Via Verde, rischio chioschi permanenti: “Per salvaguardare la costa manifestazione e ricorso”
VASTO. “A prescindere dal discorso ambientale e paesaggistico, poiché si tratta di un bene che appartiene a tutta la comunità abruzzese e non solo ad alcuni imprenditori, il primo danno sarà proprio per questi ultimi. Ledendo la conservazione della bellezza e dell'unicità di questo posto si avrà meno interesse a venire in vacanza in Abruzzo e sulla Costa dei Trabocchi. Chi viene oggi a visitarla non lo fa solo per la presenza di chioschi, seppur molto belli e funzionali perché danno dei servizi, ma per godere di questo patrimonio. Cementificare vuol dire rovinare quel prodotto naturale che è l’anima del turismo”.
A sottolinearlo è Alessandro Lanci, presidente dell’associazione Nuovo Senso Civico.
L’occasione è stato l’incontro dal titolo “Giù le mani dalla Via Verde” che si è svolto oggi pomeriggio nell’aula consiliare “Giuseppe Vennitti” del comune di Vasto e cui hanno preso parte i sodalizi ambientalisti del territorio, tra cui Arci, Legambiente, Masci, Wwf e Comitato Terre di Punta Aderci, insieme a Confesercenti, ad amministratori locali e a consiglieri regionali Pd e Movimento 5 Stelle. Insieme hanno ribadito la propria contrarietà al sub emendamento, firmato dai consiglieri regionali Fabrizio Montepara e Mauro Febbo e che modifica la Legge regionale sul commercio, in particolare l’articolo 54. Emendamento che è stato approvato nell'ultimo consiglio regionale, ultimo anche della legislatura, e che sin da subito ha sollevato reazioni contrarie da parte degli stakeholder, generando scontri tra maggioranza e opposizione.
E non solo. Le associazioni ambientaliste promettono di indire una manifestazione di protesta, a data da destinarsi, e di fare ricorso, probabilmente al Tar “e con il nostro sostegno”, ha sottolineato il sindaco e presidente della provincia Francesco Menna.
Il testo unico prevede, dunque, la possibilità di aprire strutture stagionali in aree che non sono edificabili o soggette a tutela al fine di assicurare i servizi anche laddove le norme ambientali sono più stringenti. Il carattere temporaneo dei chioschi, stabilito per minimizzarne l'impatto, è stato finora il limite cui dovevano attenersi questi punti ristoro. Questi ultimi, inoltre, costruiti con materiali leggeri e facilmente removibili, dovevano restare sul territorio in un periodo che oscillava dai tre ai sei mesi. Con la modifica che affianca ai giorni consentiti il termine “effettivi”, invece, vengono calcolate le aperture dichiarate. Si potranno, così, scomputare i giorni di pioggia o eventuali altre chiusure dovute a svariate motivazioni e che consentiranno di allungare il calendario della vita commerciale degli esercizi. Il rischio è quello di neutralizzare l'obbligo di smontarli. I comuni, inoltre, sono chiamati a recepire la norma e a disciplinare la Legge attraverso i regolamenti.
“Speriamo che la totalità degli imprenditori che hanno rispettato le regole e che stanno subendo una sorta di concorrenza sleale in qualche modo si facciano sentire e come portatori di interesse facciano ricorso contro queste emendamento sicuramente incostituzionale. Dubito che il governo nazionale lo impugnerà perché dell'area politica della regione che lo ha approvato. Anche le associazioni ambientaliste faranno sicuramente la loro parte se legittimate e sicuramente contribuiranno a studiare in maniera approfondita come fermarlo sul piano giuridico. Questo emendamento non porterà né benessere né sviluppo economico, soprattutto nessuna tutela per il patrimonio nella direzione dello sviluppo sostenibile”, conclude Lanci.