Esperti per contrastare l’erosione a Vignola: “Ci sono altre soluzioni oltre le barriere”
Vasto “Queste barriere stravolgono per sempre l’integrità dei posti, per di più poi risulteranno anche meno stabili”
VASTO. Idrodinamica, clima, innalzamento del livello del mare e progettistica, questi e tanti altri sono stati gli spunti e gli argomenti tecnici con un unico filo conduttore: l’erosione costiera.
Si è tenuto ieri pomeriggio presso la Sala conferenze della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Vasto il convegno “Oltre le barriere” organizzato dal Comitato “Litorale Vivo“.
Dopo il flash mob organizzato per dire no al progetto delle barriere sommerse per la difesa della costa di Vignola dall’erosione proposto dal Comune di Vasto (Leggi), torna il comitato, nato lo scorso novembre, a organizzare iniziative di sensibilizzazione alla tematica sentita nel Vastese e non solo.
Questa volta la parola è stata data ai tanti esperti tra accademici e tecnici che sono intervenuti al convegno quali: Enzo Pranzini, professore ordinario presso l'Università di Firenze, esperto in Climatologia, Geografia Fisica e Dinamica e Difesa dei Litorali, Paolo Stocchi, docente ricercatore all'Università di Urbino - Istituto per le soluzioni ai cambiamenti climatici, Giorgio Dario Pezzini, Coordinatore dell'Osservatorio nazionale sull'annegamento del Ministero della salute, Roberto Sirito, ingegnere e progettista, e Mario Trave, fotogiornalista.
Tanti discorsi ed excursus dalla durata totale di oltre 170 minuti hanno intrattenuto i presenti tra surfisti e curiosi venuti per riflettere sui possibili approcci per l’adattamento del litorale all’erosione costiera.
“Le cause dell’erosione in atto risultano prevalentemente la riduzione dell’apporto solido dei fiumi e l’innalzamento del livello del mare a oggi causa secondaria, ma che con il tempo diventerà quella prevalente”, ha voluto precisare il professore Enzo Pranzini, nonché presidente del Gruppo Nazionale per la Ricerca sull'Ambiente Costiero e Direttore della rivista Studi costieri.
(Enzo Pranzini)
“Per ovviare a questo problema - ha continuato a spiegare - ci vuole progettazione e previsione. Le scogliere difendono dalle onde, ma non dal livello del mare. Quindi bisognerebbe arrestarle o innalzarsi rispetto all’acqua”.
In particolare sul caso della costa vastese che verrà difeso da un progetto di 3,5 milioni di euro fatto di barriere soffolte e Reef Ball (Leggi) ha voluto precisare: “Il progetto legato a Vasto secondo me è sovradimensionato per il problema di cui soffre e secondo me potrebbe avere rischi per la balneazione perché l’acqua che si accumula dietro queste opere deve fuoriuscire e in condizione di mare mosso potrebbe creare correnti pericolose”.
(Paolo Stocchi)
Dopo l’intervento del ricercatore, geofisico e oceanografo Paolo Stocchi sulla relazione di lungo termine tra apporto sedimentario, idrodinamica e clima, e quello del coordinatore dell’osservatorio nazionale, Giorgio Dario Pezzini, a proposito dei rischi legati all’annegamento lungo le coste in cui si costruiscono le barriere rigide, è intervenuto l’ingegnere Roberto Sirito trattando dalle secche artificiali ai Serf Reef a protezione della costa.
“Vi è una difesa costiera di tipo rigida - ha spiegato il progettista di Ventimiglia - costituita da barriere, come quella di Vasto, o anche delle dighe. Queste presenta senz’altro un vantaggio di difesa, ma è collegata a una serie di problemi a impatto paesaggistico e naturalistico. Poi ci sono quelle difese di tipo morbida che risultano avere meno problemi dal punto di vista ambientale”.
“Tra le fonti principali dell’erosione - ha poi precisato - non mancano le opere rigide sulle spiagge come questi muri di cui la costa dell’Adriatico è disseminata e per cui dal punto di vista turistico risulta di certo meno attrattiva”.
“Dobbiamo ricordarci che una barriera frangiflutti è per sempre”, ha sottolineato il fotogiornalista abruzzese Mario Trave.
“Nella zona della Grotta del Saraceno ci sono oltre 300 metri di una costa unica che rappresentano - ha continuato - un vero e proprio patrimonio dei beni culturali. Ci sono degli interventi meno impattanti per questi luoghi per cui abbiamo chiesto un confronto con l’amministrazione, ma non siamo riusciti a ottenerlo”.
Le conclusioni sono spettate poi al presidente del Comitato “Litorale Vivo“ Antonio Mercorio: “Ciò che vogliamo comunicare è che esistono delle alternative alle barriere flagiflutto perché non avvalersene in quanto meno impattanti e più rispettose dell’ambiente. Queste barriere stravolgono per sempre l’integrità dei posti e il panorama costiero e per di più a lungo andare risulteranno anche meno stabili”.
“Vorremo che alle generazioni future queste coste - ha poi concluso - fossero lasciate così come noi oggi le stiamo vivendo e godendo”.
Qui per vedere la diretta del convegno.