L'informativa urgente di Speranza sull'aggiornamento della campagna vaccinale

Emergenza coronavirus gio 15 aprile 2021
Attualità di La Redazione
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Il ministro Roberto Speranza ©leggo.it
Il ministro Roberto Speranza ©leggo.it
Informativa del 15 aprile del Ministro della Salute

ROMA. Al di là delle polemiche politiche di questi giorni, il Ministro della Salute, Roberto Speranza, stamani ha tenuto una informativa urgente del Ministro della Salute in merito all'aggiornamento della campagna vaccinale.

«In un rapporto costante e costruttivo con il Parlamento, che, in questi mesi di emergenza, ho provato sempre a garantire con tempestività e disponibilità, considero più che mai opportuno il dibattito che stamattina svolgeremo a partire dalla mia informativa. Lo ritengo un confronto necessario per offrire ulteriori informazioni aggiornate sulla nostra campagna di vaccinazione e sull'utilizzo, in modo particolare, del vaccino AstraZeneca, alla luce delle ultime comunicazioni di EMA. Lo accolgo come un'utile opportunità per ascoltare pareri e proposte che possano aiutarci ad affrontare al meglio la fase nuova che ora si apre.

Prima di qualsiasi altra considerazione sulla campagna di vaccinazione, c'è una domanda di fondo alla quale dobbiamo provare a rispondere, a distanza di oltre un anno dal primo focolaio di Codogno. è la domanda che ci sentiamo ripetere ogni giorno, è la domanda che si pongono tutti gli italiani, di ogni età e condizione sociale: quando ne usciremo? Quando comincerà la vera ripartenza, dopo mesi in cui il virus ha moltiplicato le sofferenze, le difficoltà economiche e la solitudine di milioni di donne e di uomini? Ecco perché voglio dare, oggi, da Ministro della Salute, innanzitutto, un messaggio di determinazione e di fiducia.

Non sottovaluto le difficoltà che abbiamo ancora davanti, né le sofferenze delle persone, ma credo che ci siano le condizioni per guardare con ragionata fiducia alla fase che si sta aprendo.

In ogni giorno di questa nostra terribile esperienza ho avvertito l'obbligo, civile e morale, di dire sempre la verità al Paese sulla situazione epidemiologica. Resto convinto che questo sia un dovere inderogabile di chi ha responsabilità di Governo. Ho detto la verità quando era scomoda e sinonimo di sacrifici, e lo faccio adesso, prospettando l'inizio di una possibile fase diversa, proprio grazie alla campagna di vaccinazione, che oggi supera 14 milioni di somministrazioni.

Finalmente ci sono le condizioni per raccogliere i primi concreti risultati del lavoro che svolgiamo da molti mesi, tra mille difficoltà, e dentro un'emergenza sanitaria senza precedenti, aggravata da varianti più pericolose e non prevedibili.

Stiamo ai fatti, agli elementi che delineano la possibilità di una fase nuova. Il primo fatto: i numeri, che, come sempre, sono più chiari di mille parole. Tra dicembre e marzo, abbiamo ricevuto poco più di 14 milioni di dosi di vaccino; tra aprile e giugno ne riceveremo oltre il triplo. È un primo risultato che attendevamo e che ci siamo impegnati a fondo per ottenere, l'inizio di una fase davvero differente. Si tratta con ogni evidenza di numeri importanti, sufficienti ad abbassare il dato quotidiano delle vittime del COVID, a ridurre la pressione sulle nostre terapie intensive e sugli ospedali, a ostacolare in modo significativo la trasmissione del virus. È questa la prima e necessaria condizione della svolta verso la ripresa. Non dimentichiamolo mai: i vaccini sono la chiave vera per aprire la nuova stagione.

Il secondo fatto. In queste ultime settimane abbiamo creato le condizioni per mettere in campo un numero molto alto di vaccinatori. Ci sono le coperture economiche per far fronte a questa spesa e, naturalmente, il Governo è pronto in ogni momento a rimpinguare il fondo vaccinazioni in caso di necessità. L'Italia è, quindi, pronta ad una ulteriore accelerazione. Abbiamo siglato, in questi ultime settimane, accordi necessari con categorie molto importanti, sempre d'intesa con le regioni, che sono pronte a impegnarsi in uno sforzo condiviso. A questo proposito, ripeto ancora una volta numeri che ho già ricordato in altre circostanze. Grazie ai protocolli siglati possiamo contare: su circa 42 mila medici di medicina generale, su circa 7 mila pediatri di libera scelta, su circa 38 mila medici specializzandi, su circa 18 mila specialisti ambulatoriali, su 63 mila odontoiatri e, poi, ancora, su 270 mila infermieri del Servizio sanitario nazionale, che con un'apposita norma abbiamo autorizzato a poter svolgere prestazioni aggiuntive al di fuori dell'orario di lavoro; e, poi, ancora, 25 mila farmacisti hanno iniziato il loro corso di formazione e hanno dato disponibilità circa 11 mila farmacie, che diverranno luoghi di vaccinazione. A tutte queste donne e a tutti questi uomini va la profonda gratitudine del Governo e credo di tutto il nostro Paese (Applausi).

A questi accordi, che come dicevo considero molto rilevanti, va aggiunto il protocollo sottoscritto dal Ministero del Lavoro e da quello della Salute, siglato il 7 di aprile da tutte le organizzazioni sindacali e dalle sigle di rappresentanza delle imprese italiane. Appena avremo più dosi a disposizione, vaccineremo anche nei luoghi di lavoro. È stata una bella pagina per il nostro Paese vedere l'accordo unanime su questo obiettivo di tutte le forze sociali.

Voglio entrare ancora più nel dettaglio sui numeri del prossimo trimestre, per fare chiarezza e motivare al meglio la possibilità di una svolta. Come ho ricordato, nel secondo trimestre, i contratti europei prevedono circa 50 milioni di vaccini in arrivo nel nostro Paese. È di ieri la notizia che Pfizer anticiperà per l'Unione europea 50 milioni di dosi, dal quarto al secondo trimestre. È un'ottima notizia, che porterà in Italia il 13,6 per cento di questi 50 milioni, che equivale a poco meno di altre 7 milioni di dosi.

Prudenzialmente, il commissario straordinario Figliuolo sta lavorando sulla base di 45 milioni di vaccini in arrivo entro giugno. Voglio ringraziarlo, qui in Aula oggi, per il lavoro prezioso che sta svolgendo assieme al capo dipartimento della Protezione civile Curcio (Applausi) e in costante raccordo con il Governo. Quarantacinque milioni di dosi in un trimestre ci mettono nelle condizioni di completare le fasce anagrafiche più a rischio. Abbiamo somministrato la prima dose al 76 per cento delle persone con più di ottant'anni, mentre siamo al 30 per cento di quelle tra 70 e 80 anni. Il nostro obiettivo è, entro questo trimestre - il secondo trimestre - somministrare la prima dose al target sopra i 60 anni, dove si sono concentrati il 95 per cento dei decessi. Vaccinare prima di tutto i più anziani è corretto, perché consente di salvare vite umane e io credo che questo valga più di ogni altra cosa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Per questa ragione, sin dal 2 dicembre, quando ho illustrato per la prima volta il piano al Parlamento, quello anagrafico è stato il criterio fondamentale del nostro piano strategico. Ora, anche alla luce della nuova ordinanza del commissario Figliuolo, tutte le regioni devono attenersi a queste indicazioni.

Vorrei ora concentrarmi sui contratti europei. Dobbiamo evitare letture superficiali. La cooperazione con le istituzioni europee e con gli altri Paesi, in questi mesi terribili, è stata costante, impegnativa e io continuo a pensare proficua. È innegabile che ci siano stati ritardi ed alcuni errori nella negoziazione e, certo, l'Unione europea ha scontato la propria debolezza nella produzione autonoma di vaccini, a cui si sta provando a porre rimedio, ma una competizione a tutto campo, una guerra di tutti contro tutti avrebbe prodotto uno scenario disastroso.

Fare meglio non significa, per me, fare da soli. È una pericolosa illusione immaginare che l'Italia da sola, senza l'Europa, sarebbe stata più forte nella trattativa con le multinazionali del farmaco e avrebbe avuto a disposizione, in tempi più rapidi, una quantità maggiore di vaccini. È vero esattamente il contrario. La decisione di comprare insieme i vaccini è stata giusta, l'unico modo per equilibrare la forza delle multinazionali farmaceutiche su beni pubblici fondamentali, come i vaccini. E noi continueremo a comprare ancora assieme, a livello europeo, anche per il fabbisogno dei prossimi anni. Ora stiamo lavorando per rendere l'Italia più forte nella produzione di vaccini sicuri ed efficaci. Tra le iniziative, già ben avviata quella di ReiThera, che potrà portarci ad avere il primo vaccino italiano in produzione e distribuzione.

In questi mesi, nel dibattito europeo, abbiamo promosso iniziative, avanzato proposte, costruito una forte rete di relazioni internazionali, abbiamo collaborato lealmente e fatto sentire la nostra voce critica, ma sempre con correttezza. La lezione che dobbiamo trarre da questa vicenda è che serve un'Europa più veloce, più integrata e più autorevole, a maggior ragione, nella fase cruciale che si sta aprendo - quella degli investimenti - per far ripartire le nostre economie.

Il programma Next Generation EU ha segnato un cambiamento importante, sarà fondamentale in questa ripresa. Le schede progettuali che abbiamo già inviato a Bruxelles disegnano una riforma complessiva della sanità italiana, che non solo fa tesoro dell'esperienza di questi mesi durissimi, ma descrive anche una netta inversione di tendenza dopo troppi anni di tagli.

Ora voglio riferire sulla questione AstraZeneca, che era oggetto della richiesta di questa informativa. Si tratta di una questione delicata, che dobbiamo trattare con chiarezza e precisione. Anche in questo caso, stiamo ai fatti e ai numeri. Innanzitutto, voglio ricordare che ogni nostra scelta, anche sui vaccini, è da sempre guidata dall'evidenza scientifica e dal principio di precauzione. È un tratto distintivo della nostra cultura, come Paese, e delle buone pratiche della sanità pubblica e, da questo orientamento di fondo, non ci siamo mai spostati neanche di un millimetro. Abbiamo sempre deciso sulla base delle evidenze scientifiche, delle informazioni in nostro possesso, di concerto con EMA e AIFA. È una garanzia per i cittadini europei che, con la farmacovigilanza, vengano costantemente monitorate l'efficacia dei vaccini e le eventuali reazioni avverse. È un tratto di serietà che dobbiamo rivendicare, perché testimonia il rigore scientifico e il senso di responsabilità con cui lavoriamo ogni giorno per il bene dei nostri cittadini.

Ci sono, quando parliamo di AstraZeneca, come degli altri vaccini, due verità, che vanno sempre ricordate e spiegate. La prima è che la comunità scientifica internazionale ha compiuto un'impresa senza precedenti nella storia della medicina, rendendo possibile, in poco meno di un anno, la produzione di più vaccini per sconfiggere questo nuovo virus che ha colpito duramente il mondo intero. La seconda verità è che, in questa lotta contro il tempo, è fisiologico che, dopo milioni di inoculazioni, l'utilizzo di un vaccino possa essere ulteriormente valutato e anche, se necessario, rimodulato, relativamente alle fasce di età, sulla base delle evidenze scientifiche che maturano disponendo di una casistica molto più ampia. La rimodulazione nell'utilizzo di un vaccino è un'applicazione necessaria del principio di precauzione a cui prima facevo riferimento.

Fatta questa premessa ed entrando ancora più nel dettaglio, sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco.

AstraZeneca, come tutti gli altri vaccini messi in commercio in Europa, è un vaccino efficace e sicuro, è un vaccino che salva la vita delle persone. Lo abbiamo visto, in modo particolare, analizzando i risultati ottenuti sul campo nel Regno Unito: il successo della campagna vaccinale inglese si fonda prevalentemente sull'utilizzo di AstraZeneca in quantità che non sono state finora disponibili per le Nazioni europee. Voglio dirlo ancora più chiaramente: i vaccini che utilizziamo sono tutti efficaci e sicuri. Con AstraZeneca prosegue, senza tentennamenti, una dura discussione sui loro ritardi, spesso inaccettabili, nelle forniture all'Unione europea, che hanno gravemente decelerato le nostre campagne di vaccinazione. E la nostra determinazione a livello europeo nel portare avanti questa azione è legata alla certezza che quelle dosi non consegnate ci servono proprio perché il vaccino è efficace e sicuro.

Questo ci porta al tema dei rarissimi casi avversi che sono stati registrati utilizzando questo vaccino. Molti scienziati, negli ultimi giorni, in un dibattito pubblico che chiaramente va rispettato e ascoltato con attenzione, ci hanno ricordato che non esiste farmaco per cui si possano escludere al 100 per cento tutti gli effetti collaterali. L'EMA ha sottolineato, in più occasioni, in tutti i pronunciamenti formali, che i benefici di quel vaccino sono di gran lunga superiori ai rischi. Ci sono studi e ricerche autorevoli che, a mio avviso, rischiano, però, di non essere sufficienti a dissipare i dubbi che in questi giorni tormentano tante persone. Dinanzi ai dubbi, io credo che l'arma più efficace sia sempre la trasparenza. Ecco perché, ancora una volta, voglio ricordare con precisione i numeri del fenomeno di cui stiamo parlando: su 32 milioni di vaccinazioni effettuate e 222 segnalazioni, sono stati registrati 86 eventi avversi e, di questi, 18 sono risultati fatali. Parliamo, comunque, di un fenomeno, per quanto doloroso poiché ogni vita spezzata è una perdita grave, numericamente molto ridotto.

È evidente che non possiamo e non dobbiamo in alcun modo sottovalutare queste reazioni e questi casi. È evidente che dobbiamo mantenere alta l'attenzione e la vigilanza, come da oltre un anno ci impegniamo a fare, sul fronte di questa pandemia. È, infine, evidente che le modifiche e i cambi di rotta nelle indicazioni di somministrazione del vaccino, fanno parte esattamente di questa attenzione e di questa vigilanza.

La scelta che abbiamo fatto di raccomandare l'utilizzo del vaccino AstraZeneca per i cittadini fra i 60 e i 79 anni ha una duplice motivazione. La prima: le pochissime reazioni avverse sono concentrate, per il 90 per cento, nei vaccini al di sotto dei 60 anni. La seconda: sulla base dell'esperienza inglese, il vaccino AstraZeneca è particolarmente indicato nelle persone che abbiano un sistema immunitario in declino. La nostra è, quindi, una scelta che fa coincidere la massima sicurezza con il massimo di efficacia, in una fascia di popolazione che abbiamo urgenza di mettere al riparo. La nostra scelta è in sintonia con i principali Paesi europei.

Relativamente, poi, ai cittadini che hanno già ricevuto la seconda dose del vaccino AstraZeneca, i dati riferiti da AIFA sulla base dell'esperienza inglese non hanno bisogno di commento: su 600 mila vaccinati sono state registrate zero reazioni avverse in seguito alla seconda fase.

Nella giornata di martedì, la Food and Drug Administration statunitense ha sospeso l'utilizzo del vaccino Johnson & Johnson negli Stati Uniti d'America, avendo riscontrato sei eventi trombotici avversi su 7 milioni di somministrazioni. A seguito di questa decisione, l'azienda ha deciso di rimandare l'inizio della campagna di vaccinazione dei singoli Paesi europei. Seguiamo in queste ore, con la massima attenzione, la valutazione dei dati che emergono. Il nostro auspicio è che presto possano esserci elementi di chiarezza, che ci consentano di iniziare ad utilizzare un vaccino che riteniamo importante per la nostra campagna.

Ricordo che è prevista la consegna di 7,3 milioni di dosi nel secondo trimestre e di 15,9 milioni di dosi nel terzo trimestre, e che stiamo parlando, per Johnson & Johnson, di un vaccino monodose, che quindi può contribuire in modo significativo alla nostra campagna. Anche rispetto a Johnson & Johnson, come in tutte le altre occasioni, l'Italia valorizzerà le indicazioni della comunità scientifica. Con l'arrivo, finalmente, delle dosi di diversi vaccini in quantità massiccia, la campagna vaccinale italiana sta accelerando. Nelle prossime settimane, come ho ricordato, concentreremo tutte le nostre forze e risorse per completare le vaccinazioni degli ultraottantenni, degli ultrasettantenni e di tutti i soggetti fragili che abbiamo insieme individuato, anche grazie al lavoro di quest'Aula. È questa la priorità assoluta nel nostro impegno.

I dati mostrano che vaccinare funziona, con un netto crollo dei contagi e dei decessi tra le categorie che sono state più crudelmente colpite, fin dall'inizio, da questa pandemia: i nostri anziani a casa e nelle RSA, i nostri medici, infermieri, il personale sanitario a cui dobbiamo, ogni giorno, far sentire la nostra gratitudine e tra i quali, grazie alle vaccinazioni, la mortalità si è ridotta enormemente, del 95 per cento. Questi sono i numeri con cui abbiamo a che fare e quindi, insisto, non ci possono essere dubbi o esitazioni, solo vaccinando decine di milioni di italiani riconquisteremo le nostre libertà e sarà possibile una duratura ripresa economica.

Nel frattempo, in questo periodo di transizione, soprattutto nei prossimi due mesi, dobbiamo muoverci con senso di responsabilità. La prudenza e un accorto gradualismo nelle riaperture sono il più forte investimento che possiamo realizzare per un'estate di ripresa e di rinascita. Le misure che abbiamo adottato in queste settimane stanno producendo i loro effetti. Mentre in altri Paesi europei, penso ad esempio alla Germania, si registra, purtroppo, un nuovo peggioramento della situazione e si annunciano nuove misure restrittive, in Italia, per la terza settimana consecutiva, scende l'incidenza e l'Rt sui casi sintomatici è pari a 0,92. Sono risultati certamente incoraggianti, che devono indurci a scelte ben ponderate e proporzionali, come sempre, al quadro epidemiologico. A tal proposito voglio evidenziare un dato che da solo ci spieghi, in modo chiaro, perché dobbiamo continuare ad essere ragionevolmente prudenti. L'ultimo monitoraggio, dopo ben quattro settimane di misure molto severe, ci segnala che le terapie intensive occupate sono ancora al 41 per cento dei posti letto disponibili: è un dato, nella sua rilevanza, che dovrebbe far riflettere chi continua a sostenere che abbiamo adottato misure troppo severe (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Proprio sul livello di occupazione delle terapie intensive dobbiamo ascoltare e valutare, con la massima attenzione, il grido di accorato allarme che, ancora una volta, ci viene dai nostri medici. Voglio dirlo con franchezza: non possiamo continuare a chiamarli eroi e poi fare esattamente il contrario di quello che ci chiedono (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Commenti del deputato Mollicone), costringendoli in trincea, da soli, a combattere negli ospedali tra difficoltà e sofferenze…

Dall'esperienza di questi mesi abbiamo imparato che i tempi delle decisioni nel contrasto al virus sono determinanti. Dobbiamo essere tempestivi nelle chiusure quando serve, e non sbagliare tempi e modi delle riaperture, per non vanificare rapidamente i sacrifici fatti. Certo va data risposta alle preoccupazioni degli italiani, alla crescita intollerabile delle nuove povertà, alle difficoltà delle imprese e dei lavoratori, ma non esistono risposte semplici a problemi complessi con un elevato numero di variabili. Abbiamo il dovere di costruire una roadmap di allentamento graduale delle restrizioni che, voglio ricordarlo, sono sempre state approvate all'unanimità in Consiglio dei Ministri. Vogliamo dare certezze agli italiani e consentire a tutti una nuova stagione ma in sicurezza, come ha detto il Presidente del Consiglio Mario Draghi, senza mettere a repentaglio la salute e senza compiere scelte azzardate, che ci riporterebbero, in tempi brevi, a nuove chiusure. Con questi obiettivi è fondamentale, nelle prossime settimane, dare un segnale di unità, oltre che di fiducia e determinazione. Anche a chi fa polemica ogni giorno, io continuo a dire che serve unità, unità e unità come ho sempre fatto in questi mesi.

Sappiamo che ci sono finalmente le condizioni per uscire da questa lunga tempesta, a patto di muoverci tutti con un rinnovato spirito di coesione nazionale, come sovente ci ha chiesto di fare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Nelle prossime settimane, e ancora nei prossimi giorni e nelle sfide di ripartenza che arriveranno, dobbiamo tenere ferma la rotta. Dimostriamo, ancora una volta, sul campo la forza e la serietà del nostro Paese».

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