Sicurezza sul lavoro: “Il Covid ha aggravato una situazione già tragica”
Vasto “Servono politiche in grado di stimolare una produzione a più alto valore aggiunto e combattere drasticamente la precarietà”
VASTO. Oggi, 28 aprile, si celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, istituita dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), importante appuntamento di riflessione per lavoratori, datori di lavoro, organizzazioni datoriali e sindacali, governi ed enti . E’ finalizzata ad approfondire le problematiche inerenti la prevenzione degli infortuni e delle malattie in ambito lavorativo.
“Nel mondo, ogni anni, ci sono circa 2milioni e 800mila morti sul posto di lavoro e in particolare in questo periodo segnato dalla pandemia, il Covid aggrava una situazione già tragica. È un numero da brividi e non provengono solo da Paesi economicamente arretrati, come si potrebbe pensare, ma dalla ricca Europa con i suoi 200mila decessi all’anno per malattie professionali e 4mila per infortuni. L’Italia, purtroppo, primeggia con oltre 1.100 perdite annue”.
A parlare è il vastese Carmine Tomeo, che si occupa di sicurezza sul lavoro ed è da sempre impegnato sui temi cruciali legati al lavoro.
“I rischi più grandi sono legati soprattutto ai settori manifatturieri e delle costruzioni. La caduta dall’alto è uno dei principali, ma quello di cui non si tiene spesso conto è la pericolosità dell’esposizione ad agenti nocivi, tossici e a malattie che si contraggono nei luoghi di lavoro e che, oltre a provocare diverse centinaia di morti, causano anche menomazioni, incapacità ad continuare l’attività lavorativa e disagio da un punto di vista economico, sociale e familiare”.
Ma cosa possono fare le aziende, i controlli sono sufficienti? Ecco cosa ha risposto: “Sono necessari, ma fondamentalmente non basta parlare di cultura della sicurezza. Quest’ultima ha bisogno di basi solide per potersi reggere. In Italia, purtroppo, la struttura produttiva e il mercato del lavoro si fondano su un basso valore aggiunto e una competizione fatta sul costo del lavoro e ciò produce tanta precarietà. Non sono io a dirlo ma è l’Agenzia Europea per la Sicurezza sul Lavoro che indica, tra le principali cause di insicurezza, proprio questa precarietà, nonché le esternalizzazioni che si contano numerose sia nel settore pubblico che privato”.
E ancora: “Sui luoghi di lavoro le aziende devono cominciare a vedere nella sicurezza un investimento. Per ogni euro investito in sicurezza ne ritornano due. Da un punto di vista istituzionale bisognerebbe portare avanti politiche in grado di stimolare una produzione a più alto valore aggiunto e combattere drasticamente la precarietà. Chi vive questa condizione può rivendicare più difficilmente il diritto alla sicurezza”.
Ma chi è più esposto agli incidenti? “Dai dati emerge che, oltre ai lavoratori precari, quelli che possono avanzare con più difficoltà questo diritto è una percentuale abbastanza ampia di minorenni che subiscono infortuni, di cui circa il 9% riguarda minori di 19 anni e anche molti sotto i 14, che ci si aspetterebbe stiano in un parco o a studiare. Poi ci sono gli ultra 65enni che costituiscono il 7% degli infortuni mortali in Italia. Questo dovrebbe aprire la discussione su due tempi importanti. Da una parte il diritto alla pensione e dall’altro il ruolo della scuola e delle istituzioni nella formazione e nella crescita dei ragazzi”.