“Ho sofferto la violenza psicologica, oggi la disabilità è un punto di forza”

la storia ven 07 giugno 2024
Attualità di Lea Di Scipio
2min
“Ho sofferto la violenza psicologica, oggi la disabilità è un punto di forza” ©vastoweb.com
“Ho sofferto la violenza psicologica, oggi la disabilità è un punto di forza” ©vastoweb.com

VASTO. “Non volevo farmi vedere, mi nascondevo dietro ai miei compagni di scuola. Mi faceva male essere preso in giro, ogni volta che uscivo di casa mi accadeva qualcosa e parlo soprattutto di violenza psicologica. Una signora un giorno si fermò con la sua auto, dietro c’erano la figlia e una donna più anziana. Cercava una via del mio paese, ma quando ha abbassato il finestrino mi ha visto ed è subito corsa via”.

Un racconto duro e intenso quello che Raffaele Capperi ha reso a Vasto nella doppia presentazione del suo libro “Brutto e cattivo”, prima ospite dell'Itset Palizzi e poi del polo bibliotecario Raffaele Mattioli. In occasione del secondo Caffe Letterario Emily (Leggi), Caperri ha raccontato la sua vita che sin dalla nascita cammina accanto alla sindrome di Treacher Collins, malattia rara divenuta nota dopo il romanzo e il film “Wonder”. “La mia è una storia di grande coraggio e di rinascita e intendo trasmettere agli altri quali siano i valori veri della vita. Non bisogna trattare la disabilità con negazione ma si può trasformarla in un punto di forza. Voglio trasmettere a chi si trova nella mia stessa situazione la certezza che si può uscirne migliori”, spiega lo scrittore.

Un percorso che nel tempo gli ha regalato anche dei momenti di svolta, come quando dai 19 anni d’età ha potuto finalmente cominciare a sentire i rumori che lo circondavano, i suoi stessi passi e quelli dei suoi familiari, grazie ad un apparecchio acustico. Tra i tanti di questi momenti però, probabilmente quello che più lo ha aiutato e che ha trasmesso al pubblico vastese è la grande forza interiore che è riuscito a far crescere dentro di sé per superare il dramma e renderlo costruttivo soprattutto per gli altri.

“Ho scritto libro con l’esigenza di far capire agli altri che compiere un atto di bullismo può creare danni fisici e psicologici e perciò bisogna far capire agli altri che bisogna dare peso alle parole e soprattutto a non essere indifferenti alle situazioni in cui vediamo qualcuno in difficoltà. A scuola gli studenti di Vasto mi hanno chiesto come reagissi quando soffrivo di bullismo. Io mi rifugiavo chiudendomi in camera o in bagno confondendo i pensieri nella musica. Ho nascosto tutto alla mia famiglia per non farla soffrire e non voglio che gli altri facciano il mio stesso errore. Bisogna parlare dei nostri problemi a chi ci vuole bene e soprattutto non bisogna rispondere con la violenza agli insulti che riceviamo. La vera arma che spiazza gli altri e squarcia il male è la gentilezza”, conclude Capperi.

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