La tragedia del 1899, 21 marinai morti: “Vasto deve molto ai pescatori”
VASTO. È stata omaggiata stamani la stele commemorativa a ricordo del tragico evento in cui persero la vita 21 pescatori appartenenti alla marineria di Vasto e a quella di San Vito Chietino mentre erano intenti nelle loro operazioni in mare.
La targa si trova in Piazza Capitano Olivieri a Vasto Marina, scelta proprio perché quel 16 novembre del 1899 i marinai partirono da quella zona, che oggi corrisponde a via Ortona, per l'ultima battuta di pesca.
Il motivo risiede anche nell'esistenza di un pozzo da cui attingevano per procurarsi acqua potabile da portare sulle barche.
4 le barche a vela coinvolte nella tragedia e che affondarono a circa 500 metri dal litorale. Morirono ragazzi anche molto giovani, alcuni di 9 anni, altri di 14 che, insieme ai propri padri, andavano in mare per procurare cibo alle famiglie.
A dedicare un pensiero alla memoria dei pescatori il presidente dell’Anmi, Luca Di Donato, il vicesindaco Felicia Fioravante e gli studenti della Nuova Direzione Didattica, plessi Incoronata, accompagnati dai loro insegnanti. Presenti gli assessori Anna Bosco, Nicola Della Gatta e Paola Cianci, nonché le associazioni combattentistiche e d'arma.
Ecco i nomi delle 21 vittime: Marinucci Michele (32 anni), Chiarini Tommaso (30), Ritucci Angelo (25), Ritucci Michele (61), Ronzitti Cesario (14) e Valentini Domenico (21), tutti della barca “San Michele”; Marinucci Giuseppe (30), Bevilacqua Michele (37), Fornace Giuseppe (24), Molino Teodoro (18), Ritucci Liborio (34) e Torquato Nicola (14) dell’equipaggio dell’Annunziata; Veri Camillo (25), Veri Rocco (16), Andreamatteo Pierino (13) e Andreamatteo Ireneo (9), della “Filomena”; Veri Rocco (63), Veri Antonio (23) e Veri Francescosaverio (18) della “Santa Liberata”.
“Ricordiamo il dolore e la disperazione delle famiglie delle vittime - ha detto il vicesindaco - tra loro anche un bambino di nove anni. Oggi è accaduto qualcosa di speciale e importante, obiettivo primario delle istituzioni è quello di trasferire ai più giovani le conoscenze seppure drammatiche del territorio”.
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