Come comunicare il dolore: lo spiega Chiara Moretti nel programma "Elisir"

Approfondimenti dom 16 gennaio 2022

Docente di Antropologia medica al Dipartimento di Medicina specialistica, diagnostica e sperimentale presso l'Università di Bologna

Attualità di Lea Di Scipio
2min
Come comunicare il dolore: lo spiega Chiara Moretti nel programma "Elisir" ©Rai 3
Come comunicare il dolore: lo spiega Chiara Moretti nel programma "Elisir" ©Rai 3

CASALBORDINO. "Come comunicare il dolore? Come lo si può fare in maniera costruttiva in modo che poi possa essere in qualche maniera alleviato?". 

Queste e tante altre le domande che Michele Mirabella e Benedetta Rinaldi , conduttori di “Elisir” , programma di medicina in onda su Rai 3, hanno rivolto alla professoressa Chiara Moretti in una puntata andata in onda venerdì mattina. 

Quest'ultima, originaria di Casalbordino, è docente a contratto di Antropologia medica al Dipartimento di Medicina specialistica, diagnostica e sperimentale presso l'Università di Bologna. 

Moretti ha parlato, dunque, di un tema delicato e sempre attuale, portando gli spettatori a riflettere: "Ogni cultura delinea le forme attraverso cui concettualizziamo il dolore e la sofferenza. Gli elementi culturali e sociali informano i modi in cui noi viviamo, facciamo esperienza del dolore, lo comunichiamo e lo manifestiamo. Il dolore è anche un evento culturalmente significativo se pensiamo ad esempio alla sua presenza in diversi rituali di iniziazione, quindi di passaggio all'età adulta e nei processi di metamorfosi identitaria. È anche presente nelle cerimonie religiose dove è addirittura necessario perché testimonia un momento importante di passaggio. Parliamo qui di dolori attivamente provocati, da un certo punto di vista, dagli attori sociali. In effetti però elementi sociali e culturali informano anche il dolore quando non è scelto e arriva a causa di una malattia o quando può diventare malattia esso stesso come nel caso del dolore cronico. In questo caso non solo il modo in cui non viviamo e lo comunichiamo ne facciamo esperienza sono culturalmente informati, ma anche i modi in cui lo trattiamo e cerchiamo di alleviarlo". 

E alla domanda: "Si può capire un dolore anche se non lo si è provato?" , ecco cosa ha risposto : "È molto complesso. Il dolore rimanda un po' ad una situazione paradossale perché è un fenomeno universale che proviamo tutti. Però nonostante questo, anche se proviamo a ricordare un dolore per avvicinarci ad uno che non è nostro e di cui noi non facciamo esperienza, comunque non saremo sicuramente certi di comprenderlo quando è vissuto da un'altra persona".

E non è mancato il riferimento ai social network luogo che "sta cambiando non soloil modo in cui si vive il dolore ma in cui si socializza e si condivide. Probabilmente il fatto di confrontarsi con persone che vivono la stessa situazione e che quindi sanno cosa significa può aiutare a renderlo più comprensibile. Da un altro punto di vista però mi sento di dire che non è sempre così e questo è connesso proprio alla singolarità dell'esperienza individuale che si fa dell'esperienza del dolore. Quindi in alcuni casi aiuta ma in altri no".

A seguito dell'intervista il Comune di Casalbordino ha dedicato un post all'intervento della propria "eccellenza" concittadina e lo ha pubblicato. È possibile dunque vederlo nella sua interezza. 

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