VASTO. L’importanza di questo pesce affusolato appartenente alla famiglia degli Anguillidae sta proprio nel suo grande valore alimentare, e per tale peculiarità viene ricercato in Italia da i pescatori sportivi ed agonisti soprattutto nelle cosiddette valli (un esempio su tutti le valli di Comacchio, dove non solo la pesca, ma l’allevamento stesso di anguille è divenuto il fulcro di una florida attività).
La pesca all’Anguilla è molto praticata nel nostro paese sia tramite tecniche di pesca moderne ed elaborate, sia con espedienti antichi, rudimentali ma ancora efficaci; in ogni caso, come noi di piscor.com ben sappiamo, il principio base per giungere alla cattura di tale pesce vertebrato (che può superare il metro e mezzo di lunghezza negli esemplari femmina, più grandi dei maschi, e può arrivare a vivere anche 30 anni) è sicuramente sfruttare la sua spiccata voracità.
Una delle caratteristiche fondamentali che garantiscono la longevità e l’ottimo stato di salute generale dell’Anguilla è certamente la grande capacità che questo “serpente d’acqua dolce” dimostra nel sapersi adattare a diverse condizioni idro-ambientali: la si può trovare nelle acque salmastre di canali, valloni e foci (anche con un tasso d’inquinamento alto), come in acque marine prossime alle coste, come ancora in acque sorgive d’alta quota; in definitiva: la sua presenza è garantita nelle acque interne di quasi tutta Italia.
Per quel che concerne le tempistiche relative alla pesca all’Anguilla occorre demitizzare il diffuso luogo comune secondo il quale questo pesce si peschi soloed esclusivamente di notte; se è vero infatti che gli Anguillidae(Anguille ma anche Capitoni) iniziano a muoversi con l’ora del tramonto è altrettanto vero che essi possono intraprendere la loro attività di caccia anche in ore diurne nelle acque calme, velate, sabbiose e, in occasione di lievi perturbazioni che “sporcano” l’acqua infangandola il giusto, addirittura possiamo insidiarle nelle ore centrali del giorno.
In tutti i casi effettivamente il lasso di tempo ideale per braccare l’Anguilla intercorre tra il tramontoe la mezzanotte ponendo attenzione anche al satellite lunare che non deve essere pieno, ma nel suo primo nuovo quarto.
Riguardo al discorso relativo all’attrezzatura ideale è giusto sottolineare che ci occorre sicuramente una canna robusta ed affidabile in quanto l’Anguilla è un pesce molto combattivo; la lunghezza della canna può variare dai 3.50ai 4 mcon potenza non inferiore ai 30 g ed una spiccata rigidità di punta, possibilmente munita di anelli realizzati con materiali qualitativamente validi (Torzite, Alconite).
Il discorso relativo alla robustezza della canna di fondo è valido anche per il mulinello: non è necessario che esso rechi velocità nel rapporto di recupero, l’ideale è che sia un articolo robusto, munito di bobina molto capiente per ospitare nylon di diametri alti (0.30 mm è il giusto compromesso), e, non ultimo, che sia dotato di una buona frizione.
La lenzadeve essere ben piombata a circa una trentina di cm dall’amo (il peso varia a seconda della presenza o meno di corrente) in quanto l’Anguilla si nutre sul fondo: pescare col galleggiante in questo caso è un approccio quanto meno sbagliato, se non improponibile.
Non molti gli altri accessori atti a praticare questa affascinante tipologia di pesca; sicuramente sarà utile un buon guadino e, considerando la scarsa visibilità notturna, avvisatori acustici e luminosi di abboccata ed una potente lampada non possono, anzi, non devono mancare. Se poi il pescatore vuole vivere la sua esperienza crepuscolare di pesca all’Anguilla in totale comfort può montare un tenda da carpfishing e dei ben stabili reggi canne.
L’aspetto forse più importante e selettivo per quel che concerne la pesca all’Anguilla è rappresentato dalla scelta dell’esca: questo pesce di fondo ha abitudini alimentari onnivore, può cibarsi di insetti, piccoli pesci, piccoli vertebrati e larve, di conseguenza il pescatore può contare sull’impiego di un vasto parco esche restando però consapevole del fatto che, in ogni caso, un appetitoso verme di terrao un “grappolo” di larve carnarie(Bigattino) rappresentano i “piatti preferiti” della nostra Anguilla; discreta efficacia, se innescate, recano anche frattaglie ed interiora di pollo.
L’azione di pesca deve riferirsi alle dinamiche relative alla pesca a fondo, si cerca di lanciare in sezioni di acqua possibilmente prive di ostacoli sul fondale (è utile osservare bene di giorno il “campo di battaglia” affinché si possa agire “a memoria” durante le ore notturne).
Al momento della ferrata inizia un vero e proprio combattimento con il pesce, il quale, per istinto primordiale, cerca di restare ancorato al fondo nel vero senso della parola(infatti la prorompente forza che l’Anguilla possiede nella coda fa si che essa utilizzi questa sua appendice per aggrapparsi a rami e rocce che incontra sul fondale).
Il pescatore, dal canto suo, ha il compito di condurre, almeno nella fase iniziale del combattimento, una trazione costante, senza ne forzare troppo ne allentare la tensione del filo, con lo scopo di far staccare la preda dal fondo e condurla in acque libere.
Una volta salpata l’Anguilla è opportuno afferrarla con un canovaccio in quanto la presa a mani nude è pressappoco impossibile.
Per concludere il bel discorso relativo all’Anguilla preme fare un osservazione importante relativa alla scelta dell’esca al fine di evitare la competizione con un concorrente scomodo tanto alle anguille stesse quanto al pescatore; tale ostacolo porta il nome di Pesce Gatto.
La presenza, insieme all’Anguillla, di Ictaluridi nel medesimo habitat fa si infatti che questi ultimi attacchino sempre per primi il nostro lombrico o larva carnaria che sia, rubando il tempo alle Anguille e provocando delusione in noi altri pescatori, convinti di trascorrere una genuina serata di pesca ed invece ritrovatisi a ferrare e slamare piccoli Siluri senza sosta.
Per ovviare a questa invalidante questione è opportuno compiere una selezione di esca evitando appunto lombrichi e bigattini (troppo apprezzati dal pesce gatto) optando invece per grosse Sanguisughe (reperibili sotto le pietre immediatamente adiacenti all’argine del fiume o canale che sia) o per il pesce morto accuratamente innescato.