l’avvocato del foro vastese – dimostrando una piena consapevolezza e un profondo pentimento per quanto accaduto».

Tra i primi passi la richiesta che il bambino venga temporaneamente affidato ai nonni paterni, così da evitare l’inserimento in un istituto o l’avvio di una procedura di adozione. È questo il desiderio espresso dalla donna al suo legale e che è attualmente ricoverata e seguita nella clinica psichiatrica regionale, dove rimane sotto osservazione. Ancora provata, tramite il suo legale intende presentare un’istanza al tribunale per i minorenni affinché il figlio possa vivere provvisoriamente con i nonni. Durante l’udienza di convalida del divieto di avvicinamento e dell’applicazione del braccialetto elettronico, svoltasi il 12 dicembre davanti al gip del tribunale di Vasto, Fabrizio Pasquale, l’indagata ha ammesso ogni addebito.

Ha confessato di aver fatto ingerire al neonato una quantità di detersivo pari a un cucchiaino da caffè e di averne assunto la stessa sostanza. Alla base del gesto, la difficoltà nel gestire il pianto continuo del bambino, aggravata da un profondo stato di prostrazione fisica e psicologica insorto nel periodo immediatamente successivo al parto.

Il Tribunale per i minorenni ha così disposto la sospensione della potestà genitoriale sia nei confronti della donna, sia del padre, perché non avrebbe vigilato abbastanza sull’operato della moglie. Si attende intanto il prossimo 22 dicembre per l’udienza nel corso della quale si deciderà se il bambino potrà essere affidato ai nonni paterni, come proposto dai servizi sociali e come voluto fortemente dalla mamma.

Resta intanto in vigore il provvedimento del Tribunale penale che impone alla donna il divieto di avvicinamento al figlio entro il limite di 500 metri e l’obbligo di inossare il braccialetto elettronico, il cui rifiuto farebbe porterebbe al divieto di dimora nel comune di Vasto. Alla base dell’accaduto vi sarebbe un momento di particolare fragilità, riconducibile con ogni probabilità a una depressione post partum, che avrebbe portato anche la donna ad un gesto autolesionistico, ingerendo il liquido tossico.

Lea Di Scipio