Il Mattei di Vasto saluta i docenti in pensione: “Grazie per quanto avete dato”
Vasto “Essere un insegnante significa imparare, imparare sempre … significa lasciare un segno”
VASTO. È tempo di saluti all’Istituto Superiore Statale “Enrico Mattei“ di Vasto che quest’oggi ha celebrato, alla presenza del dirigente scolastico Nino Fuiano e dell’ex preside Fernando Fiore, il pensionamento dei docenti Angiolina, Teresa, Antonio e Sante con le seguenti parole:
“Il Collegio docenti di Giugno, quello che conclude l’anno scolastico e ci proietta ipso facto nell’agognato buio intellettuale, è anche quello in cui tradizionalmente salutiamo quanti di noi si preparano ad una vacanza che abbraccerà infinite stagioni e che nessun1 settembre turberà.
Il vostro impegno professionale termina, ma di certo non si esauriscono le relazioni che vanno al di là della professione. Si chiude un cerchio che sempre riporta al punto di partenza: chi completa l’ultimo giro di giostra e chi resta, più o meno saldamente in sella.
Andare in pensione per un insegnante non vuol dire semplicemente smettere di lavorare: atteso e meritato riposo … quasi una fuga da una scuola per certi versi irriconoscibile, con studenti che ci appaiono sempre più distanti, persi e dispersi in mondi paralleli e virtuali.
Ma la trama intricata e subdola dei ricordi si dipana pian piano: quel primo anno, quel primo giorno, quella prima scuola, quella prima classe. Così il nastro del tempo si distende, liscia le sue pieghe, scioglie le sue mille ingarbugliate volute, e riaffiorano immagini, più o meno nitide.
Ognuno di voi ricorderà come e quando è diventato un insegnante: per scelta, per caso, per fortuna … per disgrazia …Si presenteranno allo specchio della memoria i volti, i nomi, le storie di allievi e allieve: quelli bravi e quelli difficili, ognuno, a suo modo, ha dato un senso al vostro essere lì.
Il senso c’è sempre e sempre va ricercato, come dimostrano i tanti anni di “servizio”: una parola che definisce esattamente il “mestiere” dell’Insegnante. Essere un insegnante significa mettersi al servizio dello studente, spingerlo ogni giorno un po’ più in là, alla ricerca di se stesso e della sua strada. Essere un insegnante significa imparare, imparare sempre … significa lasciare un segno.
Condividiamo il cammino, nei giorni di sole o di tempesta, con i colleghi, che spesso diventano amici e con i quali si condivide tutto: sala docenti affollata, angoli di corridoio, caffè indegni, collegi soporiferi, consigli tumultuosi, scrutini di fuoco … successi e sconfitte, frustrazioni e gioie.
E oltre le barricate da resistenza estrema, i genitori … Con qualcuno si collabora, qualcuno si eclissa, qualcun altro ci asfissia … Meglio i colloqui pomeridiani modello Armageddon o antimeridiani modello fila dal medico: “Ha prenotato? Dove è finita la prof? Aspetto da un’ora!”… Pensateci: saranno bei ricordi, e anche un po’ di nostalgia.
“Nostalgia”: bella parola greca, con un suffissoide “doloroso”, ma il desiderio del ritorno non è una malattia. È solo la veste dei ricordi migliori, quelli a cui si vorrebbe tornare. Si presenta come un ospite inatteso, coglie di sorpresa, dando nuova luce a tanti momenti vissuti: l’abitudine di parcheggiare allo stesso posto; di staccare un fico maturo e lattiginoso nei caldi giorni d’estate. E le merende durante gli esami o quelle quattro chiacchiere nell’androne, prima della campanella …
Certo che non è stato un idillio! Piuttosto una relazione turbolenta. Qualche volta un sentiero bucolico, spesso un’avventurosa inerpicata per irti colli nebbiosi, che neanche uno sherpa. Conflitti, demotivazione e frustrazione, sfiducia per una scuola sempre più complessa, che ci vuole più tecnici tuttologi che maestri. Di cocci aguzzi di bottiglia se ne calpestano tanti …È vero, c’è anche questo.
Ed è questo che, uscendo oggi da questo edificio, vi lascerete alle spalle. Il resto, lo speriamo, resterà con voi: sguardi e sorrisi, parole e gesti, ricordi. Con la consapevolezza di rimanere sempre parte di una comunità: il Mattei.
Noi che restiamo, vi aspettiamo: un saluto, un caffè, un aneddoto, un collega da incoraggiare.
Arrivederci: il Mattei vi saluta con un cuore solo. Grazie per quanto avete dato.”